Il disturbo da attacchi di panico e la mitologia del Dio Pan

Il disturbo da attacchi di panico è caratterizzato da uno stato di intensa paura che raggiunge il suo picco massimo in 10 minuti. Quali sono le sue origini?Quali sono i trattamenti efficaci?

5 APR 2019 · Ultima modifica: 25 MAR 2019 · Tempo di lettura: min.
Il disturbo da attacchi di panico e la mitologia del Dio Pan

Il panico, in breve, consiste in uno stato di intensa paura che raggiunge il suo picco nel giro di circa dieci minuti, caratterizzato dalla comparsa, spesso inaspettata, di almeno quattro dei seguenti sintomi (American Psychiatric Association, 2001): palpitazioni, sudorazione, tremori, dispnea, sensazione di asfissia, dolore al petto, nausea, sensazione di instabilità e sbandamento, derealizzazione (ossia, la realtà esterna appare strana ed irreale) o depersonalizzazione (ad esempio, avere la sensazione di essere staccati dal proprio corpo), sensazione di perdere il controllo, impazzire o morire, parestesie (ad esempio, avvertire formicolii), brividi o vampate di calore (American Psychiatric Association, 2001).

Il disturbo di panico, oltre che una patologia a sé stante, può costituire un sintomo che si associa a diverse patologie.

Per poter iniziare un discorso approfondito sul panico è essenziale partire dalle origini, dalle antiche civiltà che hanno portato fino alla nostra epoca questo importantissimo concetto, che all'interno della psicologia ha un ruolo fondamentale. Le origini del termine panico possono essere rintracciate nella mitologia greca.

L'aggettivo greco paùnicov deriva dal sostantivo greco Pavn: questo termine proviene dalla figura di Pan, divinità ellenica che possiede per metà le sembianze di un uomo e per l'altra metà le sembianze di una capra; viene preso come simbolo della natura e dell'universo, in quanto è anima e fermento di ogni cosa creata. Frutto dell'unione di Hermes e della ninfa Driope (ninfa della quercia), venne abbandonato da quest'ultima subito dopo la nascita, poiché il suo aspetto era talmente brutto che ne rimase terrorizzata; Hermes allora lo prese, e dopo averlo coperto con una pelle di lepre lo portò sull'Olimpo per far rallegrare gli dei, generando così l'ilarità di Dionisio, che lo ospitò nel suo regno. Pan è un dio gioviale e generoso, ma ha una terribile espressione.

È sempre pronto ad aiutare al prossimo. Non risiede sull'Olimpo, è solitario, vive soprattutto nei boschi e con la sua voce paurosa incute in chi ode un gran timore, che da Pan nasce appunto il nome di timor panico. Le leggende riferiscono che il dio Pan odiava essere infastidito durante il suo sonnellino pomeridiano e se questo avveniva emetteva urla spaventose che provocavano in chi le udiva il timor panico. Plutarco racconta che un vascello romano si trovò a passare nei paraggi di un'isola del mar Egeo e ad un certo punto i passeggeri sentirono gridare: da ogni parte dell'isola scoppiarono pianti e singhiozzi di sconosciuta provenienza. Un altro aneddoto lo ritroviamo in uno scritto di Pescatori (1895), il Dio Pan al tempo della battaglia di Maratona parlò a Filippide Ateniese e gli suggerì il modo di spaventare i Persiani; la voce di questo dio, uscita dalle sotterranee caverne del tempio di Delfo, atterrì e mise in fuga i Galli che volevano saccheggiare quel ricchissimo tempio.

Al timor panico viene quindi associata una paura improvvisa che ha cause del tutto ignote.

Grazie ai racconti che gli antichi filosofi greci ci mettono a disposizione, possiamo trovare spunto per iniziare un discorso che parte dalla misteriosa ed enigmatica figura di questo mitologico personaggio, passando per le numerose teorie moderne e contemporanei di autori importantissimi come Freud, fino alla classificazione più recente del Disturbo di Panico che ritroviamo nell'ultima edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali o DSM.

Il disturbo da attacchi di panico secondo il modello cognitivo comportamentale

Gli attacchi di panico vengono considerati dal modello cognitivo-comportamentale del panico (Clark, 1986) come il risultato di un'interpretazione erronea di sintomi fisici o mentali quali avere un attacco di cuore o diventare pazzo. Le interpretazioni erronee possono riguardare sensazioni fisiche o la percezione di cambiamenti fisiologici: producono uno stato di ansia e relativi sintomi somatici associati, i quali vengono a loro volta mal interpretati intrappolando l'individuo in un circolo vizioso che spesso culmina con l'attacco di panico (Clark, 1986).

Dopo aver sperimentato un attacco di panico possono subentrare diversi fattori che portano l'individuo verso il ripetersi dell'esperienza panica. Innanzitutto, la soglia di percezione delle sensazioni viene abbassata poiché si sviluppa un'attenzione selettiva riguardo le proprie sensazioni corporee, portando il soggetto a focalizzarsi su di esse.

Quindi, secondo il modello di Clark (1986), l'intensità soggettivamente percepita aumenta, conducendo a una maggiore predisposizione ad attivare il circolo vizioso dell'interpretazione catastrofica. I principali comportamenti protettivi nel disturbo di panico, utilizzati dai pazienti allo scopo di evitare le esperienze temute, sono respirare profondamente per calmarsi, rilassarsi per rallentare il battito cardiaco, bere da una bottiglietta d'acqua, ascoltare musica, portare un libro da leggere, utilizzare farmaci a effetto rapido (Menotti, Piccinini, 2012). Questi comportamenti però portano il soggetto a rinforzare le proprie convinzioni erronee, con una possibile intensificazione dei sintomi somatici: il paziente inizia a perpetuare condotte di evitamento delle situazioni da lui considerate pericolose, per tutelarsi dalla possibilità di poter risperimentare l'attacco di panico (2012, p. 90).

L'evitamento è un fattore di mantenimento dell'attacco di panico poiché determina un'immediata riduzione dell'ansia, quindi aumenta la probabilità che venga emesso nuovamente in futuro e nega al soggetto la possibilità di operare una personale ristrutturazione cognitiva dei pensieri catastrofici.

In questi casi diventa di primaria importanza una diagnosi precoce, che può essere effettuata rivolgendosi a uno psicologo, psicoterapeuta o psichiatra. Questi specialisti possono aiutare la persona a comprendere meglio la propria difficoltà, dare un senso a ciò che sta succedendo e accompagnarla, passo dopo passo, nel processo di guarigione.

Articolo della dott.ssa Dott.ssa Sharon Vitarisi, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Lombardia

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Scritto da

Dott.ssa Sharon Vitarisi

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