Dolore e speranza

Inviata da Andrea sette · 3 mag 2024 Autorealizzazione e orientamento personale

Salve sono Andrea e ho 40 anni e vivo all'estero da 13 anni circa.Vengo da una famiglia povera e disfunzionale e ho passato una terribile adoloscenza.Mio padre operario ,spesso in cassa integrazione e mia mamma casalinga e 4 figli da sfamare e far crescere.Un ambiete familiare gretto e molto conflittivo.I litigi violenti tra i miei erano frequenti e sempre a causa dei pochi soldi.Si respirava in casa sempre un'atmosfera funesta.Quando rilevai la mia omosessualta' a mia mamma avevo 25 anni .Studiavo giurisprudenza.Ero uno studente brillante.Mi ero diplomaato al classico con il massimo de voti e all'universita avevo la media del 30 .Per me studiare era comeassecondare mia mamma che voleva riscattare la sua condizione attraverso i miei studi.Iniziai in quel momento ad accettarmi .Ero stanco di fingere e avevo capito di non essere solo .La mia famiglia,in quartiere degredato dove vivevo,la societa italiana mi avevano bombardato di notizie false sulla mia condizione.L'omosessualita veniva accostata alla malattia,alla pedofilia molto spesso.Essere gay veniva considerato come un qualcosa di schifoso alla stregua di essere un drogato.Avevo interiorizzato tutte queste false e turpi credenze.Quando mi rilevai a mia madre le svenne.Era da poco morta nonna.Poi quando la rianimai negai tutto e dissi che stavo scherzando.Ma dopo una settimana non ce la feci piu e le raccontai tutto.Non la prese bene.Mi disse che non ero normale.Che avrei potuto farmi prete o fare un matrimonio di facciate e che mio padre mi avrebbe cacciato di casa.Insomma ero disperato .Solo.Iniziai a pensare al sucidio.Lasciati l'universita .Avevo bisogno di vivere la mia vita.Di conoscere ragazzi come me.Avevo finalmente capito di non essere malato.Ma era la societa' falsa e bigotta ad esserlo.L'ambiente grette e turpe dove avevo vissuto.Pian piano mamma inizio' ad accettare .O meglio a tollerare.A mio padre non diceva nulla.Ne i miei fratelli sapevano.Beh lo immaginavano.Ero l'unico a non portare mai una ragazza a casa .O semplicemnte ricevere una chiamata da una tipa.Mio padre muto e assente come sempre.Avrei voluto condividere con i miei questa mia fase gioiosa,questo mio coming out,questa mia ritrovata felcita'.Ma loro non capivano.Non accettavano.Mia mamma ci rimase molto male per l'universita'.Ma io non potevo passare la vita ad assecondarla.Volevo essere una persona completa.Non solo un brillante studente.Volevo essere un amico,un fidanzato,volevo avere una persona accanto,volevo uscire ,andare al cinema ,andare a ballare.Dismettere i panni dello studente depresso e chiuso nel buio della stanza.Volevo iniziare a vivere.Fino ai 25 anni mi facevo schifo e mi era stato impedito di farlo.Forse potevo farlo prima e andarme all'estero a 19 anni appena finito il liceo.Ad ogni modo la psicologa di allora disse chiaramente a mia mamma che non doveva piu rompermi le balle...che ora Andrea era cambiato.che non era un dramma lasciare l'universita e che avrebbe dovuto accettare ,CONDIVIDERE questa mia nuova vita,questo mio nuovo se.Iniziai a lavorare ,lasciai definitivamente l'universita ed ero autonomo.Non chiedevo piu soldi a casa .E nemmeno li davo.Ma di me e della mia vita non se ne parlava.Era vietato.Nessuno della famiglia doveva sapere che ero gay.I rapporti pero con mia mamma miglioravano e lei inizio a farmi capire che le andava bene cosi.Che era felice solo se io ero felice.Gli anni bui del pensiero fisso del suicidio erano passati.Me li ero portati alle spalle.Ed io pensavo solo come conoscere nuovi ragazzi nella speranza di trovare il mio principe azzurro.Poi lo conobbi davvero e stiamo insieme ormai da 15 anni.In questi anni abbiam vissuto 9 anni a Barcellona dove ci siamo sposati senza che nessuno dei famialiari venisse al nostro matrommonio e ora da 6 siamo a Berlino.Entrmabi stiamo male.Due anni fa abbiamo subito una violenta aggressione omofoba a Berlino ,poi abbiamo perso il lavoro entrambi e impaauriti e stanchi ,depressi e ssconfitto ritornammo due anni fa in italia.Avevo bisogno di avere l'aiuto e la vicinanza della mia famiglia.Mi sentivo perso,mi venne una forte depressione.Andai da una psicologa nella mia citta natale e da unopsichiatra.Disturbo post traumatico da stress,depressione ansiosa e possibile sindromeborderline di personalita`ladiagnosi fatta .Iniziai a prendere farmaci ,a fare da cavia per azzeccare la giusta terapia.E a fare psicoterapia con una brava psicologa.Sono stati dei momenti molto brutti.L'idea del suicidio era li ,ancor piu' prossima che negli anni dell'adolescenza.Avevo toccato,tornando in Italia,il fallimento con le mani.Mi sentivo un fallito.La mia famiglia totalemte assente.Mio padre mi urlava in faccia che non avevo nulla .che stavo bene.Mia madre con gli inzi della sua demena senile era incapace di aiutarmi.Vivevo in quella casa dell'infanzia che per me era stata il luogo del dolore sordido.Ridotta male,sporca ,vecchia e logora.Ero passato da citta' bellissime e case in bei quartiere a tornare a vivere in un posto squallido di una degradata periferia in una casa fatiscente,in un vero e prorio rudere .Famiglia assente ,fratelli assenti.Zero amici.Non avevo nulla in italia.Ma avevo bisogno di aiuto e lo chiedevo in modo disperato.Ma inascoltato.Cosi decisi di curarmi ,di seguire la terapia.Dopo 4 mesi stavo meglio e decidemmo ri ripartire per Berlino dove tutt'ora viviamo.Avevo trovato lavoro ma l'ho perso dopo 4 mesi. perche' non riuscivo ad essere efficente.La depressione ansiosa mi divora e attualemente viviamo di un sussidio di malattia.Mia madre non sa nulla.Ha 78 anni e non voglio darle dispiaceri.E poi non mi va di passare per fallito.Dopo 2 anni in italia non sono piu andato.Devo pensare a curarmi e a star bene.Lei ,quando ci sentiamo ,continua a chiedermi quando vado a farle visita.Ma io non voglio piu tornare.Qui sono in cura da una psicologa che mi dice che faccio bene a non tornare piu' e che magari lo faro' solo quando avro' di nuovo un lavoro e staro' bene.Intanto nutro un gran senso di colpa nei confronti di mia madre.A suo modo mi ha voluto bene.e continua a volermene.Ma non me la sento di andare in italia.Non voglio vedere i miei fratelli avvoltoi,la famiglia allargata.A parte mia mamma,la mia famiglia mi ha sempre detestato e sperato nel mio fallimento.Non voglio vederli.Mia madre non ha soldi per venire qui.Io non li ho per ospitarli.Ho messo in conto che non la vedro' prima che muoia e non voglio sentirmi in colpa. Non e' giusto che omi senta in colpa per questa vita di merda che mi ha fatto vivere.

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