Le relazioni che costruiamo: specchio del nostro benessere psico-emotivo

L’uomo ha bisogno di vivere in relazione. La privazione di una socialità appagante rappresenta uno degli aspetti più comuni del malessere psicologico. Importante imparare a coltivare...

11 FEB 2021 · Tempo di lettura: min.
Le relazioni che costruiamo: specchio del nostro benessere psico-emotivo

Che l'uomo sia un animale sociale lo diceva già Aristotele. Ma quanto le relazioni che intessiamo siano fondamentali per il nostro benessere psicofisico a volte non lo prendiamo in considerazione.

Le relazioni. Si, perché noi siamo in relazione da subito, ancora prima della nostra nascita siamo frutto della relazione tra i nostri genitori che riporranno, poi, aspettative, speranze e progetti su di noi.

La gestazione è il mondo della condivisione: noi e la mamma, un mondo in cui ci scambiamo sangue, alimenti, rumori e umori. È da questo scambio che iniziamo a "sentire". È in questo clima di calore che veniamo al mondo. E allora è facile comprendere come il nostro rapporto con le relazioni interpersonali sia fondamentale per il nostro benessere psicofisico. Ogni incontro. Ogni contatto, ci modifica, ci cambia, ci dà vita.

Ricordiamo tutti quell'insegnante che ci ha fatto amare la materia e quello che ci ha svalutato ed umiliato davanti ai compagni. Ricordiamo tutti il primo amore, quel battito di cuore che ci faceva vibrare. Abbiamo tutti ricordo dei nostri nonni, dei loro gesti, delle coccole e delle merende "speciali". Ricordiamo tutti l'amico con cui abbiamo fatto il nostro primo viaggio "da soli", senza mamma e papà, e quello che ci ha deluso, tradendo la nostra fiducia.

Le relazioni sono come l'acqua su un terreno arido

Se noi guardiamo i sintomi dei principali disturbi psicologici, troviamo in tutti, una relazione con il sociale impoverita. Possiamo imbattertici nel ritiro, legato a delusione, stanchezza, paura, idee di non essere compresi, accettati, capiti.

Pensiamo al fenomeno degli hikikomori, in cui dei ragazzi si escludono volontariamente dalla vita sociale, chiudendosi in casa e comunicando solo attraverso un computer.

Pensiamo alla depressione, in cui si perde il piacere, anche quello di stare insieme. L'altro diventa una ennesima fatica, qualcosa da evitare, magari limitando al minimo i rapporti sociali, mettendosi a letto, chiudendo il mondo fuori di casa.

Pensiamo all'ansia, a quanto questa condizioni la vita relazionale: "dirò la cosa giusta? Sarà la persona giusta? Cosa penserà di me?". Sono solo alcuni dei dubbi che attanagliano chi ne soffre. Per non parlare di quanto emerge la fobia sociale e gli attacchi di panico che ci invitano a chiuderci in casa per evitare il malessere.

Esistono poi forme patologiche che, invece, ricercano l'altro ma in maniera eccessiva, portando a relazioni disfunzionali e dolorose.

Pensiamo alla maniacalità, in cui si agiscono relazioni estreme, alle dipendenze da sesso in cui l'altro è percepito come un oggetto che deve soddisfare un bisogno incontrollabile.

Pensiamo alle dipendenze sentimentali: all'aver talmente bisogno dell'altro da convincersi di non poter vivere senza, tanto da accettare gesti anche violenti pur di non perdere la persona a cui siamo legati. E pensiamo alle relazioni di possesso in cui si arriva a credere che l'altro sia mio, al punto da poter decidere della sua vita e della sua morte.

La storia della psicologia ha sempre posto attenzione alle dinamiche relazionali, perché nessun uomo può essere letto separato dal suo contesto di vita, scisso dalle relazioni che lo hanno visto nascere e dal quelle che sceglie crescendo (Adler, 1933).

La psicoterapia, individuale e di gruppo, fonda il suo potere terapeutico sulla costruzione di una relazione trasformativa, una relazione professionale ma di accoglienza, comprensione ed empatia, all'interno della quale poter mettere in atto un cambiamento.

Il benessere delle relazioni che viviamo è specchio del nostro benessere psico-emotivo

Ognuno dovrebbe interrogarsi allora sul proprio modo di stare in relazione, sulla propria apertura all'altro o chiusura. Su come gestisce le relazioni sentimentali, amicali e lavorative. Su come vive i conflitti e i momenti di condivisione.

Dobbiamo imparare a chiederci cosa ogni rapporto che intessiamo dica di noi.

In questo modo è possibile accrescere la nostra consapevolezza, ma anche porre riflessioni rispetto alle situazioni di malessere che spesso ci portiamo dietro. A volte è necessario abbandonare dei rapporti, a volte è essenziale costruirne di nuovi.

Sempre è fondamentale condividere la propria vita.

Dott.ssa Silvia Brocca

BIBLIOGRAFIA:

 

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Scritto da

Dott.ssa Silvia Brocca

Bibliografia

  • ADLER, A. (1927), Menschenkenntnis, tr. it. La conoscenza dell'uomo, Newton Compton, Roma 1975.
  • ADLER, A. (1933), Der sinn des Lebens, tr. it. Il senso della vita, Newton Compton, Roma 1997.
  • AMERIO, P., (1982), Teorie in psicologia sociale, Il Mulino, Bologna
  • LEWIN, K., (1951),Teoria e sperimentazione in psicologia sociale, Il Mulino, Bologna, 1982.
  • VIGNATI, R., (2016), Lo sguardo sulla persona, Psicologia delle relazioni umane, Libreria Universitaria.

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