Sono un'eterna single

Inviata da miriam · 17 gen 2014 Relazioni sociali

Ho 36 anni e da 8 non ho piu avuto una relazione. Le storie precedenti non sono mai andate bene, o trovavo solo persone che volevano una cosa sola oppure che mi dicevano "ti voglio bene ma non sono innamorato di te". Vorrei sapere come poter uscire da questa situazione. A dire il vero non ho neppure una vita sociale. Anche quando ho provato ad uscire, sono risultata trasparente agli altri. Vorrei fare una terapia ma non saprei proprio che indirizzo scegliere. Ho provato una terapia sistemico-relazionale che non ha portato alla luce niente e una terapia di non so neppure io quale indirizzo che anche non ha portato a niente. Per favore, datemi un consiglio perché avrei proprio voglia di avere qualcuno accanto e formare una famiglia

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Miglior risposta 20 GEN 2014

Gentile signora Miriam,
di solito i terapeuti cognitivo comportamentali si occupano di abilità interpersonali per uscire da isolamento sociale e anche dating behavior, cioè capacità di approccio, dopo aver risposto clinicamente alle seguenti domande: come mai una persona da anni non ha più relazioni? Come mai storie precedenti sono andate male? Come mai una persona non ha vita sociale?

paolo Zucconi, sessuologo clinico e psicoterapeuta comportamentale in friuli venezia giulia

Dr. Paolo G. Zucconi (sessuologia clinica & Psicoterapia) Psicologo a Udine

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20 GEN 2014

Salve Miriam,
di solito ritengo e sostengo che l'orientamento teorico non sia di per sè il criterio con cui scegliere il terapeuta con cui iniziare il percorso, ma, anche se questo è vero in massima parte, vorrei suggerirle l'approccio intersoggettivo relazionale, che, senza troppe spiegazioni teoriche, si incentra primariamente sul rapporto paziente terapeuta come base per l'analisi profonda delle dinamiche relazionali, sane e disfunzionali, ricorrenti.
se mi dice in che città vive sarei disponibile a consigliarle un collega professionalmente formato.
saluti

Anonimo-126894 Psicologo a Roma

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20 GEN 2014

Buongiorno Miriam, il fatto di restare single non è grave , soprattutto se avrà vogli di riflettere sul fatto che forse ha messo in atto delle strategie di "difesa" dalla relazione stessa. Spesso quando non abbiamo chiarito la nostra "posizione" rispetto all'"altro", tendiamo più a chiedere informazioni su di noi che a "entrare" nella relazione, come se l'"altro" potesse dirci cose che ci possano aiutarci a capire noi. Se deciderà di intraprendere un percorso personale ( consiglierei psicodinamica), si accorgrà quante richieste si mettono in atto involontariamente, complicando la relazione e mettendo l'"altro nella difficile posizione di "salvatore". Dott. Bonizzoni

Dott. Paolo Bonizzoni Psicologo a Milano

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20 GEN 2014

Buongiorno Miriam, il fatto che lei rimanga single non è grave se pensa che probabilmente lei stessa mette in atto dei meccanismi di difesa dalla relazione stessa. Mi perrmetto di peensare che le richieste che lei pone all' "altro", siano di essere salvata dalla sua steessa ragnatela. Se deciderà di iniziare un percorso personale, io le consiglierei un terapeuta psicodinamico, riuscirà sicuramente a "vedere" quali difese mette in atto per proteggersi dalla "visibilità" intima che la relazione ( intendo una relazione seria), per sua naturaprevede. Dott. Bonizzoni

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20 GEN 2014

Gentile Miriam,
da ciò che scrive si intuisce che Lei è una persona che già riflette su ciò che interviene nell'incontro tra due persone, e cosa del nostro modo di rapportarci può facilitare o ostacolare l’incontro con l’altro, mostrando così di sapersi mettere in discussione per osservare il modo in cui è fatta e si relaziona agli altri. L’incontro tra due persone è la risultante di molteplici fattori, alcuni fortuiti e casuali; la poesia dell’incontro, tuttavia, deve essere alimentata con le occasioni che Lei si dà: investa delle energie sulla costruzione di una vita sociale.
Si percepisce trasparente, “non vista” agli occhi degli altri; deve riscoprire il valore grande che Lei ha per sé stessa. Una terapia dovrebbe darle gli strumenti per riscoprire in sé la fiducia e l’autostima che sembra aver smarrito.
Saluti
Dott. Como

