Inconscio: quanto influenza le nostre vite?

Inviata da Anonimo · 29 ago 2016 Autorealizzazione e orientamento personale

Salve,
io più che una risposta ad un mio problema vorrei soddisfare una mia curiosità, e credo che questo sia il luogo più adatto.
In quale misura l'inconscio influenza le nostre vite?
Possiamo noi, tramite l'inconscio, assumere determinati atteggiamenti, prendere determinate decisioni, relazionarci in un modo piuttosto che in un altro, in modo del tutto involontario?

E poi un'altra domanda, un po' più personale.
Può l'inconscio farci agire seguendo i nostri principi morali?

Grazie mille :)

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Miglior risposta 19 FEB 2024

Gentile utente,

anche se il suo quesito risale al 2016,
é piacevole provare a rispondere alla sua domanda, rivolta alla nostra psiche;
il vivo interesse e la curiosità in merito a certi temi lo trovo sempre stimolante.

Per iniziare le cito le parole di Sigmund Freud il padre della psicoanalisi che ha dunque permesso l'attenzione proprio sulle dinamiche dell'inconscio, provando a dare struttura a quel che prima era un concetto astratto e che poi è stato via via dimostrato attraverso studi empirici proprio nelle sue applicazioni cliniche.

- L'io non è padrone in casa propria -

L'io, ovvero la parte consapevole della mente, conscia, che abbraccia i nostri processi cognitivi, di ragionamento dunque, crede di poter essere in controllo di sé, di dirigere con padronanza e cognizione la propria esistenza, eppure, suo malgrado, é abitato dall'Altro direbbe Lacan, e dunque dall'inconscio.

Altra importante specifica di S.Freud fú che

- tutto il rimosso è inconscio, ma non tutto l'inconscio è rimosso -

L'inconscio dunque non è soltanto l'istanza della psiche in cui risiede il nostro vissuto rimosso e il materiale pulsionale che i filtri della mente tramite le difese (la difesa più evoluta è proprio la rimozione) cercano di tenere silente ma è anche - in atto - , si esprime nella parola, nell'equivoco, nelle nostre azioni e ci consente attraverso le nostre pulsioni di continuare a muovere la nostra esistenza.

Se non avessimo le spinte pulsionali ci limiteremmo a seguire i nostri istinti di sopravvivenza, come altri animali, invece nell'uomo non ci sono soltanto i bisogni organici e biologici ( bere, mangiare, proteggersi attacco/fuga, sopravvivere, riprodursi ecc ) ma ci sono forze interne, pulsionali, guidate appunto dall'inconscio che si animano in noi attraverso sensazioni e affetti, e spingono per il raggiungimento della meta, per giungere all'appagamento pulsionale, quel che desideriamo ( che non sempre corrisponde a quel che "vogliamo" con la razionalità ).

Questo accade perché appunto abbiamo la peculiarità rispetto ad altre specie di avere un apparato psichico, e le nostre stesse spinte pulsionali ci permettono lo sviluppo psichico, come lo stesso sviluppo del linguaggio, della parola.

La prova dell'inconscio la può trovare nei sogni, nelle associazioni libere, negli investimenti libidici (pulsioni) e affettivi, nelle dinamiche transferali e controtransferali, nei lapsus; tutti processi che può approfondire e di cui trova vasto materiale per poi poter testare su di sé la loro esistenza, anche se il modo più autentico per familiarizzare con i propri processi inconsci non sta nel "comprenderli" con lo studio, ma di poterli vivere e sperimentare da sé attraverso un'analisi personale, possibilmente da uno psicoanalista dunque, se è nel suo volere.

Un esempio concreto per rispondere alla sua domanda:

Possiamo noi, tramite l'inconscio, assumere determinati atteggiamenti, prendere determinate decisioni, relazionarci in un modo piuttosto che in un altro, in modo del tutto involontario?

Si. Ma non deve immaginare questo processo come una "possessione" ma proprio come un suo fluire interno che non può in alcun modo essere arrestato dalla ragione, in quanto lei è vivo, desidera, ha delle emozioni costanti, i suoi moti interni si muovono a prescindere dall'ascolto che gli si dedica; l'io fa da filtro e può avere la stabilità per dirigere questo flusso e questo magma interiore, inconscio, che cercherà comunque un canale espressivo, attraverso i fenomeni che le ho citato su.

Un altro esempio potrebbe essere la stessa psicosomatica, il presentare un sintomo sul corpo quando invece con la mente non si ha la "coscienza" di tale malessere.
Psiche e Soma sono costantemente interagenti e questa loro perpetua interazione è altra prova di come l'inconscio può determinarsi anche quando non ne siamo direttamente consapevoli.

