Bambini: le vittime invisibili del Covid

Durante l'attuale pandemia ogni soggetto ha riorganizzato la propria vita, ma qual è stato l'impatto sui più piccoli?

5 OTT 2020 · Tempo di lettura: min.
Bambini: le vittime invisibili del Covid

Gran parte della popolazione mondiale ha dovuto cambiare le proprie abitudini a causa della diffusione del coronavirus, è stato necessario introdurre manovre per ristabilire equilibri finanziari di aziende e lavoratori, e oggi a pochi giorni dalla riapertura delle scuole ancora si discute su quali precauzioni prendere per tutelare i giovani.

Nella gran parte delle regioni le scuole riapriranno tra qualche giorno, molti nidi e scuole dell'infanzia sono invece già operativi, ma oltre alla riorganizzazione di banchi e distanze, uso delle mascherine e misurazione delle temperature, c'è un'altra preoccupazione che occorrerebbe valutare: qual è l'impatto psichico di questo ritorno alla quotidianità per i più piccoli?

Il primo compito del genitore è quello di agevolare il proprio figlio ad accettare le nuove regole, un lavoro che sicuramente è già iniziato nei mesi scorsi e che ha portato anche i bambini in età prescolare a conoscere la situazione attuale o perlomeno a farsene un'idea.

L'altro importante compito delle famiglie con bambini consiste nel capire quali siano le loro difficoltà sotto un'ottica soggettiva e quali difficoltà siano invece attribuibili a obiettivi tipici della fase di sviluppo. Già durante i primi mesi di vita, il bambino mostra le proprie competenze sociali, inizia col prediligere voce e odore della madre, a riconoscere le persone familiari, fino a mostrare interesse per i suoi pari.

Intorno ai due e i tre anni grazie all'interazione con gli altri bimbi il piccolo inizia a sviluppare le prime abilità relazionali, ne è un esempio il fatto che col passare del tempo acquisisce le regole per giocare in gruppo, come i turni e la condivisione. La funzione di rispecchiamento attuata dal genitore dà modo al bambino di comprendere i propri stati emotivi, fondamentale per arrivare a ciò è la capacità di riconoscere le emozioni dell'altro, quindi il rapporto coi pari.

Ma cosa succede quando le attività tra i pari sono limitate come è accaduto negli ultimi tempi?

L'impegno dei genitori deve raddoppiarsi! C'è chi durante il lockdown ha incentivato quelle situazioni in cui anche i più piccoli sono potuti rimanere in contatto con gli amichetti, come l'uso delle videochiamate, indispensabile anche per la fasce di età più grandi. Ma lo schermo di un cellulare non è sufficiente a ovviare allo sconvolgimento della routine!

Per gli studenti l'uso della didattica a distanza, seppur con grosse difficoltà, ha in qualche modo mantenuto un legame con la quotidianità, ma per i bambini che frequentano l'asilo non c'è stato nemmeno un surrogato di questa. Alcuni genitori sono riusciti a organizzare le giornate per i propri figli, scandite da varie attività da svolgere insieme, mentre per altri bambini il lockdown è stato un periodo di sofferenza. Soprattutto all'interno di situazioni con disabilità psichica, ma anche in piccoli psichicamente sani, i cambiamenti della routine hanno avuto effetti negativi, qualcuno ha mostrato ansia, qualcun altro ha manifestato il rifiuto ad uscire di casa, scoppi di ira, umore altalenante, è quindi ovvio che il rientro a scuola risulterebbe come l'ennesimo sconvolgimento delle nuove abitudini. Per quanto inizialmente ci sarà eccitazione nel rivedere i compagni e gli insegnanti, sarà necessario fare attenzione ai segnali di malessere emessi dal bambino, incentivando quindi il dialogo al fine di comprendere meglio i suoi stati emotivi e di sostenerlo nella gestione di questi, incoraggiando uscite extrascolastiche con gli amichetti (e con le adeguate precauzioni) in modo che torni a vivere la socialità anche in un ambiente ludico e non solo scolastico.

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Scritto da

Dott.ssa Simona Sanna

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