Quadro psicologico altamente complesso ed esasperato

Inviata da Marco00 · 24 gen 2024 Autorealizzazione e orientamento personale

Salve, mi chiamo Marco e ho 24 anni da poco compiuti. Non so se ritenermi un hikikomori, non so se sono fortemente depresso, non so se sono costruzioni mentali di questo ultimo periodo, ma sta di fatto che sto attraversando uno dei peggiori, anzi sicuramente il peggiore periodo della mia vita, ogni giorno che passa sento di toccare il fondo, la situazione è a dir poco esasperata. E' oramai da settimane che non trovo più la forza di alzarmi dal letto, io che sono sempre stato una persona che sin dall'infanzia era il primo ad alzarsi in famiglia. Sono al secondo anno fuoricorso di un corso di laurea triennale al quale non so nemmeno io perché mi ci sono iscritto né so a cosa realmente possa servirmi e non a caso l'ho vissuto, nel complesso, molto male così come ho vissuto altrettanto male gli anni delle scuole, particolarmente del liceo, un vero e proprio inferno. Per quanto riguarda l'università, mi manca un ultimo esame e la tesi, tesi sulla quale mi sono incagliato da qualche mese e che mi ha causato questa, ennesima, caduta nel baratro, la peggiore di tutte. Sono sempre stato, sin dall'infanzia, un bambino molto timido, nostalgico, chiuso, insicuro, che facilmente arrossiva e che tendeva ad evitare e rifiutare situazioni sociali di qualunque tipo, particolarmente con i miei coetanei. Già dall'adolescenza, durante le medie soprattutto, nei pomeriggi restavo chiuso in camera a pormi domande esistenziali, ascoltare musica, navigare su internet per ore e quindi a precludermi tutte le opportunità sociali, anche in estate (che comunque non avevo perché, come detto, l'unico ambiente sociale che frequentavo era la scuola e lì quasi nessuno mi considerava, ma perché io mi isolavo o comunque non avevo la voglia o gli strumenti sociali per mettermi in gioco e rendermi interessante agli occhi altrui). Durante alcune estati, attorno agli 11-12 anni, preferivo andarmene a casa dei miei nonni e spesso ci rimanevo lì per settimane, mi piaceva al punto che piangevo quando arrivava il momento di tornarmene a casa mia, sentivo già la nostalgia di quei giorni trascorsi. Inoltre, ricordo distintamente che in un'estate, avevo credo dodici anni, ho sofferto di manie per cui dovevo toccare oggetti e suppellettili sparse per la casa in una determinata sequenza : è andato avanti per alcuni mesi (probabile DOC ipotizzo). Tutto questo, mentre, immagino i miei coetanei iniziavano a costruirsi la propria vita sociale. Gli anni del liceo sono stati un incubo sotto vari punti di vista : il solo fatto di prendere il pullman all'andata e ritorno (ero pendolare poiché la mia scuola distava circa 20 km da casa) generava in me livelli di ansia paurosa : spesso rimanevo in piedi perché i mezzi erano sempre molto affollati. Lì diventavo paonazzo senza motivo, respiravo affannosamente, questo nonostante appunto nessuno o quasi mi conoscesse sul piano personale. Il perché? Boh, un estrema fobia del giudizio altrui, un continuo sentire lo sguardo giudicante altrui sul mio corpo, benché, ribadisco, non parlassi con nessuno. Arrivavo, quindi, a scuola che ero già fortemente affaticato come potrai ben capire. In classe stessa storia, incapacità/disinteresse ad integrarmi che mascheravo con un atteggiamento di presunta superiorità rispetto ai miei compagni, i quali ovviamente non mi rivolgevano o quasi parola ed io facevo altrettanto con loro. I risultati erano scarsi (sono stato rimandato diverse volte e al terzo anno ho rischiato la bocciatura) ma alla fine, stringendo i denti, mi sono diplomato. Vogliamo parlare di cotte? Parliamone. Ne ho avute di diverse sia al liceo che all'università ma non si sono mai concretizzate perché, semplicemente, il sottoscritto non ci ha mai provato a causa della mancanza di coraggio. Ciò mi ha portato, negli anni, a stringere poche, pochissime amicizie significative (3-4) e a non avere le