Indizi di tossicità relazionale (II parte)

Prosegue l'analisi di fattori che si osservano come dinamiche nelle relazioni tossiche e che richiamano più o meno platealmente la definizione di violenza privata. Prenderemo in esame le limitazioni, l'isolamento sociale, il parassitismo economico.

22 GEN 2024 · Tempo di lettura: min.
Indizi di tossicità relazionale (II parte)

Prosegue, qui, l'analisi di sei fattori non banali che spesso, spessissimo, si osservano come dinamiche nelle relazioni tossiche e che richiamano più o meno platealmente la definizione di violenza privata. Si rammenta che questi temi possono essere propri a uomini e donne, come manifestarsi in coppie omosessuali.

Nel precedente articolo abbiamo analizzato il tema della manipolazione emotiva, il discontrollo degli impulsi, la reciprocità o, meglio, la non-reciprocità in coppia. In questo articolo prenderemo in esame le limitazioni, l'isolamento sociale, il parassitismo economico.

Parlando di limitazioni si avverte chiaramente il tema della violenza privata. Stiamo parlando di limitazione morale del partner, limitazione psicologica, limitazione comportamentale. La limitazione può essere: "Non uscire con quel vestito! ... Non uscire con quella gonna! … Non uscire truccata! …" Oppure, limitazione ancor più diffusa, esercitare un controllo invadente le volte che il/la partner è fuori con gli amici, per cui la persona che è a casa (e che, di base, magari, sta già manipolando emotivamente la situazione dicendosi vittimisticamente "lasciata/o a casa da sola/o"), si fa continuamente presente con continue telefonate: "Dove sei? Cosa stai facendo? Beato/a te, io mi sto annoiando! Ci sono altre donne, uomini? …" Questo comportamento, sostanzialmente, mina la libertà di chi si è ritagliato un momento per sé, la piacevolezza del suo tempo libero, il suo momento di divertimento con altre persone, perché questa presenza continua, queste telefonate continue, frammentano la libertà dell'individuo. Non solo. Questa demolizione della libertà di chi diciamo di amare, esercitata in modo così sistematico, lascia trasparire anche un atteggiamento reificante: il partner diventa oggetto, proprietà del partner, cosa che gli/le appartiene e quindi, come tale, va gestita senza chiedere troppi permessi. Un ulteriore passo in avanti (o indietro…) circa la limitazione lo si realizza quando essa si combina alla suddetta non-reciprocità, per cui un partner si arroga delle libertà, dei comportamenti, dei divertimenti che all'altro membro della coppia non vengono concessi su basi assolutamente soggettive e irragionevoli. Questa grave sperequazione è indizio molto acuto di relazione tossica che poi, come terzo vertice di un potenziale triangolo negativo, dopo non-reciprocità e limitazione, ha la minaccia, ovvero: "Tu non devi fare cose che invece io posso fare, e se trasgredisci andrai incontro a delle conseguenze sgradevoli". Ciò realizza un'inequivocabile violenza privata.

Nel caso dell'isolamento sociale, in tema relazioni tossiche, si fa riferimento al fatto che un partner disconnette l'altro partner dalla sua pregressa rete amicale, familiare, finanche lavorativa. Questo comportamento richiama i fenomeni che si osservano anche nelle sette e nei culti religiosi inclini al plagio psicologico; d'altra parte, meno testimoni esterni ci sono, più la vittima può subire, più il/la partner tossico può imperversare. Insomma, meno spettatori ci sono, meno è probabile che ci si accorga del problema. In alcuni casi, poi, l'isolamento si può anche connettere a un processo di desocializzazione, per il quale la persona isolata viene anche spinta a partecipare ad atti illegali, a delinquere. In questo modo, un "outsider" diventa progressivamente un "outcast", una persona antisociale marginalizzata ed espulsa dal sociale. Ma questo è un livello particolarmente negativo e non frequentissimo. Più frequentemente, in tema isolamento sociale, si assiste ad una dinamica di coppia nella quale uno dei due membri mostra terribili antipatie per il mondo sociale dell'altro partner: amici che non vuole frequentare, familiari che non tollera e via dicendo. Insomma, un attacco pervasivo alla rete sociale della controparte per cui si innesca un isolamento sul presupposto del ricatto emotivo. Infatti, se a un primo livello si ha una critica, al secondo viene implicitamente (e poi esplicitamente) posto un out-out, ovvero si deve scegliere a chi si vuole più bene, se alla precedente rete sociale, o al/alla partner, e conseguentemente occorre dimostrare questo bene assumendo le parti di chi ci ha convinto a disconnetterci. Da un punto di vista clinico, in questa tendenza a vedere "nemici" al di fuori della coppia, e nel pretende un arroccamento nella coppia, si intercetta una certa cifra paranoide che però, invece di mettere in allarme il/la partner debole, sembra convincerla/o che questa politica isolazionista parli, in fondo, dell'unicità e dell'importanza della coppia stessa, di come la coppia sia "una contro il mondo", di come essa viva una magia incomprensibile e immeritevole ai più.

