Migliorare la prestazione Lavorativa? Inizia dal sentirti in grado di farcela

Prestazione lavorativa, convinzione di sentirsi in grado di svolgere un compito ed autostima concorrono a creare dinamiche correlate utili da conoscere.

17 DIC 2018 · Ultima modifica: 23 GEN 2019 · Tempo di lettura: min.
Migliorare la prestazione Lavorativa? Inizia dal sentirti in grado di farcela

Il continuo correre verso gli obiettivi, la continua rincorsa all'aggiornamento e le veloci modificazioni delle strutture organizzative aziendali, ormai se ne contano svariate all'interno dello stesso anno, determinano una forte pressione individuale sulla prestazione lavorativa, la quale, risulta sempre al centro di continui sforzi per migliorarla. Esistono differenti dinamiche e variabili direttamente collegate alla performance lavorativa individuale, legate alla persona, al contesto ed al comportamento.

Tuttavia, una dimensione molto importante, da tenere sempre in considerazione nella nostra vita lavorativa e non solamente, riguarda ciò che tecnicamente in psicologia del lavoro viene definita Autoefficacia Percepita (Bandura A.), cioè, "sentirsi capace" di svolgere un determinato compito. Da qui la relazione che intraprendiamo anche con la tipologia di compito.

Mantenere uno sguardo obiettivo sulla prestazione

La relazione fra l'autoefficacia personale e la prestazione lavorativa è dipendente dalla tipologia di compito e dal meccanismo che mettiamo in atto nel determinare le strategie per affrontarlo (Bandura, 1986, 1997b; Bandura et al, 1980; Gist, Mitchell, 1992; Legno, Bandura, 1989a). Gli studi confermano che la complessità del compito condiziona:

  • la nostra capacità di valutare la prestazione svolta, condizionando il senso di autoefficacia (portandoci quindi a sperimentare una diminuzione della autostima in seguito ad insuccesso);
  • la nostra capacità di osservare obiettivamente noi stessi, utilizzando solamente un set ristretto di valutazioni, tralasciando molti altri aspetti che andrebbero invece considerati;

Tendenzialmente, persone con livelli bassi di autoefficacia, quindi con percezione di non essere all'altezza del compito loro assegnato, sperimentano una forte attenzione verso le proprie carenze prestazionali, fornendo poco spazio alla valutazione di tutti i fattori, compresi quelli situazionali. Da qui l'influenza negativa esercitata sulla personale autostima, innescando una direzione frustrante per il benessere in grado di contribuire alla diminuzione della performance lavorativa.

Differentemente, persone con livelli più alti di autoefficacia, tendono a considerare ogni fattore intervenuto nel contesto prestazionale, mantenendo, anche davanti ad una bassa prestazione, buoni livelli di autostima (Wood, Bandura, 1989).

L'Immagine di Sé e la prestazione lavorativa

Spesso le persone investono molto nel lavoro, come tempo, speranze, studio, aspettative future, etc., e conseguentemente raggiungere un risultato lavorativo rappresenta un vero e proprio sentimento di realizzazione, come il mancato raggiungimento ne rappresenta il fallimento. È qui che entrano in gioco fattori molto importanti come i criteri di valutazione, utilizzati sulla propria prestazione, come il peso dato ai feedback ed al confronto sociale con altri individui, vedi i colleghi, fino ad arrivare al confronto che mettiamo in atto fra il "sé ideale" e "sé reale".

Ma quali errori evitare nella valutazione della nostra prestazione?Il metro di giudizio che spesso viene utilizzato per misurare la propria prestazione lavorativa, risulta influenzato dalla presenza o assenza di strumenti aziendali in grado di fornire misurazioni obiettive e comparabili sulla prestazione svolta, in quanto spesso, in assenza di essi, i singoli individui sono costretti a trarre conclusioni confrontandosi con persone e/o gruppi non propriamente paragonabili, andando incontro a valutazioni superficiali o svolgendo semplici euristiche inferenziali (Bandura, Cervone, 1983 , 1986). Il consiglio quindi è di evitare il continuo ricorso a confronti poco sostenibili e soprattutto quello di non associare un valore assoluto a ciò che si è svolto, un progetto non concluso positivamente non rappresenta l'epilogo dei futuri progetti.

Le determinanti della prestazione lavorativa

Il modello di Campbell, partendo dal presupposto che la prestazione di lavoro è un costrutto multidimensionale, definisce la presenza di alcune determinanti della prestazione lavorativa che possono essere così riassunte:

  • conoscenza fondativa o declarative knowledge: comprende le conoscenze sugli eventi, i principi, gli obiettivi e le conoscenze su di sé;
  • conoscenza procedurale o procedural knowledge: comprende l'insieme delle conoscenze apprese nella pratica e necessarie all'esecuzione del compito;
  • motivazione o motivation: rappresentato dall'attivazione del comportamento caratterizzato da una direzione, persistenza, intensità e qualità.

Autostima, saper riconoscere quando è lei ad avere bisogno

In conclusione, l'autoefficacia svolge un ruolo importante nella capacità individuale di affrontare positivamente gli obiettivi assegnati, e conoscerne le caratteristiche, rappresenta il primo passo per orientare le nostre azioni, sia relativamente a contesti lavorativi che non lavorativi, e soprattutto, quando questa (l'autoefficacia, cioè la percezione di sentirsi capaci a svolgere un compito) viene spesso messa alla prova, anche in funzione di piccoli compiti, è importante porre attenzione sulla solidità della propria autostima, componente essenziale al benessere quotidiano e fattore significativo nella prestazione lavorativa.

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Dott. Fabio Romanelli

Psicologo del Lavoro e delle Organizzazioni

Project Manager

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Riferimenti Bibliografici

Bandura, A. (1986), Social foundations of thought and action: a social cognitive theory. Englewood Cliffs, NJ, Prentice Hall.

Bandura, A. e Cervone, D. (1983), Self-evaluative and Self-efficacy mechanisms governing the motivational effects of goal systems. Journal of Personality and Social Psychology, 45, pp. 1017÷1028.

Wood, R.E., Bandura, A. (1989), Effect of perceived controllability and performance standards on Self-regulation of complex decision making. Journal of Personality and Social Psychology, 56, pp. 805÷814.

Campbell P. J. (1999) The Definition and Measurement of Performance in the New Age, in D.R. Ilgen, E.D. Pulakos (eds.)

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Scritto da

Dott. Fabio Romanelli

Si abilita alla professione di Psicologo del Lavoro specializzandosi in tematiche riguardanti l'equilibrio Vita – Lavoro, la Gestione dello Stress e del Cambiamento e la cura della propria Autostima. Si occupa inoltre di Orientamento Lavorativo e Didattico. Psicologo Giuridico, effettua perizie e valutazioni.

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Commenti 2
  • Andrea Polidoro

    Dott. Romanelli, mi riconosco appieno nelle sue parole. Mi riprometto di lavorare sulla mia autoefficacia percepita, fin dalla prossima riunione lavorativa. Speriamo che ci aiuti.

  • Petra

    Anche i capi andrebbero ridimensionati

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