Bullismo: prevenire è meglio

L'importanza del conoscere il fenomeno del bullismo per contrastarlo ed evitare i dannosi luoghi comuni.

22 LUG 2016 · Tempo di lettura: min.
Bullismo: prevenire è meglio

La tematica del bullismo coinvolge in qualche modo tutti noi, sia come educatori che come cittadini, anche perché la cronaca ci ha costretto a fare i conti e a confrontarci con le conseguenze possibili di questo fenomeno.

Facendo un breve excursus teorico possiamo dire che il bullismo ha iniziato ad essere studiato tra gli anni '60 e '70, quando i ricercatori rilevarono una elevata presenza di prepotenze tra i pari in numerose scuole del nord Europa. Il dato sollevato da queste ricerche e i successivi episodi di cronaca sensibilizzarono l'opinione pubblica rispetto a tale fenomeno, che iniziò ad essere letto come pericoloso sia per le vittime, sia per chi metteva in atto le prepotenze sia per la comunità in generale. Da allora le ricerche ci dicono che il bullismo è un fenomeno trasversale, poiché presente in diverse nazioni e che presenta le medesime caratteristiche costitutive e gli stessi esiti disadattivi. Per questo motivo può essere considerato un problema di salute internazionale.

Non è semplice dare una definizione vera e propria, poiché il bullismo è un problema complesso che richiede di essere affrontato da un modello multicausale.

Come definire il bullismo?

Definiamo bullismo quell'insieme di azioni che mirano deliberatamente a fare del male o a danneggiare. In altre parole, si ha bullismo quando

"quando uno studente è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni".

È interessante notare, linguisticamente parlando, come originariamente nei paesi nordici il termine usato fosse mobbing, dove il significato della radice MOB si riferisca ad una azione iniziata e portata avanti da un gruppo: in questo modo si sottolinea come fenomeni di questo tipo possano essere presenti durante l'intero arco di vita di una persona.

Possiamo indicare 3 aspetti che caratterizzano il bullismo

  • Intenzionalità: cioè messo deliberatamente in atto da un bullo allo scopo di colpire, umiliare, deridere, intimidire qualcuno.
  • Persistenza: (che dura nel tempo). È sistematico, cioè tende a ripetersi nei confronti dello stesso soggetto da parte del bullo o del branco, anche se con diverse modalità (fisiche, verbali, cyber, indirette a seconda dei momenti e dei contesti).
  • Asimmetria: è relazionale, cioè è un atto sociale, compiuto davanti ad un pubblico, in cui il bullo esprime la propria superiorità rispetto alla vittima. A questa sorta di copione possono partecipare in qualità di spettatori o complici del bullo, altri studenti e, talvolta, anche gli insegnanti. Tali spettatori o complici, se non intervengono, possono diventare a loro volta complici dell'atto di bullismo.

Gli studenti concordano nel ritenere che le esperienze di bullismo possono presentarsi sotto svariate forme che includono non solo aggressioni e minacce fisiche (es. spintoni, calci, pugni, etc.) ma anche attacchi e molestie verbali (es. insulti, prese in giro, telefonate di scherno, etc.), danni ad oggetti o cose (es. furti, distruzione di oggetti personali). Queste forme dirette di bullismo sono più semplici da individuare (sebbene la vergogna che l'adolescente prova può portarlo a nasconderne i segni), mentre le cose si fanno più complicate quando si tratta di forme meno dirette e meno esplicite di violenza psicologica (es. diffusione di pettegolezzi, rifiuto sociale ed isolamento, diffusione di pettegolezzi) come nei casi di cyberbullismo.

Il cyberbullismo

Quest'ultimo può essere considerato una nuova forma del fenomeno, vista la diffusione dei dispositivi tecnologici tra i più giovani. Aggiunge alle caratteristiche precedentemente elencate la possibilità che offre all'aggressore di agire indisturbato, celando la propria identità. Il bullismo può essere presente fin dai primi anni di scuola e arrivare fino agli adolescenti, per diventare uno fra i principali problemi della scuola.

Per trovare spiegazioni ad un fenomeno tanto complesso come il bullismo è necessario evitare di incorrere in alcuni luoghi comuni:

  • Il bullismo è un comportamento normativo dell'infanzia.

In realtà, il bullismo non fa parte del percorso di crescita; ad essere rinforzato deve essere l'aspetto della socialità e della capacità della socializzazione.

