Bioenergetica online per sportivi

Gli atleti professionisti e non possono sfruttare questi giorni di quarantena approfittando di allenare la mente a ritrovare, insieme al corpo, il contatto e l'espressione delle emozioni.

14 APR 2020 · Tempo di lettura: min.
Bioenergetica online per sportivi

Cosa significa per uno sportivo non avere la possibilità di allenarsi in maniera ottimale?

La reclusione all'interno delle mura domestiche costringe ovviamente a dover ridurre la qualità e la quantità degli esercizi e, per chi pratica uno sport di squadra, a dover rinunciare al lavoro di gruppo.

Credo che forse questa sia l'occasione per approfittare di un allenamento che spesso, troppo spesso, viene trascurato perché ritenuto meno influente rispetto a quello più squisitamente di natura "prestazionale".

Parlo del contatto mente-corpo, della lettura delle emozioni profonde che, attraverso le contratture muscolari, raccontano la rabbia non ascoltata, il dolore non accolto, la tristezza che non riesce ad essere espressa. Il corpo ci parla anche attraverso il sintomo. Ecco che allora quando nell'atleta subentra la demotivazione, la paura di non riuscire, il senso di fallimento, ecc., occorre ascoltare quello che il sintomo ha da raccontare. Purtroppo, ragionando unicamente in un'ottica di efficienza e di obiettivi da raggiungere, troppo spesso i "consiglieri dello sport" incitano l'atleta ad adottare strategie utili per eliminare il sintomo in modo da poter ritrovare subito la giusta concentrazione e tornare a produrre efficacemente.

Il fatto è che il sintomo non è mai il problema. Allontanando il sintomo si cerca di eliminare il campanello di allarme senza preoccuparsi di ciò che il corpo desidera comunicarci.

Il sintomo avverte che qualcosa non va nelle nostra condotta, nelle abitudini, che occorre prestare attenzione per capire dove agire per creare un eventuale cambiamento. Il sintomo insomma ha la funzione di innesco verso un possibile cambio di rotta, mette davanti al fatto che qualcosa non è ottimale per noi e lo fa con i suoi strumenti: con l'ansia ad esempio, con la flessione del tono dell'umore, ecc.

Cercare di eliminare il sintomo significa quindi autodistruggere la propria scialuppa di salvataggio.

Propongo allora alcune metodiche che possono aiutare a non resistere alle proprie manifestazioni sintomatiche ma a cercare di guardarle e di accoglierle, in modo da creare un qualche cambiamento in noi stessi.

Attraverso la lettura di questo articolo o utilizzando incontri online appositamente studiati, molti pazienti ma anche sportivi, possono beneficiare delle pratiche bioenergetiche integrate e delle meditazioni guidate, esercitandole insieme al conduttore e lavorando successivamente sulle emozioni emerse.

Alcuni suggerimenti

Rimanendo semplicemente in piedi con le gambe leggermente aperte e le ginocchia un poco piegate è possibile iniziare ad occhi chiusi a contattare il respiro.

È possibile sentire alcune tensioni che impediscono al respiro di fluire liberamente.

Il petto può essere contratto indicando la paura di un eventuale pericolo che avvertiamo inconsciamente e che magari attribuiamo erroneamente a qualcosa che niente ha a che vedere con la realtà del sintomo.

Il senso di tensione alla gola, invece, spesso è il sintomo di qualcosa che non riusciamo a "mandare giù", una situazione o un fatto. Oppure la difficoltà ad urlare, ovvero ad imporsi, a farsi efficacemente le proprie ragioni, a protestare per qualcosa di inaccettabile.

La tensione al cuore può indicare l'impossibilità di aprirsi, il sentire il mondo esterno come ostile per qualcosa e di conseguenza ad avvertire la necessità di chiudersi per non esporsi.

Spesso si avvertono le tensioni allo stomaco, come se ci fosse la difficoltà ad accettare un qualcosa, a "digerire" la realtà, a non voler far proprio quel "boccone" che sentiamo come fortemente estraneo a noi stessi.

Ed ancora, la fragilità alle gambe possono indicarci uno scarso senso di autonomia e la sfiducia nelle proprie capacità. Le gambe che dovrebbero sorreggerci le sentiamo adesso come deboli poco sicure.

Le tensioni alle spalle possono indicare il senso di eccessiva responsabilità verso qualcosa o qualcuno.

