Salve,
mio figlio è un bimbo estremamente estroverso che è sempre andato volentieri sia al nido che alla materna.
E' dall'inizio dell'anno che ogni mattina e ogni sera piange disperato che non vuole andare (stanotte si è svegliato alle 4.00 dichiarando in lacrime che non voleva tornare a scuola). In prima battuta ho pensato a qualche capriccio dovuto all'inizio dell'anno scolastico, poi vista la ripetitività del fenomeno ho pensato a qualche incomprensione con le maestre o con qualche compagno ma ha sempre negato, riferisce che le maestre sono gentili e che nella classe sono tutti "amichetti".
Premetto che è legatissimo a me, quando sta male l'unico modo di farlo calmare è fungere da materasso, lui si stende sopra il mio corpo e si rilassa.
E' circa una settimana che mi riferisce di non voler andare perché non vuole fare i compiti (lui non fa i compiti, li fa il fratello più grande di 9 anni, con un po' di fatica), non vuole imparare a leggere e scrivere perché "fare le schede è noioso".
Ho parlato molto con lui cercando di fargli capire che cosa meravigliosa sia saper leggere le favole (di cui è appassionatissimo) e scrivere (il proprio nome) e saper fare i conti (in modo tale da andare da solo a comprare le figurine dal giornalaio) ma niente.
Le maestre mi dicono che è un capobanda, ben inserito, educato e molto affettuoso ed effettivamente la baby sitter (con noi da anni) mi dice che al pomeriggio è sempre allegro quando lo va a prendere. Vengo alla domanda: come posso aiutarlo? evidentemente è in una fase di passaggio che però mi lascia disorientata, non so se assecondarlo (io lavoro a tempo pieno quindi sarebbe veramente un problema) oppure se devo far finta di nulla e farlo entrare in classe senza curarmi delle sue lacrime.
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14 NOV 2012
· Questa risposta è stata utile per 8 persone
Cara Pam,
questo è evidentemente un periodo di passaggio e di crescita, ed ogni bambino in questa fase reagisce diversamente e a modo proprio.
Non mi sento di suggerirle di non mandarlo a scuola, in quanto rischierebbe di peggiorare questo comportamento nel tempo. Mi sento invece di suggerirle di trovare col bambino un compromesso, per esempio quello di andare a prenderlo un po' prima, oppure quello che sia lei ad aiutarlo "nei compiti" quando siete insieme a casa.
Non conosco suo figlio, e non conosco il suo livello di sviluppo, ma a volte tale atteggiamento è caratteristico di bambini che sono più avanti nello sviluppo e che pertanto si annoiano con i compagni della stessa età.
Chieda anche alle maestre come sta quando è in classe, come si comporta, e rifletta su possibili cambiamenti che possono essere avvenuti anche in casa o in famiglia.
Sono a disposizione per incontri telefonici e di persona.
Dott.ssa Marianna Vallone. Roma
24 OTT 2013
· Questa risposta è stata utile per 3 persone
Salve , credo che la problematica da lei descritta riguarda una situazione di conflitto che il bambino sta vivendo indirrettamente , la mia ipotesi si basa su una frase che lei scrive "lui non vuole fare i compiti cosa che non deve fare perchè i compiti li deve fare il frattellino di 9 anni, è quest'ultimo li fà mal volentieri". Non sò se tale ipotesi è esatta perchè non ci sono nella sua descrizione molte informazioni su questo dato. Ma potrebbe essere che il bambino abbia una leggera ansia per il futuro ansia alimentata dalle difficoltà del frattellino. Lei sta facendo un ottimo lavoro, l'unica cosa che sento di dirle e di continuarlo a sostenerlo nel suo cammino scolastico e di porre l'attenzione sulle capacità, sugli amichetti che ha adesso grazie alla scuola. Portare la sua attenzione sul presente e non sul futuro. Spero di esserla stata da aiuto
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Grazie per la tua valutazione!
19 NOV 2012
· Questa risposta è stata utile per 5 persone
Gent.le Sig.ra Pam,
sarebbe importante capire bene in quale fase del percorso scolastico è suo figlio, se ha 5 anni immagino frequento ancora la scuola materna o forse è al primo anno di scuola primaria. Credo sia importante tenere conto se ha cambiato scuola e ambiente o se è inserito sempre nello stesso. Da ciò che lei racconta sembrerebbe che suo figlio stia attraversando un momento evolutivo in cui dovrebbe acquisire maggiore autonomia rispetto alla figura materna, ma nello stesso tempo fatica a lasciare andare la sua parte di bambino piccolo(dorme sulla sua pancia, cosa c'è di più regressivo?). Le suggerirei di non insistere nel fargli accettare il fatto che sta diventando grande (facendogli notare cosa potrebbe fare crescendo) ma aiutarlo a riconoscere il suo desiderio di restare piccolo (poter stare con la mamma) non rinunciando però al dato di realtà: si deve andare a scuola.
