Alessitimia ed intelligenza emotiva

Come mi sento? So rispondere a questa domanda? Avere qualche incertezza riguardo al “Come mi sento?” è abbastanza comune. Nel caso in cui si notino forti lacune rispetto alle proprie emozioni potrebbe trattarsi di alessitimia

21 DIC 2023 · Tempo di lettura: min.
Alessitimia ed intelligenza emotiva

Vi sarà capitato di sentir parlare di intelligenza emotiva. Si può sinteticamente dire come essa consista nella capacità di accedere ed identificare i propri vissuti come quelli altrui, saper regolare le proprie emozioni e quelle altrui ed utilizzare i sentimenti come fonti di significato, di focus e guida, di creatività nonchè come propulsori. Per molte persone è però davvero difficile accedere alla sfera emozionale, trovandosi in una condizione di alessitimia.

Cos'è l'alessitimia?

Il termine "alessitimia" fa riferimento ad una serie di difficoltà con le emozioni, ovvero:

  • difficoltà ad identificare e distinguere le proprie emozioni dalle sensazioni fisiche
  • difficoltà a descrivere e verbalizzare le proprie emozioni
  • scarsità di fantasia
  • pensiero orientato all'esterno
  • difficoltà nell'empatia

L'alessitimia può poi essere distinta in primaria, secondaria ed organica. La prima assomiglia ad una sorta di predisposizione che accompagna il neurosviluppo precocemente e può durare per tutta la vita. La seconda sorge in seguito ad esperienze traumatiche ed è maggiormente suscettibile di modificazioni. Infine l'alessitimia organica risulta come prodotto di traumi al sistema nervoso centrale.

Un po'di statistiche. Nella popolazione generale, 1 persona su 10 si trova in una condizione di alessitimia. Per quanto riguarda classici disturbi psicologici, sono state trovate percentuali di alessitimia del 21,5% per i disturbi d'ansia, del 26,9% per i disturbi depressivi, del 29,5% per il Disturbo Ossessivo Compulsivo, del 17% per i disturbi somatoformi, dell'11,1% per i disturbi alimentari, del 19% per i disturbi post traumatici ed attorno al 50% per le dipendenze da sostanze. In condizioni invece di neurodivergenza abbiamo percentuali attorno al 30% per l'ADHD ed al 50% per i disturbi dello spettro autistico.

Come affrontare l'alessitimia?

È possibile aumentare l'intelligenza emotiva ed uscire così dall'alessitimia secondaria e ridurre l'impatto dell'alessitimia primaria ed organica con ricadute positive sulla salute mentale. È stato visto infatti che la capacità di nominare accuratamente i propri stati emotivi produca un effetto calmante. Naturalmente, in un primo momento la presa di contatto con vissuti poco chiari o disregolati potrebbe portare all'effetto inverso, quindi può essere saggio procedere per gradi, favorendo cioè la regolazione emotiva. In questo senso potrebbe essere necessario l'aiuto di uno psicologo che accompagni e faciliti l'esplorazione ed espressione del vissuto. Inoltre affinare la comprensione delle proprie emozioni fornisce una base fondamentale per l'empatia, migliorando il rapporto con gli altri.

Poter guardare con curiosità e sincerità all'esperienza interna può, soprattutto, dare chiarezza rispetto ai nostri desideri. Ogni emozione racchiude un bisogno. Se comprendiamo come ci sentiamo possiamo anche scoprire di cosa sentiamo effettivamente il bisogno ed utilizzare l'emozione stessa come un motore.

Come affrontare l'alessitimia?

Come procedere? Si potrebbe dire che sono infiniti i modi per esplorare la propria interiorità. La psicoterapia può essere un terreno in cui abbinare l'esplorazione emotiva con l'interazione presente in una relazione di aiuto. Se fosse soprattutto la disregolazione emotiva a preoccupare potrebbero essere dei training di strategie di gestione emozionale, nella forma di gruppi o sessioni individuali come ad esempio la Dialectical Behavior Therapy (DBT) e terapie di stampo cognitivo-comportamentale. Se si preferissero approcci meno direttivi che permettano maggiormente l'ascolto non giudicante dei propri vissuti ci si potrebbe orientare verso terapie centrate sul cliente, terapie dinamiche e terapie costruttiviste. Se si volesse unire a questo l'elaborazione emotiva si potrebbe andare verso la Terapia Focalizzata sulle Emozioni (EFT), la Psicoterapia Dinamica Esperienziale Accelerata (AEDP) o una terapia di Eye Movement Desensitisation and Reprocessing (EMDR). Se si volesse un'elaborazione creativa della propria esperienza ed un lavoro di espressione fatto di movimento e componenti artistiche potrebbero essere utili la Terapia della Gestalt oppure forme di arteterapia, musicoterapia, teatro espressivo.

Non è da escludere l'aiuto di farmaci, da vedersi non tanto come un'anestesia totale, quindi qualcosa che abbatte l'intelligenza emotiva ("Diventerò uno zombie!"), bensì come un supporto PER avere accesso all'esplorazione dei propri vissuti, in situazioni in cui una barriera di panico, confusione mentale e disregolazione emotiva non dia modo di ascoltarsi. In Italia lo psicologo non sommistra farmaci. Nel caso dunque si prendessero in considerazione gli psicofarmaci è necessario un lavoro congiunto con uno psichiatra. Riconnettere corpo e mente espande la nostra coscienza. Seduta in mezzo tra ragionamento e passione c'è la saggezza.

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Scritto da

Dott. David Maddalon

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