Dott. Andrea Como Psicologo a Torino

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20 GEN 2014

Gentile Miriam
Partiamo dalle sue relazioni. Possiamo fornirle una serie di ipotesi come interrogativi per lei. Da quanto scrive potrei pensare che lei ha difficoltà ad affidarsi all'altro, ad instaurare un rapporto basato sulla fiducia. Questo potrebbe dipendere sia dal fatto che non si sono create situazioni di incontro con persone verso le quali ci potesse essere una qualche affinità, e per darsi questa condizione bisogna in qualche modo mettersi in movimento; sia perchè lei ha difficoltà ad affrontare la fatica di co-costruire un rapporto con l'altro e qui ritorna il tema della fiducia che riguarda quella che ha in sè e nell'altro.
L'incontro con l'altro è sempre un incontro con il diverso, con lo "straniero", "l'estraneo", qualcuno che ha vissuto altre esperienze che potrà condividere con lei delle esperienze ma ne avrà fatte tante altre che lo hanno reso assoutamente diverso da lei; questo è il tema della "scoperta" dell'altro molto interessante e fondante per la coppia; inoltre culturalmente il "maschile" e il "femminile" sono stranieri ma si cercano, queste due dimensioni dell'essere al mondo quando si incontrano si devono reciprocamente trattare; l'incontro, infatti, non è quasi mai subito "pacifico"; quanti incontri partono con le migliori premesse e poi hanno il loro esito in una separazione, quanti invece sono claudicanti all'inizio e poi esitano in passi sicuri e certi. La pace in coppia si fonda su un patto (patto deriva da pace) su base emotivo/affettiva e su altre basi esplicite di organizzare come si può o deve stare insieme.
In sostanza lei si dovrebbe predisporre all'incontro con "l'estraneo" e mettere in conto la fatica di co-costruire che è presente anche nelle migliori condizioni iniziali, quando si passa dalla fase dell'innamoramento a quella del disincanto.
Mi domanderei ora perchè quello che lei vive è il migliore dei mondi possibili per lei, tra le tante possibilità che lei potrebbe perseguire e che non riesce a vedere ancora? perchè ha scelto proprio questa modalità? abbiamo sempre la possibilità di scegliere (anche questo le sarà stato detto). Lei si propone una soluzione al suo problema che non si sa se sia la soluzione.

Per quanto riguarda la terapia poteri dire cose simili.
Come probabilmente le sarà stato già detto, il cambiamento dipende prima di tutto da lei; il terapeuta può cercare di promuoverlo ma se la persona non crede veramente nella possibilità di cambiare allora nessuno potrà aiutarla; è chiaro che tra terapeuta e paziente si devono creare delle condizioni relazionali che hanno un importante peso sull'esito della terapia ma non mi voglio soffermare su questo, anche se non so quanto lei si sia interrogata sugli esiti delle sue precedenti terapie. Le dico questo perchè quello che conta in psicoterapia è la capacità di creare un rapporto di fiducia (alleanza terapeutica), ma ciò che conta ancora di più è il paziente la sua "disponibilità al cambiamento". Questo lo dico sia per esperienza professionale sia riferendomi ad esiti di ricerche internazionali che mettono al primo posto i cosiddetti "fattori di cambiamneto extraterapeutici" che spiegherebbero l'esito della terapia per circa il 40%. Ciò cosa significa? Che la "disponibilità al cambiamento" è la precondizione per un esito positivo, e la capacità di creare un "allenza terapeutica e mantenerla" è il secondo fattore che predice un esito positivo in terapia.

La invito a pensare su questo prima di interprendere una nuovo persorso terapeutico.
Sono a sua disposizione per ulteriori chiarimenti.

Dottor Giuseppe Esposito
Psicologo e Psicoterapeuta

Dott. Giuseppe Esposito Psicologo e Psicoterapeuta Psicologo a Piano di Sorrento

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20 GEN 2014

Salve, potrei consigliarle una terapia cognitivo-comportamentale.
Potrebbe con questa approfondire meglio le difficoltà che le si presentano con le relazioni della sua vita, e modificare quelle che sono le sue risposte a ciò che le accade.
Le auguro una buona giornata

Dott.ssa Tamara Collu Psicologo a Cagliari

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20 GEN 2014

Gentile Miriam,
le psicoterapie non aiutano a formare le famiglie.
Non credo ci sia un indirizzò adatto a questa funzione....
Tuttavia potrebbe scegliere un approccio psicodinamico che potrebbe aiutarla comprendere le modalità relazionali che utilizza con gli altri è le motivazioni che le impediscono, pur desiderandola, una vita sociale.
Credo che cercare un compagno a questo scopo contribuisca a farlo "scappare"

Restiamo in ascolto

Dr Mori Francesco Psicologo a Siena

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20 GEN 2014

Gentile Miriam,
per il suo disagio potrebbe essere utile fare una psicoterapia ad indirizzo psicodinamico.
Quante sedute ha fatto delle precedenti psicoterapie?
Cosa pensa non abbia funzionato?

Cordiali saluti,
Dott. Giuseppe Del Signore - Psicologo, Psicoterapeuta Viterbo

Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo a Viterbo

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