spero di poterle essere d'aiuto.
cordiali saliti
L. Festini
14 NOV 2012
· Questa risposta è stata utile per 2 persone
Buongiorno gentile Signora,
forse il suo bambino è spaventato da aspettative superiori riguardo il suo inserimento alle elementari. Forse vedendo il fratello che studia e fa i compiti e riceve giudizi sul rendimento si chiede, con le sue modalità infantili, se sarà capace di "lasciare" il mondo ludico e rassicurante... Ma queste sono solo ipotesi. Può richiedere una consulenza psicologica con uno psicologo psicoterapeuta per lei e suo marito per poter comprendere come affrontare questo passaggio evolutivo di suo figlio.
Cordialmente
Dr.ssa Anna Mostacci Psicologa Psicoterapeuta
14 NOV 2012
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gentile signora, dal momento che il bambino nega di avere problemi a scuola, sarebbe il caso che lei lo portasse da uno psicologo, il quale la aiuterà a comprendere cosa sta accadendo al suo bambino!
Cordiali saluti!
13 NOV 2012
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Cara pam70,
suo figlio stà passando probabilmente un momento di "crisi" evolutiva in quanto l'inizio delle scuole elementari comportano comunque un momento di cambiamento e passaggio importante al quale non solo il bambino ma anche tutta la famiglia deve adattarsi. Mi sembra una madre attenta e desiderosa di sistemare la situazione, quindi non credo che avrà difficoltà nel farlo. Le consiglio di portare suo figlio da una/o psicologa/o per cercare di capire meglio che cosa sta succedendo e di lasciarsi coinvolgere, insieme a suo marito, nel percorso di cura.
cari saluti
Dott.ssa Valentina Barbagli
13 NOV 2012
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Buonasera cara mamma,
manifesta una tale dolcezza che non esula da accurate considerazioni del caso.
E' stata brava a rinforzare in diverso modo gli aspetti positivi deli compiti che suo figlio non vuole svolgere...
ma le consiglio una consulenza psicologica per capire quali possano essere comunque gli atteggiamenti errati che possano incrementare tale disturbo e capire meglio le variabili di mantenimento e intervenienti.
13 NOV 2012
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Salve,
da quanto mi sembra di capire suo figlio ha iniziato la prima elementare. Questo periodo di passaggio è vissuto da alcuni bambini in modo traumatico poiché passano da uno stato di semplice accudimento a una fase della vita in cui gli viene imposto di prendersi le prime responsabilità. Così dicendo non mi riferisco solo allo studio ma anche a una disciplina comportamentale e relazionale. Il fatto che pianga quando deve andare a scuola può essere dovuto a molti fattori (difficoltà nello studio come anche il non volersi separare dalla madre). Ad esempio, cambiamenti in famiglia (considerati dall'adulto anche banali) possono creare nel bambino stati di angoscia da separazione. O ancora difficoltà nello studio (che vanno dalla semplice difficoltà ai disturbi di apprendimento) possono generare uno stato di disagio nel confronto con i compagni. Purtroppo come vede i motivi possono essere i più disparati. Quello che può fare è aiutare suo figlio nel processo di separazione cercando di spiegare cosa accade e chiedendogli nel momento in cui ha la crisi di pianto quale sia la motivazione del suo sconforto. Evitare di dormire con lui (cerchi di rendere graduale il cambiamento) può aiutare nel processo di separazione. Faccia caso inoltre se questo comportamento è legato in modo specifico alla scuola o se viene messo in atto anche in altri contesti in cui si deve separare da lei. Ovviamente tutte queste parole sono suggerimenti generali. Per un intervento specifico sul suo caso, qualora lo ritenga opportuno, deve rivolgersi a uno psicologo infantile.
A presto
12 NOV 2012
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gentile Pam,
la sua preoccupazione è giustificata e le sue domande richiedono un'accurata considerazione di diversi aspetti della situazione, sia attuale che pregressa, che il suo bambino vive. Il passaggio alla scuola elementare è per un bambino un momento di grande delicatezza, che diviene significativo anche a livello di separazione dall'ambiente familiare, pur in situazioni in cui in precedenza è stato frequentato un asilo nido e una scuola materna. Dare risposte che prescindano da una conoscenza più approfondita del bimbo e degli ambienti, soprattutto relazionali, in cui è inserito, sarebbe riduttivo e poco rispettoso della delicatezza della situazione, pertanto le suggerisco di consultare un professionista con cui prendere un appuntamento vis-a-vis per discutere di quanto sta accadendo e trovare un aiuto. Se lo desidera, rimango a sua disposizione. Un cordiale saluto, dott.ssa Lucia Mantovani, Milano