LASCIARSI O RESTARE INSIEME? IL PERCORSO CON LE COPPIE

Capita sempre più spesso nella pratica clinica di trovarmi di fronte a coppie ambivalenti rispetto a restare in coppia o lasciare, quali sono le ragioni di tale ambivalenza?

16 NOV 2015 · Tempo di lettura: min.
LASCIARSI O RESTARE INSIEME? IL PERCORSO CON LE COPPIE

Mi piacerebbe condividere delle riflessioni sulla coppia, in particolare sull'ambivalenza della coppia.

Capita sempre più spesso, nella mia attività clinica, di trovarmi di fronte a coppie in cui o uno dei due o entrambi i partner sono indecisi se restare insieme o lasciarsi: questa situazione si protrae per lungo tempo senza che nessuno dei due riesca ad arrivare ad un dunque, nonostante la sofferenza ed il malessere di entrambi.

Ma perché succede questo?

Secondo la mia esperienza, le ragioni sono fondamentalmente due:

1- anche se la coppia sta male, funziona sulla base di un equilibrio (per quanto precario). E la rottura degli equilibri comporta una fase, appunto, di precarietà, fatica e messa in gioco personale che rappresenta un'incognita e che come tale spaventa, fa paura.

Se la situazione di precarietà e indecisione è paradossalmente rassicurante, è anche vero che è sempre questa condizione di instabilità che fa soffrire entrambi, generando ansia, frustrazione, impotenza, sconforto. La persona si trova come scissa, divisa in due: ecco appunto l'ambivalenza tra lasciare andare e restare.

2- si è abituati a un dato schema relazionale, sulla base dei vissuti e delle esperienze che ognuno dei due partner si porta dietro dalla propria storia personale e familiare.

Spesso però si tende a vedere solo "il pezzo" dell'altro, sconfinando così in un'escalation di reciproche accuse e rassegnandosi nella convinzione che "lui/lei non cambia mai". Ma non dimentichiamoci che gli attori di una relazione sono sempre, nel caso di una coppia, due. Se quindi è vero, per fare un esempio, che ci può essere un partner che critica e svaluta, è altresì vero che dall'altra parte ci sarà, in questo caso, un altro partner che si lascia criticare e svalutare e non riesce a cambiare lo schema relazionale, che si protrae nel tempo, si rafforza e genera sempre maggiore sofferenza.

Cosa possiamo fare allora lavorando insieme con un percorso di psicoterapia di coppia?

Per quanto riguarda il primo punto, è fondamentale lavorare sulle risorse individuali e di coppia, aiutare da un lato i due partner a capire se c'è ancora una progettualità di coppia, a riflettere sui bisogni e le aspettative della coppia e su qual è stata l'evoluzione nel tempo della storia sia di coppia che individuale e anche della propria famiglia d'origine.

Esiste ancora una coppia o la fatica sta solo nel prendere atto e nel dirsi che la relazione non esiste più? E cosa questo comporterà per il futuro, quali saranno gli scenari possibili? Come saranno coinvolti i propri figli? E le rispettive famiglie d'origine?

Parallelamente per arrivare a una decisione, è importante lavorare anche sulla propria storia personale, capire dove e quando sono stati appresi certi schemi relazionali che la persona attua anche nella relazione con il proprio compagno/a. Una volta raggiunta questa consapevolezza, sarà necessario impararne di nuovi, più efficaci e funzionali, che vadano a sostituire quelli vecchi, ormai disfunzionali e portatori di sofferenza.

Una volta fatto questo pezzo di lavoro, il cambiamento relazionale che ne conseguirà porterà spontaneamente la coppia in una direzione o nell'altra. A quel punto sarà possibile, se i due partner lo desiderano, proseguire il lavoro di psicoterapia di coppia (se la coppia ha deciso di restare insieme) per aiutarli a stare meglio, o al contrario di mediazione familiare (se la coppia ha deciso di lasciarsi), per aiutarla a raggiungere gli accordi per la separazione, nell'interesse principale dei figli, laddove presenti.

Ricordiamoci che, se cambiare l'altra persona non si può, si può tuttavia cambiare il gioco relazionale, ovvero quelle modalità in cui si sta "con l'altro".

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Scritto da

Alessia Signorelli

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