Come si evolve un doc?

Inviata da beatriceces · 5 set 2022 Disturbo ossessivo compulsivo

Avevo già postato un consulto simile ma scrivo per avere informazioni sugli aggiornamenti.
Doc da relazione e daparox.
Iniziato il daparox circa il 20 agosto, dopo una settimana (27 agosto) in preda all’ansia perché già stavo molto meglio e avevo paura fosse solo merito del farmaco, l’ho scalato da sola e velocemente (da 7 gocce sono passata a 2) e dopo 4 giorni crollo. Non come i primi tempi, ma umore abbattuto e di conseguenza, impossibilità di razionalizzare.
Mi sono resa conto che il mio stare bene durante quella settimana non poteva essere merito del farmaco in quando già dal giorno dopo stavo bene quasi completamente ed era impossibile.
Non voglio assolutamente continuare a prenderlo, dato che non voglio riuscire a stare bene solamente con il farmaco. Non riesco neanche a capire se ci sono miglioramenti. Da qui la domanda: non sono riuscita a trovare alcuna risposta online, quindi chiedo a voi: come si evolve un doc da relazione? O qualsiasi doc?
All’inizio del doc, avevo pensieri orrendi e costanti ogni secondo, e non riuscivo a fare nulla, avevo compulsioni in ogni aspetto, anche per esempio nel come accendere la luce. Con la terapia sto cercando di disinnescare molte delle compulsioni e di vivere come se non avessi nulla, non evitando niente e cercando di far scorrere il pensiero (se vieni bene se non vieni meglio, non significhi nulla e mi dimostri proprio il contrario cioè che ci tengo). All’inizio avevo domande fisse in testa “mi piace davvero? Non sento più questa cosa quindi forse no?!”. Forse questo deriva dal fatto che ho avuto SOLO storie brevi e tossiche, in cui i primi tempi ero ovviamente innamorata e felice, poi venivo lasciata. Non ho mai sperimentato la fase n2, cioè l’amore vero. Ho ipotizzato fosse anche questo, è la mia prima storia seria e SANA, e nel momento in cui un giorno ero calma con lui e non euforica sono andata in cortocircuito (non ho sentito le farfalle, quindi non mi piace più), quando invece è solo una evoluzione.
Ora come ora è un momento down, dovuto al farmaco: posso dire che ho comunque pensieri, non invalidanti, ma li ho, riesco a fare le cose… non temo il pensiero, non gli credo. Mi da fastidio che sia lì e non riesce ad andare via. Posso fare ogni cosa, non evito niente, ma ho una sensazione di malessere e ho sostituito la domanda”mi piace o no” con la frase “so che mi piace e non ho dubbi. Perché non provo le stesse sensazioni di prima?”.
In ogni caso sicuramente meglio di prima, ma sono stanca ed è pesante.
Vorrei solo capire come si evolve un doc, non ne so niente… So di stare meglio, i pensieri non mi spaventano, mi fanno star male ma non mi fanno paura, ma sono stanca di averli…e non capisco neanche come sia possibile che un giorno stai benissimo e non hai nulla ed il giorno dopo crollo senza motivo
(Tengo una tabella sull’umore giornalieri, le prime settimane ero un 4/5, ora i miei momenti down sono un 6/6.5/7)

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Miglior risposta 9 SET 2022

Buongiorno Beatrice,
per rispondere in modo diretto alla sua domanda principale il DOC in generale muove da presupposti inizialmente logici che poi, con la loro reiterazione, diventano patologici. Per intendeci: lavarsi le mani quando si torna a casa, controllare di aver chiuso la porta quando si esce, una preghiera serale per una persona credente e comportamenti simili sono del tutto adattivi e normali, diventano disfunzionali quando vengono ripetuti fino a diventare invalidanti, cioè che intaccano la qualità di vita e sussistono in situazioni in cui non sono effetivamente necessari. Di solito chi mette in atto questi comportamenti o pensieri ha una sensazione di irrinunciabilità, anche se quesnti non hanno più l'effetto che avevano all'inizio di placare l'ansia (di solito). Per questo si innesca un circolo vizioso per cui si aumenta di intensità e frequenza per avevre lo stesso effetto avuto le prime volte. Questa è la base dell'evoluzione del DOC: parte da presupposti logici per raggiungere uno scopo, che di solito è il placare una paura (per qualcosa che potrebbe succedere o che è già avvenuto e si vuole allontanare).

E' un disturbo molto pervasivo in cui ci si sente ostaggi di se stessi, per questo un aiuto da parte di un professionista è fondamentale per riappropriarsi della propria quotidianità.
Detto ciò, lei descrive brevemente delle domande e dei dubbi che si pone, se queste si trasformano in un dialogo interno senza fine (anche perchè non sono domande a cui si può dare una risposta certa al 100%) allora le consiglio di indagare anche questo aspetto, in quanto potrebbe rientrare anche in una circolarità di dubbio ossessivo.

Spero di aver risposto alla sua domanda, e rimango a disposizione.
Dott.ssa Arianna Fatichenti

Arianna Fatichenti Psicologo a Trento

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6 SET 2022

Salve Beatrice, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Tenga conto che la letteratura scientifica è concorde nel sostenere che la terapia migliore sia quella combinata ossia costituita da farmaco più psicoterapia dunque la invito a richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Alla base del DOC sussiste il senso di colpa deontologico, aspetto assolutamente da approfondire.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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