Autoerotismo infantile
Comportamento parte del naturale percorso di sviluppo del bambino, la cui conoscenza del mondo e di sé passa attraverso spontanei processi di scoperta del piacere per il proprio corpo.
Nonostante in epoca contemporanea vi sia una certa apertura in relazione alle tematiche sessuali, quando ci si riferisce alla sessualità infantile lo si fa sempre con molta attenzione e cautela. Poiché è opinione radicata che lo sviluppo della sessualità avvenga esclusivamente in adolescenza (con la pubertà), molti genitori si allarmano quando scoprono i loro figli esplorare il proprio corpo.
In realtà questi comportamenti fanno parte del naturale percorso di sviluppo del bambino, la cui conoscenza del mondo e di sé passa attraverso spontanei processi di scoperta. Tali atti non devono dunque creare timori o imbarazzo, poiché fanno parte di un processo di esplorazione del corpo che i bambini mettono in atto sin dalla tenera età. Si deve inoltre considerare che il senso del pudore si sviluppa a partire dall'età di 4/5 anni; per tali motivi i comportamenti dei bambini dovrebbero essere letti con una lente diversa rispetto a quelli adulti.
Nonostante entrare a contatto con una dimensione così privata possa mettere a disagio, è necessario che gli adulti affrontino questa tematica con la giusta delicatezza e consapevolezza. È innanzitutto indispensabile fornire un appoggio sicuro e prestare particolare attenzione ai bisogni del bambino, senza diventare eccessivamente intrusivi e colpevolizzanti.
Pertanto, sgridare il bambino potrebbe risultare in un rinforzo positivo di tali comportamenti e creare sentimenti di colpa e vergogna che lo possono portare a vivere la sessualità come qualcosa di negativo o pericoloso.
Piuttosto si dovrebbe parlare delicatamente col bambino della necessità di relegare tali comportamenti alla sfera privata. È dunque essenziale educare i genitori sotto questo punto di vista, per aiutarli a comprendere che si tratta di un disagio che è possibile superare con l'adeguata attenzione.
Un discorso a parte deve essere fatto nel momento in cui l'atto masturbatorio diventa eccessivo sia per intensità che frequenza. In questo caso ci si trova a fare i conti con un disagio che assume i connotati di un vero e proprio disturbo. Con masturbazione infantile ci si riferisce alla stimolazione ritmica della regione genitale in bambini in età prepuberale, accompagnata da palpitazione, sudorazione, arrossamento e respirazione irregolare (Leung e Robson, 1993; Mallants e Casteels, 2008). Secondo quanto riportato in letteratura (Mazidi e Riadi, 2020) gli atti masturbatori si estenderebbero infatti durante tutto l'arco della giornata e non sarebbero associati ad un momento o un contesto di specifico.
La complessità fenomenologica e la grande varietà dei comportamenti osservati non permettono di fornire una descrizione prototipica del disturbo di gratificazione (GD), né di individuare un'etichetta diagnostica che lo identifichi. Esso infatti non compare nel DSM-V (American Psychiatric Association, 2013) e rientra nell'ICD-10 nella sezione F98.8 "Altri disturbi comportamentali ed emotivi specificati con esordio di solito nell'infanzia e nell'adolescenza".
La mancanza di chiari confini descrittivi e fenomenologici ha creato diversi problemi per la corretta diagnosi di questo disturbo; il comportamento masturbatorio è stato infatti scambiato, nel corso degli anni, per epilessia, dolore addominale, e distonia parossistica o discinesia (Nechay e Ross, 2004). Nonostante questa carenza a livello classificatorio, diversi studi hanno fornito un importante contributo per la descrizione delle sue caratteristiche. I comportamenti osservati durante l'atto masturbatorio si estendono su uno spettro comportamentale particolarmente vasto; tra i più comuni si identificano la manipolazione dei genitali con la mano e lo sfregamento degli stessi contro altri oggetti. Altri comportamenti includono: lo sfregamento dei genitali sulle pareti, dormire in posizione prona (sullo stomaco), la pressione dell'acqua e la contrazione ritmica e il rilassamento dei muscoli delle cosce.
Anche i dati relativi all'incidenza epidemiologica e la distribuzione del GD sono piuttosto incerti, poiché diversi fattori (quali le credenze culturali e religiose, la consapevolezza sociale, la comprensione del sesso e della sessualità e lo stato di istruzione dei genitori) interferiscono con il modello di segnalazione di tali eventi. Gli studi presenti in letteratura riportano infatti dati contrastanti ma affermano in maniera concorde che tale disturbo riguardi maggiormente la popolazione femminile rispetto a quella maschile.
A causa della quantità limitata di casi clinici e dello stigma sociale, è particolarmente complesso stabilire con precisione quali siano ipotesi eziopatogeniche alla base del DG. Una revisione della letteratura di Mazidi e Riadi (2020) ha riportato un elenco di quelli che, negli studi precedenti, erano stati identificati come fattori predispozionali e/o associati a questo fenomeno. Escludendo i casi in cui il comportamento masturbatorio sia associato ad una condizione medica (infezione del tratto uro-genitario) è stata rilevato un importante legame tra il comportamento masturbatorio e la relazione che si instaura tra il bambino e le sue figure di riferimento.
Fondamentale sarebbe il ruolo assunto dalla madre, il cui comportamento sembrerebbe essere associato all'esacerbazione o alla remissione della sintomatologia. Se il bambino non è stimolato in modo adeguato da un punto di vista tattile, verbale o cognitivo potrebbe infatti cercare attività intrattenenti che gli permettano di spezzare la noia e la solitudine. In assenza di altri stimoli, il suo interesse può essere reindirizzato sul suo corpo. Se il bambino nota che la stimolazione sessuale porta piacere, il comportamento masturbatorio può essere mantenuto nel tempo (Leung e Robson, 1993). Al contrario, giocare con il bambino e prendersi cura dei suoi bisogni rafforza la relazione madre-figlio e aumenta le emozioni positive di entrambi. Di conseguenza, un'interazione positiva e una soddisfacente relazione madre-bambino possono prevenire il verificarsi del comportamento masturbatorio o diminuirne l'incidenza (Barber et al., 1999; Murat, Uçay e Eray, 2022).
Anche la durata dell'allattamento al seno e la presenza di problemi di sonno dei bambini (Meltzer e Mindell, 2007) sono stati indicati come fattori predisposizionali associati a questo. Il periodo di allattamento al seno sarebbe tendenzialmente più breve nei bambini che presentano il GD rispetto a quelli che non manifestano tali comportamenti. Inoltre, i problemi di sonno manifestati dai bambini potrebbero influenzare negativamente l'umore e il funzionamento della madre, aumentando la probabilità che si instauri una relazione madre-bambino disfunzionale. Di conseguenza, tali difficoltà potrebbero rivelarsi un elemento di vulnerabilità per lo sviluppo del comportamento gratificatorio. Al contrario, secondo una revisione di Tashakori et al., (2017), l'età, l'essere figlio unico o primogenito, il genere e il luogo del sonno non sarebbero fattori predisponenti o associati alla masturbazione infantile.
Nonostante vengano riportati in letteratura alcuni studi che esplorano i fattori collegati al disturbo di gratificazione, questa tematica ha ricevuto un'attenzione piuttosto ridotta. Di conseguenza, le conoscenze relative le cause e le manifestazioni di questo disturbo risultano ancora limitate (Murat, Uçar e Eray, 2022). Ricerche future dovrebbero cercare di ampliare la conoscenza di questo fenomeno, per fornire un adeguato supporto clinico per la diagnosi e il trattamento di questo disturbo.
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