  • Il bullismo è un gioco, una ragazzata.

In realtà, questo atteggiamento tipicamente adulto di minimizzare l'atto aggressivo non considera il fatto che il bullismo ha conseguenze a lungo termine sia per le vittime che per i bulli e lascia delle ferite profonde che possono influenzare il corso della vita adulta.

  • La crescita porta a superare la fase del bullismo.

In realtà gli studi hanno dimostrato che, se è vero che il bullismo decresce con l'aumentare dell'età, è vero anche che con la crescita il livello di aggressività diventa sempre maggiore. Per cui la quantità degli atti decresce, mentre aumenta la gravità di tali atti, che possono sfociare addirittura in veri e propri comportamenti anti sociali.

  • I bulli sono in genere maschi.

In realtà, sia maschi che femmine risultano essere attori di aggressioni, le femmine prevalentemente nell'area relazionale.

  • A volte le vittime se lo meritano.

In realtà questo risulta essere il luogo comune peggiore, perché presuppone che la vittima faccia qualcosa per provocare il bullo e meritarsi quella violenza.

  • L'intromissione degli insegnanti porta ad esacerbare il problema.

In realtà, il fatto di non punire un comportamento prepotente porta il bullo a reiterare il comportamento e a rafforzare il proprio atteggiamento violento.

Dunque, per capire questo fenomeno è fondamentale partire dalla considerazione che sulla scena di un atto di bullismo non intervengono solo due attori, il bullo e la vittima; al contrario, la scena è molto affollata: non esiste atto di bullismo senza pubblico ed è proprio il pubblico che alimenta l'atteggiamento del bullo. Il bullo è rinforzato dal sostegno attivo o passivo di spettatori e/o aiutanti. Uno degli aspetti più subdoli del bullismo, infatti, è il circolo vizioso che si crea con il gruppo dei pari: da una parte il bullo viene rinforzato dall'avere un pubblico, dall'altra la dimensione gruppale innesca un meccanismo di deresponsabilizzazione personale che porta molti soggetti a non intervenire a sostegno della vittima. Il contagio sociale del "far finta di niente" e del non vedere, però, rende complici. Ed è per questo che il bullismo ci riguarda sempre, sia che siamo il bullo o la vittima o il pubblico. In quest'ottica, il responsabilizzare gli spettatori può essere la chiave di volta nel modificare le dinamiche disfunzionali. Da qui l'importanza degli interventi precoci di prevenzione al bullismo nelle classi. L'insegnante riveste un ruolo di fondamentale importanza sia nella prevenzione, sia nell'intervento in situazioni di bullismo, sia di monitoraggio delle dinamiche all'interno di una classe, poiché rappresenta la persona preposta a normare all'interno dell'istituzione scolastica.

Le conseguenze emotive e comportamentali per le vittime possono durare per anni e possono comportare: bassa autostima, disturbi del sonno, perdita di fiducia, comportamento antisociale, vandalismo, comportamento delinquenziale, ritiro e isolamento sociale, assenteismo e ritiro scolastico con conseguenze sulla prestazione scolastica, uso di sostanze, comportamenti sessuali a rischio, problemi di salute mentale che possono andare dal disturbo d'ansia, alla depressione, all'autolesionismo e, non così poco frequente, come si potrebbe pensare, idee suicidarie.

Cosa si può fare, dunque? La prevenzione in ambito educativo

L'obiettivo generale è di sostenere il processo di crescita, durante il quale possono presentarsi momenti di blocco. Sicuramente il lavoro principale di prevenzione va fatto all'interno delle classi e dei gruppi, attraverso vari strumenti, che possono essere: animazione e aggregazione; servizi di orientamento e sostegno educativo; gruppi di discussione; consultazione psicologica. Particolarmente significativi, dunque, si rivelano gli interventi basati sul lavoro di educazione fra pari, in un processo di presa di consapevolezza della socializzazione, dell'ascolto e del rispetto verso l'altro: educazione alla moralità (basata sui modelli di Kohlberg e di Bandura) come fattore di protezione. Possono essere analizzati dilemmi morali all'interno di gruppi di discussione (Kohlberg) o sottolineata l'importanza dell'impegno e del disimpegno morale (Bandura).

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Scritto da

Dott.ssa Claudia Moretto

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