Affetto nella Relazione Terapeutica

Inviata da Mr.Johnson · 1 apr 2020 Psicoterapia

Salve,
Da qualche anno sono in cura per disturbo bipolare e di personalità.
Sono seguito da psichiatra e psicoterapeuta.
Con quest’ultima ho un ottimo rapporto.
Le voglio bene, un sincero affetto e stima.
Questi ultimi tempi, però, mi sono distanziato da lei.
Ho preso un periodo di pausa dalle sedute perché mi sentivo confuso.
Ho notato che nella mia vita io debba pagare per ottenere un supporto, e mai con sincerità ho visto qualcuno che si sia interessato davvero a me, gratuitamente.
Ovviamente il suo è un lavoro, e come tale è giustissimo che venga retribuito.
Però a volte ho come l'impressione di non essere molto considerato da lei.
Comunque sia questo periodo c'è una domanda che mi tormenta e non ho il coraggio di chiederglielo perciò chiedo a voi ( so bene che non potete rispondere a nome suo ma mi interessano i vostri vissuti).
E’ possibile per uno psicoterapeuta sviluppare un affetto sincero per il proprio paziente?
E in caso affermativo, può comunicarglielo? Può dire al suo paziente di volergli bene?
Per voler bene intendo non solo "IL bene" del paziente ma essere legato un pò ad esso. Essere anche un pò contenti quando lo vedete.
Grazie in anticipo a tutti coloro che risponderanno, siete molto gentili.
Buona giornata

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Miglior risposta 3 APR 2020

Buongiorno Mr Johnson, partiamo dalla prima questione: i terapeuti, non arrivando da Marte, sicuramente provano dei sentimenti (di qualunque valenza) nei confronti dei pz. E questo è un ulteriore strumento da utilizzare in terapia perché, oltre al concetto importantissimo di Controtransfert (Psicoanalitico), ne esiste un altro di Ciclo Interpersonale (Cognitivo), che si focalizza proprio sul modo di stare in relazione clinica tra terapeuta e pz e sugli effetti emotivi per entrambi di questa relazione. Quindi, il terapeuta è stato formato a capire i propri stati interni e, quando sono chiari, anche ad utilizzarli come ulteriore fonte di conoscenza della persona che ha di fronte. Tuttavia, a parte alcune situazioni specifiche dove il terapeuta, strategicamente, comunica il suo stato affettivo (o cognitivo) momentaneo, il clinico non è tenuto a parlare di Sé, non per supponenza, distacco o cose simili ma perché il terapeuta è obbligato (deontologicamente, eticamente, moralmente, etc.) a perseguire sempre ciò che sia meglio per il pz., e lo svelare i propri sentimenti non è detto che persegua sempre questo obiettivo primario. Infine, ma non da ultimo, personalmente, mi chiederei come mai per lei sia così importante sapere se il suo terapeuta abbia sentimenti "positivi" verso di lei. Credo che questo sia un punto molto importante e, sicuramente, già lo state affrontando in terapia.
Buona fortuna,
dott. Massimo Bedetti
Psicologo/Psicoterapeuta
Costruttivista-Postrazionalista Roma

Dott. Massimo Bedetti Psicologo a Roma

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1 APR 2020

Caro Mr,
La terapia crea legami autentici e sinceri . I terapeuti sono anche persone , oltre che professionisti . Pertanto mi sento di dirle che sicuramente la sua terapia è un generatore di vissuti emotivi reali da entrambe le parti .
I terapeuti però , non sono sempre tenuti ad esprimere ciò che provano . Dipende dalla personalità , orientamento , fase della terapia , relazione terapeutica.
Il mio invito quindi è quello di parlarne con la sua terapeuta .
Spiegarle come si sente .
Forza!

Dott.ssa Alice Perotti Psicologo a Piacenza

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