Plusdotazione (giftedness): dono o condanna?
La plusdotazione è considerata un dono, in alcune circostanze può rivelarsi una condanna. È importante riconoscere e gestire questa condizione per promuovere il potenziale senza compromettere lo sviluppo socio-emotivo.
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La plusdotazione è considerata un dono, in alcune circostanze può rivelarsi una condanna. È importante riconoscere e gestire questa condizione per promuovere il potenziale senza compromettere lo sviluppo socio-emotivo.
Cos'è la plusdotazione?
È circa un secolo che ormai si parla di plusdotazione (in inglese giftedness ovvero essere intellettualmente dotati). Anche se non indicato propriamente con questo termine, il concetto di plusdotazione è già presente in uno scritto di Lewis Terman risalente al 1926, dove l'autore riporta i suoi studi dedicati ai "soggetti con alto quoziente intellettivo". Il quoziente intellettivo (indicato con l'acronimo di QI) è un punteggio ottenibile dalla somministrazione di apposite batterie per misurare l'intelligenza (misurazione che è possibile solitamente effettuare da un Neuropsicologo). Alcune delle caratteristiche principali della persona plusdotata sono l'apprendimento accelerato, le eccezionali capacità mnesiche e di problem-solving.
Generalmente si parla di plusdotazione facendo riferimento a quelle persone che presentano un QI al di sopra del normale (superiore a 120 o 130 a seconda della teoria di riferimento). Alcuni studiosi però sostengono che non è sufficiente possedere capacità cognitive eccezionali per essere definito plusdotato, ma questa caratteristica dovrebbe essere accompagnata da altre doti come la creatività e una spiccata voglia di imparare cose nuove. È per questo motivo che ancora non esiste un'unica definizione di plusdotazione universalmente riconosciuta.
Le tre caratteristiche principali della plusdotazione: il Modello di Renzulli
Uno dei modelli più noti della plusdotazione è il modello a tre anelli di Joseph Renzulli. La teorizzazione dello psicologo americano prevede che la plusdotazione consegua all'intersezione di tre anelli: capacità cognitive superiori, creatività e impegno/motivazioni. Vediamoli nello specifico:
- Il plusdotato dovrebbe presentare capacità generali e/o specifiche superiori alla media. Si parla di capacità generali in riferimento alle abilità che permettono il calcolo del QI; le capacità specifiche permettono all'individuo di essere estremamente competente in una specifica disciplina o campo (come la danza o la musica).
- Il secondo anello è il task commitent. Con questo termine si fa riferimento a quell'insieme di caratteristiche che permettono all'individuo di perseverare nell'acquisizione di nuove conoscenze. Tale insieme non è limitato solo alla motivazione, ma coinvolge la resistenza, la fiducia in sé stessi e abilità metacognitive come la consapevolezza circa le proprie capacità.
- Infine, nella visione di Renzulli si parla di plusdotazione quando c'è creatività, che consiste nel saper applicare le proprie conoscenze e nella capacità ad elaborare soluzioni efficaci, mediante una modalità di pensiero originale e capace di andare oltre gli schemi.
L'altra faccia della medaglia: la plusdotazione come fattore di rischio
Il termine plusdotazione è la forma italianizzata della parola inglese giftedness. A sua volta, questa parola deriva da gift che significa "dono". È qui che si tocca un tasto dolente. La giftedness porta con sé caratteristiche comunemente considerate positive. Difatti, non è un disturbo da diagnosticare, bensì un insieme di doti che sono indice di genialità. Ciò nonostante, la plusdotazione resta comunque una condizione che devia dalla norma.
- Alcuni studi evidenziano come i bambini plusdotati tendano all'isolamento sociale. Una delle cause dell'isolamento è la difficoltà a trovare coetanei con cui condividere le loro passioni e per sentirsi più compresi. In altre circostanze arrivano a reprimere il loro potenziale per essere accettati dal gruppo classe o per evitare fenomeni di bullismo.
- Un altro spiacevole fenomeno è che le persone plusdotate si ritrovano a dover affrontare pressioni e aspettative troppo alte. Genitori, insegnanti e società in generale pongono aspettative elevate e si aspettano un'importante successo accademico. Paradossalmente, il rendimento scolastico può essere basso per mancanza di stimoli e programmi di studio non elaborati ad hoc che il sistema scolastico tradizionale e standardizzato non riesce a fornire.
- Un altro rischio è la possibilità che i plusdotati possano ritrovarsi a vivere un'età che non è la loro. Il bambino plusdotato, per via delle sue spiccate doti, potrebbe iniziare ad assumersi responsabilità non adatte alla sua età: un ruolo da adulto che potrebbe essergli affidato (erroneamente) dagli altri adulti o che il bambino tende ad appropriarsi. Accade spesso che il giovane plusdotato, non trovando soddisfazione nell'interazione con i pari, cerchi di instaurare un rapporto esclusivamente con gli adulti o con i compagni più grandi.
Tutti questi fenomeni rischiano di ostacolare uno sviluppo sano e normotipico, favorendo lo sviluppo di problemi socio-emotivi come ansia e depressione. Ma un dono è un dono e deve restare tale, non può essere una condanna; pertanto, è importante una precoce identificazione di questa condizione affinché sia possibile promuovere e gestire la portata di tale potenziale. È consigliabile, in caso di sospetta plusdotazione, seguire un iter valutativo per una corretta identificazione.
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