Ho cambiato orientamento
Buonasera spero in una vostra risposta.
Già avevo scritto su questo sito.
Lo psicologo mi ha chiesto di riflettere dopo 2 anni di terapia se continuare il nostro percorso dopo avermi chiesto se secondo me avessi trovato miglioramenti e/ o se volessi cambiare orientamento. Non ho saputo rispondere nell' immediatezza, infatti gli ho detto: non sento di avere capacità decisionali e non mi ha risposto.
Dentro di me sentivo che oltre a discutere sulla mia famiglia disfunzionale, infanzia terrificante non si andava. Anzi si.
Mi diceva, metti in risalto la tua bellezza, esci, vai a correre.
E pensavo: se non mi dai gli strumenti come posso agire continuando invece a discutere sul male subito nell' infanzia?
Ho scelto lui non perché consigliatomi ma esclusivamente perché abita a 800m da casa mia e quindi non dover affrontare i limiti.
Non ero a conoscenza che il suo orientamento era a orientamento Psicodinamico, sicuramente non avrei accettato. Però ho continuato 2 anni e non sono pochi. Mi è piaciuto al primo incontro conoscitivo? No. Troppo serio che non vuol dire professionale.
Avrei voluto aumentare la mia autostima, superare la paura del giudizio altrui, superare le fobie invalidanti, camminare da sola per strada ecc ecc.. per poter finalmente incominciare a trovare la mia indipendenza e serenità.
Riflettendo ancora penso a quante volte gli ho portato piccoli doni e lui non mi ha mai stoppata.
Tutt' altro. Mia sorella che è venuta a mancare perché suicida e lui mi ha detto che se non ci fosse stato lui io sarei stata già in una clinica psichiatrica e mi portava i cioccolatini. E non era una battuta.
Sò molte cose di lui, della sua vita privata, dove va in vacanza, aneddoti sulla figlia, sua moglie e parenti.
Era diventato mio amico, fratello e padre. Tutte figure che sono venute meno nella mia vita.
Questo sento. Sento che è stato molto giudicante.
Portando in seduta aneddoti riguardanti i rapporti amicali per esempio, prima mi diceva: hai fatto bene ad allontanarla/o, poi mi diceva di prendere da ognuno ciò che poteva offrire. Tanti, tanti aneddoti che mi hanno destabilizzata e mandato in confusione.
Credo che si sia innescata una forma di dipendenza affettiva e azzardo anche sudditanza verso di lui, notando però che nelle ultime sedute quando lo pagavo "sentivo" che stavo buttando soldi e tempo.
Non sentivo più quella alleanza e sopratutto "parità" tra paziente e terapeuta.
Come se mi parlasse "dall' alto".
Bene. Dopo aver a lungo riflettuto gli scrivo e senza giudicarlo o attaccarlo , ho detto che ho deciso di cambiare orientamento, che desideravo proseguire con un percorso più "pratico" ed ho notato anche che gli ho scritto se comunque posso non cancellare il suo numero, così, per poter fare auguri!
Mi ha risposto: Se hai deciso così....va bene.
Un abbraccio. Null' altro.
Comprendo che per lui sia stata una sconfitta ma lo è stata anche per me, come è stato anche trafitto il mio cuore quando ha buttato l' agenda sul tavolino e mi ha detto: allora con te non ci ho capito un caxxo.
Voglio proseguire ascoltando il mio cuore.
Però mi chiedo perché condivido con voi tutto questo?
Cosa vorrei sentirmi dire?
Sono confusa seppur la decisione l' ho presa.
Mi rendo conto che il mio scritto non è lineare ma ho scritto di getto tutto ciò che mi veniva da raccontare.
Grazie Dottori.