Salve. Sono un ragazzo trentenne, bisessuale, con un passato caratterizzato da notevoli difficoltà, carenze e inutili umiliazioni. Adottato, figlio di genitori separati, poi divorziati. Oggi discretamente affermato a livello professionale, ma incredibilmente affranto a livello relazionale/affettivo.
Vi scrivo perché ciclicamente ho crisi depressive, di profondo sconforto, bassa se non annientata autostima. Il passato mi inquieta ma soprattutto mi perseguita, impedendomi addirittura di costruire un futuro diverso, avendo un atteggiamento scettico sugli approcci interpersonali (insomma vedo l’inganno dappertutto, il traditore in ogni dove).
L’obiettivo di questo messaggio è il bisogno di un’identificazione chiara, netta, dura come un fendente, a proposito dei tratti della mia personalità (che presenta in maniera indubbia marcati disturbi). Essendo fondamentalmente un giudice ipercritico con me stesso, sebbene spesso non sopporti le critiche altrui, cerco quasi un’ etichetta, fonte di identificazione.
Le tre terapeute che mi hanno seguito, la prima nel periodo adolescenziale, la seconda fino a quest’estate (con cui ammetto di aver creato un rapporto di dipendenza, nonostante fossi scettico sui progetti terapeutici, almeno per il mio caso perché io non voglio assolutamente cambiare - questa è la mia corazza che mi rende almeno più protetto - bensì solo analizzare minuziosamente i tratti della mia personalità), sono giunte a differenti diagnosi, se non addirittura opposte, la terza terapeuta (recente) confermandole entrambe, in forma di comorbilità: la prima mi identificava come borderline, per il carattere irascibile, la dipendenza affettivo/emozionale oltre alla mia terribile paura dell’abbandono/tradimento, inscenando con teatralità (minacce di suicidio o stimolando - nella mia mente - il desiderio di compiere azioni violente verso chi abbandona) un meccanismo che possa in qualche modo tenere legato il partner, mentre l’altra terapeuta mi ha definito narcisista covert, per il mio grande bisogno di stare al centro dell’attenzione, desiderando di essere l’unica fonte del piacere, della felicità dell’altro (e per questo essendo non solo geloso ma possessivo), usando strumentalmente stratagemmi come il mio passato atto a compatire, poi covert appunto per la scarsa autostima e marcata suscettibilità alle critiche.
A tal proposito, letto quanto da me condiviso, quale sarebbe la vostra diagnosi?
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12 DIC 2022
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"...perché io non voglio assolutamente cambiare... questa è la mia corazza che mi rende almeno più protetto... L’obiettivo di questo messaggio è il bisogno di un’identificazione chiara, netta, dura come un fendente, a proposito dei tratti della mia personalità (che presenta in maniera indubbia marcati disturbi). Essendo fondamentalmente un giudice ipercritico con me stesso, sebbene spesso non sopporti le critiche altrui, cerco quasi un’ etichetta, fonte di identificazione."
Dorian caro, sembra il diario criminale di un ossesso.
Recuperi il suo ritratto dalla soffitta, ci faccia pace e poi lo bruci.
12 DIC 2022
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gentile Dorian, una curiosità. Si è fermato alla diagnosi? I suoi percorsi sembrano restare sullo sfondo, sfocati e "inconcludenti" nel suo non voler "assolutamente cambiare". La terapia è cambiamento. Le auguro di trovare il/la terapeuta con il/la quale trovare un ritmo ed una sintonia in grado di darle l'armonia di cui forse ha bisogno. Un caro saluto, dr. Maria Zaupa
12 DIC 2022
· Questa risposta è stata utile per 2 persone
Caro Dorian, chiedere di effettuare una diagnosi con solo 20 righe di descrizione...ti direi di diffidare da qualunque etichetta ti possa venire affibiata in questo modo. Citi tre diagnosi differenti per ogni terapeuta che ti ha seguito come puoi immaginare che con poche informazioni ne possiamo effettuare una più corretta? Potresti chiedere una valutazione di personalità ai soli fini diagnostici. Esistono questionari psicologici creati proprio per questo e abbastanza affidabili.