Il parassitismo economico o, volendo, la gestione dei soldi in senso più ampio, è un tema che, parlandi di coppia, non spessissimo viene toccato in ambito psicologico, forse per il fatto che parlare di soldi è, almeno così si dice, inelegante. Tuttavia, che piaccia o meno, i soldi sono una dimensione valoriale molto importante nella nostra vita. Va da sé che il modo di gestire i soldi, che sia una forte ritenzione, cioè una tirchieria, oppure uno scialacquare, o, ancora, l'aggrapparsi ai soldi altrui, ci danno sempre degli indizi importanti sulla personalità di chi mette in pratica questi comportamenti, sia negli uomini, sia nelle donne. Il parassitismo economico è connesso a quadri di personalità complessi. Vi è un parassitismo economico chiaramente associato a soggetti platealmente antisociali che con i soldi mantengono stili di vita improntati all'illegalità, o all'abuso di droga, o al gioco d'azzardo; facilmente questi soggetti possono chiedere soldi ad altre persone, ivi compresi i partner, in modi violenti o con stile estorsivo. Tuttavia, qui, più che a situazioni estreme, si vorrebbe fare riferimento a situazione di più difficile lettura, benché ben più comuni delle precedenti. Ci si riferisce, ad esempio, a persone che si presentano senza alcun risparmio pur avendo lavorato da una vita e non riuscendo chiaramente a spiegare l'assenza di soldi; oppure, soggetti incapaci di gestire le incombenze quotidiane legate ai pagamenti, alle tasse, quindi funestati da multe, ritardi, protesti. O, ancora, soggetti che dicono di avere una visione della vita diversa dal comune, diversa da chi, ad esempio, è "schiavo dello status quo e delle banche" e perciò si descrivono come giocatori secondo le loro regole, al di fuori delle logiche dei soldi. Non si tratta di soggetti che, semplicemente, stiano vivendo o abbiano patito sfortune economiche (nessuno sta facendo una colpa dell'indigenza), tanto più che queste persone, molto velocemente e soprassedendo ad un comune senso della dignità personale, chiedono e/o accettano di farsi gestire, mantenere, del farsi pagare le cose della quotidianità, le spese, le bollette. Questo supporto economico non si realizza dopo molti anni dalla frequentazione, per cui vi è una confidenza, un legame che potrebbe giustificare la cosa, ma si manifesta abbastanza precocemente per cui si crea una specifica asimmetria, una specifica non-reciprocità, connessa esattamente ai soldi. Oltre a ciò, nell'ambito del parassitismo economico, si registrano pretese di trattamento tipiche dell'entitling narcisistico: regali che devono essere "da un certo livello in su", locali di un certo livello da frequentare, etc. L'esborso economico viene tragicamente connesso all'affetto: "Se mi vuoi davvero bene mi aspetto che tu…". Questa dinamica non va confusa con una relazione francamente prostitutiva, la quale, nella sua linearità e sintesi economica, è più rigorosa ed onesta, preannunciate e consensuale: "Se vuoi questo devi pagare questo". Il paradigma del parassitismo economico vede una persona, sovente non agiata economicamente, strutturare una relazione su un presupposto (almeno così crede) di rispetto e sentimento, tuttavia il vincolo sentimentale, dall'altro lato, è retto da una dinamica predatoria e/o parassitica che sostanzialmente mira ad ottenere uno stile di vita, agiato e/o più comodo, che non si sarebbe in grado di realizzare in autonomia.

Bibliografia

- Dreeke R. (2020). Il codice del profiler. Mondadori Libri, 2021.

- Kernberg F.O. (2016). Odio, rabbia, violenza e narcisismo. Casa Editrice Astrolabio, Roma, 2020.

- Nivoli G. et al. (2022). Le relazioni umane pericolose. Manuale di prevenzione vittimologica. Piccin Nuova Libraria, Padova.

- Oldman J.M., et al. (2017). Trattato dei disturbi di personalità. Raffaello Cortina Ed., Milano.

- Turvey B.E. (2015). Forensic Victomology. Second Ed. Academic Press. Cambridge, Massachusetts

- Volterra V. (a cura di) (2006). Psichiatria forense, criminologia ed etica psichiatrica. Seconda Ed. Ristampa. Edra, Milano, 2017.

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Scritto da

dott. Alessandro Pedrazzi

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