Altro esempio pratico e più semplice potrebbe essere il nostro fare "resistenza" a degli eventi, per quanto con la mente razionale ci sentiamo di volerli, resta la "resistenza" inconscia in atto di fare in modo che l'evento venga allontanato.
Come il trovarsi al fine di un percorso di studi, dove mancano appena pochi step per concludere ma ci si ferma non riuscendo più ad avanzare; evidentemente per la persona avanzare rappresenta qualcosa che inconsciamente non sente di affrontare e dunque si arresta.
Altro esempio può risiedere nella scelta di partner relazionali che allontanano in verità dalla realizzazione di costruzione familiare, e consciamente ci si chiede com'è possibile che ci si accompagna sempre con partner che non permettono un tipo di espressione di sé, la risposta potrebbe essere anche in questo caso inconscia, dove un qualche spinta della persona trova appagamento proprio in certe relazioni che per quanto ritenute "sfavorevoli" evidentemente appagano un desiderio inconscio.

Arrivando all'altra domanda:
Può l'inconscio farci agire seguendo i nostri principi morali?

L'inconscio segue un principio di piacere, non un principio di realtà, ovvero non ha la morale che intendiamo noi con la parte razionale, e questo non significa che sia malevolo o benevolo, perché semplicemente non pone il giudizio o la valutazione della mente razionale.
Nel contempo però, la morale dell'uomo dove risiede? Nel suo sistema di valori. Tale sistema può anche essere costituito da parti non del tutto dirette dalle nostre scelte, in quanto trasferite e apprese da un sistema familiare, sociale, e culturale, ma considerando questi scenari si entra più su aspetti socio-cognitivi dell'individuo dati dal condizionamento e dell'interazione nel suo ambiente, dapprima familiare e poi sociale.
E tornando alla domanda, se consideriamo per "morale" l'istanza del Super-io, interagisce con la parte inconscia come avviene anche all'io, ponendo limiti, freni, direzioni, idealizzazioni, aspettative, dogmi ecc soltanto che il Super-io tende a farlo in modo molto più rigido dell'io, e generalmente rappresenta un io idealizzato e dunque quello a cui si aspira ad essere e con cui ci si confronta, ovvero la morale personale.
L'inconscio può interagire con tali principi morali?
Certo. Può anche contribuire a strutturarli e svilupparli come visto prima, ma seguendo appunto sempre una sua dinamica inconscia e dunque mirata all'appagamento e non alla ragione.

Mi auguro che per quanto a distanza di tempo dalla sua domanda, possa giungerle la mia argomentazione, alimentando ulteriormente la sua curiosità su un tema così vasto e intrigante.

Cordialmente
Dott.ssa Serena Renzo

Dott.ssa Serena Renzo Psicologo a Padova

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30 AGO 2016

Buongiorno Anonimo,
spero che comprenda che alle sue domande non può (e, forse, non potrà) mai esserci una risposta unica. Questo perché dipende molto anche dalle impostazioni teoriche e convinzioni personali che ognuno di noi segue e che sono, a volte, agli antipodi tra loro. Dunque, più che una risposta certa, si dovrà accontentare della risposta che più si avvicinerà al suo modo di intendere e gestire la sua esistenza. Il discorso è molto lungo e complesso (per questo non mi ci addentro del tutto). Questo è ciò che penso: non credo che esista l'inconscio ma una conoscenza immediata, tacita, procedurale (in parte tramandata geneticamente in parte appresa) che ha l'obiettivo di proteggerci, farci sopravvivere e tramandare i nostri geni. Su questo nucleo (cervello rettiliano) si innesta la neocorteccia che ci permette di avere una riflessione su cosa proviamo (ad es., ho paura perchè mi sento in pericolo). Ora, per rispondere alla domanda su quanto condiziona questa parte, ci sono ricerche (ad es., Libet) che hanno provato che noi attiviamo i neuroni motori già prima di essere consci di farlo (ovvero, quando decido di prendere una penna, in realtà, già mezzo sec. prima, i neuroni motori si erano attivati ed erano pronti per compiere l'azione). Insomma, la nostra coscienza è in ritardo di mezzo secondo. Quindi siamo in balia della conoscenza tacita? No, perchè siamo in grado (spesso) di monitorare e decidere se portare a compimento oppure no l'azione (e così salviamo anche il libero arbitrio). Dunque, la mia risposta finale è: il nostro sistema deve cavarsela, molto spesso, in modo immediato, senza troppi ragionamenti sopra. Per questo, la base implicita è molto importante e condiziona moltissimo (anche chi crede di essere una persona molto razionale, logica e che può controllare il proprio mondo non-conscio). Rispetto alla domanda finale, la mia risposta è no ma è vera (per me) un'altra cosa: cioè, i principi morali, per quanto appresi (ma questi solo culturalmente, in quanto, ad es., il "non uccidere", in alcune epoche non era un saldo principio morale...) e tramandati, sono solo coscienti e conseguenti ad una riflessione (culturale, appunto). Tuttavia, il nostro mondo tacito ed emotivo potrà condizionarci sul fatto di aderire o meno a questi principi: tale adesione o meno è funzionale sempre a farci percepire in un certo modo che per noi è migliore di un altro (ad es., più integrati in una Società piuttosto che esclusi).
Buona fortuna
dott. Massimo Bedetti
Psicologo/Psicoterapeuta
Costruttivista-Postrazionalista Roma

Dott. Massimo Bedetti Psicologo a Roma

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