Infine gli occhi. La tensione che si può avvertire può indicare la tendenza ad un eccessivo controllo verso qualche situazione dalla quale non riusciamo a prendere le giuste distanze (o il non voler vedere chiaramente qualcosa che produrrebbe inevitabilmente troppo dolore).

Spesso attribuiamo a queste sensazioni cause che non rispecchiano la realtà. Ecco che allora l'insuccesso sportivo lo attribuiamo magari ad una nostra incapacità, al fatto che abbiamo sbagliato allenamento. Certo, può darsi.

Ma quando ci intestardiamo a guardare sempre in una direzione continuando a sbagliare sistematicamente, forse allora è il caso di volgere lo sguardo altrove. Forse non è incrementando l'allenamento che in questo caso può portare ad un risultato migliore. Può darsi che invece ci sia, ad esempio, un eccesso di "fare" che impedisce di ascoltare, un "troppo" che copre alcune carenze di noi stessi, aspetti importanti che abbiamo dimenticato. Ecco che allora il corpo ci rimanda la necessità di allentare questo "troppo" perché altrove c'è un troppo poco che necessita di attenzione e che ha a che fare con altri bisogni, con la relazione con il partner che magari è rimasta in sospeso, ecc.

I primi esercizi che propongo, allora, si basano sulla resa, sull'arrendersi al corpo e alle tensioni.

Dopo una prima lettura del corpo, iniziamo a piegare il busto in avanti come se cedesse all'improvviso in modo da far collassare le spalle e le braccia.

Si tratta di lavorare, stando sempre in piedi come descritto precedentemente e di "gettare" il busto e le braccia in avanti facendole oscillare. Alcuni troveranno difficoltà in quanto cercheranno di mantenere il controllo e sentiranno il corpo in tensione, come se non si permettessero di poterlo abbandonare.

Successivamente è importante provare a farlo molto lentamente ascoltando il respiro e scendere giù fino a quasi a toccarsi le punte. La testa è la prima a cedere verso il basso in fase di discesa e l'ultima a riallinearsi quando torniamo in posizione eretta.

Ogni volta che torniamo su proviamo a sentire a livello emozionale cosa arriva. A cosa attribuiamo il nostro cedere o cosa ci impedisce di farlo. Possono emergere sensazioni legate ad antichi ricordi.

E' importante accogliere tutto per lavorarci successivamente in seduta con lo psicologo.

E' possibile successivamente provare a fare un arco andando indietro con le mani all'altezza dei reni ed emettere a voce alta le vocali A, E, I, O, U (in modo alternato) in modo da sbloccare le tensioni e mettere in vibrazione le diverse parti del corpo.

Portando una gamba avanti leggermente piegata è possibile, in maniera ovviamente alternata, imitare con mani e braccia alcuni gesti intenzionali: sollevare sopra la testa (ansie, preoccupazioni, ecc. Sei tu che scegli in base a ciò che senti);spingere avanti e dietro (lavoro sui confini personali e la possibile difficoltà ad espandere i propri spazi personali); afferrare qualcosa di immaginato e portarlo a sé (difficoltà a prendere ciò che desideriamo); lasciare e allentare (difficoltà a dire addio).

Dopo ogni sessione di lavoro è importante fermarsi e respirare profondamente cercando di cogliere tutte le sensazioni e le percezioni che arrivano, facendo tesoro delle difficoltà incontrate perché possono essere importanti suggerimenti.

Per favorire infine un rilassamento profondo, è possibile lavorare con una fantasia guidata sdraiati a pancia in su e successivamente in giù sperimentando prima il senso di pesantezza e, dopo sei minuti, quello della leggerezza.

Inizialmente immaginiamo progressivamente che il corpo diventi appunto sempre più pesante, partendo dalle estremità fino ad arrivare alla testa. Il peso diviene tale che sentiamo di sprofondare sempre più nel suolo ogni volta che espiriamo.

Successivamente invertiamo il processo sperimentando la leggerezza ed immaginando un corpo che si fa via via sempre più fragile come se, ad ogni espirazione, divenisse progressivamente inconsistente.

Questo lavoro di azioni contrapposte fra pesantezza/leggerezza, tensione/distensione aiuta a sentire il corpo distinguendo in maniera più netta la differenza fra rilassamento e contrazione.

In sintesi, il lavoro sul corpo in questo periodo di restrizione è possibile ed anzi, è l'occasione per farlo in maniera diversa, andando ad agire su quelle parti di noi che possono essere colte soltanto attraverso il silenzio, lontani dal caos quotidiano e dalle vecchie abitudini.

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Scritto da

Dott. Andrea Guerrini

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