famose 'esperienze' adolescenziali : inutile dire che non ho mai avuto né baciato una ragazza, mai avuto una comitiva di amici , tranne che per un breve periodo, ma solo i soliti pochissimi fidati, anche loro tendenzialmente molto tranquilli come me. Potrete immaginare che non ho mai fatto cose 'trasgressive', sono sempre stato nella mia zona di comfort : i miei compagni di classe una volta quasi mi forzarono a fumare con loro ma io strenuamente mi opposi, ciò specificando che non mi è mai interessato fumare né bere (lo faccio sporadicamente) né fare uso di sostanze. A ciò va aggiunto il fatto che, in passato, ho esperito numerosi attacchi di panico scaturiti alla base da pensieri legati alla morte. Uno di questi mi ha particolarmente segnato ; era estate e avevo sedici anni quando, dal nulla, un bel giorno un pensiero intrusivo prese possesso di me. Quest'ultimo voleva che io mi buttassi di sotto (abito al secondo piano) e, sul momento, esso scatenò in me profondo turbamento e sudori freddi. Per me quell'episodio rappresenta una sorta di spartiacque tra la persona che ero prima di esso e quella post-attacco ; infatti il problema è che tale assurdo pensiero si è insidiato dentro di me da allora e, costantemente, torna a farmi compagnia facendomi percepire in difetto rispetto al fatto di non averlo ascoltato e quindi di non aver compiuto quel gesto, ciononostante in questi anni abbia cercato di soffocarlo in ogni modo. Risultato : esco poco di casa e quando lo faccio ciò mi genera forte ansia. Tuttavia, faccio largo uso di pornografia da svariati anni sebbene sia a periodi, quando sto meglio tendo quasi a farne a meno, in questa fase è praticamente pane quotidiano. So che un suo uso sistematico non faccia bene ma è più forte di me. Ma la droga che mi sta distruggendo negli ultimi mesi, ovvero da quando mi sono bloccato con l'uni è internet, lo smartphone in primis : trascorro intere giornate su di esso, non mi ci riesco oramai a staccare, gioco, uso molto i social ma posto molto raramente. Guardo le vite degli altri scorrere, ne divento invidioso e poi guardo alla mia e mi deprimo. Sento che tutti hanno qualcosa più di me e che io non valga nulla anche se so che non è esattamente così. I miei sanno di questa situazione perché vedono la mia condizione ed esprimo loro quotidianamente i miei pensieri e questi stati d'animo e mi cercano di rassicurare sul fatto che le cose miglioreranno e che non è tutto così negativo. Ma per far sì ci vuole che io reagisca, ma io proprio non ci sto riuscendo, le loro parole mi scivolano di dosso. Li ho gettati in uno stato di esasperazione in quanto non sanno più che altro dirmi per smuovermi. Sono fortemente apatico (penso dall'infanzia) in quanto non ho mai avuto particolari interessi nel tempo libero e non ho, tuttora, aspirazioni e/o progetti per il mio futuro e per ciò che ne sarà di me una volta concluso il percorso universitario. Ciò penso sia dovuto ad una cronica assenza di programmazione nonché al mio carattere. So per certo che la mia condizione peggiora giorno dopo giorno, non ho più voglia di uscire di casa e il solo pensiero di doverlo fare crea in me ansia. Sto inoltre tagliando le interazioni con i contatti a me più vicini (amici stretti, conoscenti) : il solo ricevere notifiche e messaggi da parte loro mi causa fastidio e ansia. Sento di vivere in uno stato di profonda crisi identitaria, di perdita di certezze faticosamente costruite, di continui dubbi riguardo la mia persona ma, soprattutto, ho il rimpianto di non aver vissuto tutti gli scorsi anni con serenità e spensieratezza come si dovrebbe fare e quindi, in ultima analisi, di non aver costruito nulla di utile a me stesso né di avere gli strumenti necessari ad affrontare la realtà quotidiana. Se qualcuno di voi avrà la pazienza e la voglia di leggere fino in fondo, nonché, di provare a fornirmi qualche risposta o spiegazione, ne sarei profondamente grato.

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