Quando nonostante tutto si rimane...

Sempre più spesso mi capita di leggere lettere, ricevere richieste, ascoltare persone che, nonostante soffrano moltissimo in una relazione scelgono comunque di restarci. Come mai?

27 OTT 2017 · Tempo di lettura: min.
Quando nonostante tutto si rimane...

In questo articolo voglio andare spostare il focus perchè penso che di letteratura scritta sul ritrovare la coppia, "ri connettersi" e superare le crisi ce ne sia abbastanza (per quanto utile). Quello che, a mio avviso un po' manca, è il parlare onestamente dell'andar via, del non voler più stare.

Di questo, secondo me, se ne è occupata più la musica della psicologia!

In questo articolo vi parlo di emozioni; quello che si perde di vista troppo spesso è, infatti, che le emozioni, essendo più antiche della ragione, hanno una forza decisamente superiore alla razionalità. E possiamo raccontarci quello che vogliamo, spiegare a noi stessi ciò che è giusto ecc...ma se l'universo emotivo non è d'accordo trova il modo di ribellarsi alle nostre impeccabili scelte reazionali...

Sono tante le storie di vita che mi stanno venendo in mente in questo momento ma la prima riflessione che mi viene da fare è che la nostalgia è veramente un'emozione complessa ed enigmatica.

Ci avete mai pensato? La nostalgia è un'amalgama di gioia e tristezza....gioia per ciò che è stato e tristezza per ciò che abbiamo perso o stiamo perdendo.

Decidere dove andare quando siamo nostalgici con la gioia che tira da una parte e la tristezza che tira da un'altra è complicato... e una parte di noi (quella che guarda al presente), ci dice: "vai", l'altra (quella che guarda al passato) ci dice "resta".

A Firenze, abbiamo una statua di Michelangelo Pistoletto a Porta Romana, che si chiama "Dietrofront". Molti fiorentini non la amano troppo perchè l'impatto può essere un po' disturbante ma, a mio avviso, rappresenta meravigliosamente la nostalgia.

C'è una donna che guarda avanti e una donna che guarda indietro.

Talvolta, alla nostalgia si associa la speranza che ciò che c'è stato e non c'è più, possa tornare a esistere. Questa è spesso un'illusione. Infatti, la coppia può superare una crisi ma non tornando ad essere ciò che era nel passato quanto riuscendo ad accettare ciò che si è nel presente; i bisogni cambiano, i desideri, le aspirazioni si modificano; non tenerne conto è un far finta di non vedere.

Se, la persona del presente con il suo modo di essere, le sue motivazioni, i suoi desideri e bisogni non si sente facilitata nella coppia a realizzarsi per quello che è adesso, difficilmente la coppia sarà funzionale. La nostalgia, per quanto possa sembrare strana e ambivalente come emozione, ha un valore adattivo perchè ci aiuta a non far perdere senso a ciò che è stato il nosro passato e per proteggerci dai ricordi dolorosi.

Il nostro cervello è predisposto per ricordare le esperienze vissute in passato come più piacevoli di quanto le avessimo valutate al momento, il fenomeno è detto ottimismo retrospettivo o ricordo roseo.

Allo stesso tempo però occorre essere onesti con se stessi e dirsi se nel presente quella relazione ci stia davvero nutrendo.

Mi è capitato spesso di sentire frasi del tipo: "la nostra relazione non mi rende felice ma spero che lui/lei torni quello/a di un tempo...". Questa frase nasconde spesso un desiderio, un'illusione che manca però di elementi preseni reali...si veda l'ottimismo retrospettivo...

...le altre forze.

La nostalgia è un'emozione importante nello spingerci a stare in una coppia dove nel presente non voremmo stare. Tuttavia, ci sono anche altre "forze" che ci spingono a stare senza andare.

Il non detto: una persona una volta mi disse: "è come se nel nostro letto ci fosse un elefante ma si fingesse di non vederlo nell'attesa che vada via". Il non detto è qualcosa che somiglia, a volte, al pensiero magico perchè spesso significa non affrontare il problema nella speranza che il tempo aggiusti le cose. Ammettere ad alta voce un problema, magari alla presenza dell'altra persona, è visto per alcuni come sancire una crisi e dover gestire conseguenze che non si sa come gestire.

La trappola è che di solito, più il problema viene taciuto, più il problema cresce e più diventa difficile da risolvere.

La paura dell'abbandono e della solitudine: frequentissima. Una paziente qualche anno fa mi ripeteva: "senza di lui che mi aiuta a tirarmi fuori dai guai, come faccio? Da sola non sono capace". Un uomo invece piangeva sommessamente pensando a quanto la sola idea di trovare la casa vuota lo mandasse "in mille pezzi". Durante i corsi di psicotraumatologia ci dicono sempre una cosa importante: gli esseri umani sono "programmati" per sopravvivere alle separazioni e alle perdite per quanto (come è normale che sia) possano essere tristi. Parlando di canzoni, Caterina Caselli cantava una grande verità quando diceva "si muore un po' per poter vivere".Inoltre, per qualcuno, vedersi senza certezze (per quanto spiacevoli possano essere alcune certezze) è terribilmente spaventoso perchè l'alternativa è l'ignoto.

La trappola che si corre quando c'è questa paura è quella del rimprovero interno a cui si cerca di sopravvivere dicendo: "ma perchè non posso semplicemente accontentarmi di quello che ho? Non è che le altre coppie siano messe meglio di noi".

Se qualcuno un giorno capiterà nel mio studio deve sapere che non colluderò mai con questo delirio ;)

Questo non vuol dire che sia semplice separarsi; si tratta di fare i conti con tante cose; per qualcuno può essere come sancire il fatto di non avere più una famiglia per come se la rappresenta; in qualche modo è una sorta di minaccia per l'identità.

La paura del giudizio: "ho il terrore della reazione dei miei genitori". La paura di essere giudicati (e quindi abbandonati) da persone significative è un altro fantasma che ci tiene in trappola. La vita è la vostra, ha un inizio e una fine e passarla ad accontentare gli altri è una scelta che dovrebbe essere ponderata bene... di solito ci vuole qualche seduta per far passare questo concetto ma quando passa...le persone spiccano il volo mentre gli altri...galleggiano tutti (gli amanti del genere hanno capito).

Il senso di colpa: uh questo secondo me è il peggiore, se non credete negli psicologi e preferite la musica rock vi sfido a trovare una canzone in cui viene esaltata la bellezza del senso di colpa tipo:"sentiti in colpa e resta con me". Questa dinamica è frequente in alcune dipendenze affettive, quelle note come "sindrome della crocerossina". Avere a che fare con un partner sofferente rende molto difficile la chiusura di una relazione. Ricordo bene una donna che da molti anni viveva infelice con un uomo poli traumatizzato nell'infanzia che riversava su di lei la rabbia per le ingiustizie subite. Ogni volta che lei osava esprimere le sue difficoltà nel trovarsi bersagliata dalla sua rabbia, che spesso si esprimeva a parole mentre altre volte in modo passivo-aggressivo, lui rispondeva urlando quanto fosse egoista a non accettarlo per come era. Alla fine, fortunatamente, si è decisa a lasciarlo ma ci è voluto un sacco di tempo...

La trappola in cui si rischia di cadere in questi casi è quella di illudersi di poter salvare il partner dal proprio dolore o, peggio, quella di credere che la vita o la felicità dell'altra persona dipenda da noi. Come mi disse il mio supervisore: "le persone normalmente non si fanno del male, quando lo fanno dipende da loro non dall'altro della coppia"

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Scritto da

Dott.ssa Luisa Fossati

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