Buongiorno,
sono una ragazza di 22 anni e mi sento persa e anche un po' fallita. Sono iscritta all'università e ho terminato di seguire i corsi a giugno. Vorrei laurearmi entro marzo ma ho ancora tanti esami da dare e la tesi da scrivere, quindi rischio il fuori corso e questo mi crea un'ansia incredibile. Mi sveglio la mattina e il primo pensiero è quello, vado a letto la sera pensando a quello. So di aver sbagliato in passato, avrei dovuto impegnarmi di più e macinare esami più in fretta anche perché non ho lavorato o avuto problemi di qualsiasi genere in mezzo. Semplicemente ho temporeggiato, ho perso tempo. E mi sento terribilmente in colpa anche nei confronti dei miei genitori che mi hanno pagato gli studi, non mi hanno mai fatto mancare nulla e che giustamente hanno delle aspettative. In più si affaccia una stagione piena di lauree poiché tutti gran parte di amici e conoscenti stanno per laurearsi o lo faranno a breve e so già che per quanto mi sforzi di essere felice per loro, ci soffrirò. E sarà frustrante. Sarà come andare ad un matrimonio senza compagno quando tutte le altre sono accompagnate. E con questa metafora mi collego ad un'altra questione irrisolta cioè la mancanza di una vita sociale e sentimentale appagante. Ho pochi amici a cui sono legata ma che a causa dei relativi impegni vedo poco, o almeno non quanto vorrei e passo gran parte dei miei sabati da sola. Per quanto riguarda la mia mancanza di rapporti di sentimentali, immagino sia collegata alla vita sociale. Uscendo poco ho ancora meno probabilità si conoscere qualcuno di nuovo ma se devo studiare come una matta per laurearmi non posso uscire. È come se la mia vita fosse una macchina bloccata. Cerco continuamente l'ingranaggio rotto ma non lo trovo e mi sembra che sia tutta da buttare. Vedo continuamente gente che riesce a fare tante cose: a laurearsi, a viaggiare, a vivere la vita che una persona di 22 anni dovrebbe fare e io sento il tempo scivolarmi tra le dita. Non so davvero cosa fare. Da un paio d'anni seppur molto saltuariamente ho quelli che io ho definito degli attacchi d'ansia, cioè sento il cuore che batte fortissimo e per circa 10 minuti sento come se mi mancasse il respiro.
Grazie mille per l'attenzione.
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10 SET 2016
· Questa risposta è stata utile per 4 persone
Gentile Laura,
capisco la tua tristezza e la tua delusione ma non devi farti bloccare dall'ansia e dai sensi di colpa.
Sai che in passato sei stata dispersiva ma per correggere il tiro dovresti anche sforzarti di comprenderne il motivo.
Così, io ad esempio, da giovane pur avendo interesse per quello che studiavo, mi sono laureato fuori corso con circa due anni di ritardo sia perchè ero insicuro e mi attardavo più del necessario su ogni esame e sia perchè ho avuto dei periodi di crisi in cui ero distratto da altre cose trascurando lo studio.
Ora, tornando a te, non è il caso di farne una tragedia anche perchè ognuno di noi ha i suoi tempi e il suo modo di affrontare le difficoltà.
Quindi vai avanti senza angosciarti e senza rabbia nei confronti di chi è stato meno dispersivo; la cosa importante è raggiungere l'obbiettivo anche se non è stato possibile nei tempi previsti.
Poi, siccome tutto è collegato, se riuscirai ad essere meno rigida e svalutante con te stessa, sarai anche più tranquilla e disponibile per le relazioni sociali e di sicuro le cose cambieranno.
E' consigliabile però che questo cammino tu non lo faccia da sola ma con l'aiuto e il sostegno della psicoterapia.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).
13 SET 2016
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Buongiorno Laura
robabilmente sta attraversando una fase di vita nella quale si sente spaventata dal non aver raggiunto gli obiettivi che si era prefissata. Da come riferisce aveva molte aspettative rispetto ai suoi 22 anni che se non raggiunti portano a un inevitabile senso di colpa e fallimento. Fa riferimento però, anche ad altri aspetti oltre allo studio, pertanto credo che dato il periodo di frustrazione e bilanci sia arrivato per lei il momento di agire, nulla e' perduto se si cerca di reagire. In qualche modo scrivendo a noi già lo sta facendo, ma ha delle difficoltà. Se sente di non farcela da sola non esiti a rivolgersi a uno psicoterapeuta della sua zona che potrà accompagnarla in questo percorso.
8 SET 2016
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Buongiorno gentile Laura,
in questo suo "perdere tempo" percepisco tanta solitudine, come se ci fosse in Lei una tendenza ad isolarsi per poter capacitarsi ogni volta che questa vita è la sua. Lei riesce a comunicare a persone a Lei vicine le sue paure? Le sue grandi aspettative? O le accade che di fronte alle aspettative degli altri su di Lei, si sente paralizzata? Queste domande sono uno spunto di riflessione, per uscire dalla sensazione di confusione in cui sembra gettata. Il suggerimento è di valutare seriamente un percorso psicologico in presenza. Può rivolgersi anche allo sportello d'ascolto psicologico presente nella sua facoltà.
Cordialmente
Dr.ssa Anna Mostacci Psicologa Psicoterapeuta Roma
8 SET 2016
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Cara Laura,
mi pare che stia traendo alcuni bilanci e che gli esiti non siano cosí in linea con quello che lei (e chi le sta intorno?) si era immaginata. Da qui il senso di colpa, la frustrazione... cosa fare? Mi pare abbia deciso di operare un cambiamento significativo, smettendo di temporeggiare e "mettendosi sotto"... si é chiesta peró come mai in questi anni sia stato difficile per lei stare "al passo"? Ecco, vorrei invitarla a trovare un senso, una ragione a quello che é successo evitando di ragionare unicamente per accuse e giudizi... forse, se le cose sono andate cosí é perché, per buoni motivi, non riusciva a farle andare diversamente. Trovo importante poter riflettere su questo prima ancora che stravolgersi in una corsa all'ultimo respiro... potrebbe essere altrettanto importante chiedersi cosa si aspetta dalla sua vita universitaria, sociale e affettiva, cosa si immagina si aspettino gli altri da lei e come é riuscita finora a farvi fronte e perché... poi si può pensare a costruire qualche alternativa che tenga peró conto di quello che sente e prova, di ció che teme, di ció che riesce o non riesce a fare, insomma una strada percorribile per lei, che non debba necessariamente incastrarla in una dimensione del "fare perché devo" o "fare perché penso si debba fare cosí" che puó rivelarsi ancora piú dannosa.
La inviterei a provare un percorso terapeutico in cui poter esplorare tutto questo.
Rimango a disposizione.
Cordialmente,
