Salve, sono una ragazza di 22 e da molti anni a questa parte ho la fobia del bagno. Ovvero, ho paura di trovarmi fuori casa e non avere un bisogno a disposizione, oppure se questo ci fosse ho paura di trovarlo occupato o se lo trovassi libero di starci troppo tempo e far aspettare le altre persone magari in fila. Spesso ho paura anche quando mi trovo presso casa di amici dove è presente un solo bagno. Col tempo mi rendo conto di essere peggiorata tanto da essere arrivata a prendere loperamide quasi ogni giorno per non defecare. Invece a casa mia riesco a stare tranquilla, a mangiare tutto, a non assumere loperamide e ad andare di corpo con regolarità e in maniera normale. Non riesco a frequentare posti nuovi, affollati o all’aperto senza assumere loperamide e nonostante lo assuma ci penso comunque e non sto tranquilla. Vorrei riuscire a gestire questa situazione per poter andare al mare con tranquillità, a mangiare una pizza senza dover assumere loperamide e stare comunque in allerta per tutto il tempo per il bagno. Inoltre questo problema mi fa spesso sentire un peso nei confronti degli altri. E altre volte mi capita di pensare che sono problemi che mi metto io, ma non riesco comunque a non prendere loperamide “a scopo preventivo” appena si presenta una situazione che mi crea preoccupazione. Come potrei risolvere il mio problema?
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29 GIU 2018
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Gentile Utente,
ha sviluppato una fobia specifica, che cerca di gestire a livello farmacologico, ma come ha ben potuto vedere diventante limitante per le sue relazioni.
Le consiglio una terapia mirata a individuare le cause alla base del disturbo e la riduzione dell’ansia correlata.
La terapia cognitivo comportamentale o la strategica breve offrono spesso buoni risultati.
I miei migliori auguri
Dott.ssa Vanda Braga
30 GIU 2018
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Per "tormenti" così specifici la tecnica dellEMDR può essere molto efficace per sciogliere il problema specifico. Sono terapeuta EMDR e normalmente di 3 _5 sedute si ottiene una trasformazione della tua paura e un sciogliersi della traccia mnestica con le emozioni legate. Occorre insieme fare un lavoro di comprensione dei motivi che hanno portato questa problematica in modo da aumentare la consapevolezza ed arrivare oltre al problema così da non viverlo piu come tale. Sono a disposizione per informazioni. Buona giornata
29 GIU 2018
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Buongiorno,
mi sembra che stia gestendo il suo problema in modo sintomatico con l’assunzIone del farmaco che blocca il suo bisogno del bagno e le manifestazioni emotive. Tale gestione tampona e rinforza ciò che c’è dietro facendola diventare dipendente del farmaco. Le consiglio di dare spazio alla comprensione della sua paura, ansia e del significato che si cela nel luogo/bagno. Chieda una consultazione a uno Psicoterapeuta e non perda altro tempo, diventa più difficile risolvere tali situazioni se si struttura un condizionamento nei confronti di una strategia che tampona ma non affronta il problema.
A disposizione per approfondimenti
Elisabetta Ciaccia
28 GIU 2018
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Buongiorno,
per rispondere alla domanda di risoluzione che pone, mi viene in mente che la "risoluzione" stia un po' nella possibilità di dare un senso più preciso e profondo a questa esperienza che vive e che in un certo modo limita le sue possibilità di uscita e di frequentazione di nuovi posti che in qualche modo sfuggono al suo controllo. Credo che nel suo caso sia utile, se lo ritiene anche lei, rivolgersi ad uno psicoterapeuta con cui entrare con uno sguardo un po' più ampio nei significati di questa esperienza, provando così a trovare delle vie alternative rispetto all'esperienza che vive. Forse un punto di partenza potrebbe essere quello di considerare questo suo comportamento "non solo" come un problema da risolvere, "ma anche" come una soluzione e una strategia che naturalmente lei ha messo in atto per risolvere qualche altro aspetto del suo vissuto in certe situazioni.
28 GIU 2018
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Carissima....questo tipo di problemi si risolvono con la psicoterapia cognitivo conportamentale. Tranquilla, se ne esce
Ti è stata utile?
Grazie per la tua valutazione!
28 GIU 2018
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La sua è una fobia nota e più comune di quanto si pensi. La consulenza strategica breve la aiuterà a risolverla nel migliore dei modi, restituendole la libertà persa. Resto a disposizione. Alessandra Monticone Psicologa
28 GIU 2018
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Buongiorno,
effettivamente, da quello che ci racconta, il disagio all'idea e all'atto dell'espletamento di bisogni fisiologici fuori di casa propria, comunque frequente nella popolazione, ha assunto una dimensione abbastanza disturbante ed invalidante nel suo caso. Purtroppo, non siamo in grado di dare consigli utili in questa sede, e senza conoscerci di persona e fare una serie di sedute per comprendere approfonditamente i meccanismi emotivi e cognitivi che portano tale stato di ansia. Questo problema, se vuole risolverlo, e mi sembra di capire che sia così, deve affrontarlo con un percorso di psicoterapia. La psicoterapia cognitivo comportamentale è ottima in questi casi, ma anche altri approcci possono avere un effetto altrettanto benefico.
Le ricordo, come consuetudine, che per iniziare unna psicoterapia o anche avere solamente una consulenza, può rivolgersi al privato, al consultorio o all'unità di psicologia della sua azienda sanitaria. In ogni caso avrà la garanzia della privacy e scegliendo consultorio o azienda sanitaria è in grado di abbattere i costi (i percorsi sono però più brevi per garantire la sostenibilità del servizio).
In bocca al lupo.
28 GIU 2018
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Buongiorno,
Non è questa la sede per fare diagnosi, ma di solito questa fobia si lega ad un problema di ansia sociale e timore del giudizio. Per questo motivo si manifesta solo fuori casa, mentre nel suo luogo sicuro l'ansia svanisce.
Il sistema emotivo lavora per evitare ogni "rischio" di mostrare aspetti negativi di sé agli altri e la soluzione che adotta è quella di tenere tutto sotto controllo preventivamente, anche la defecazione. È un circolo vizioso del tutto risolvibile, una volta comprese le ragioni di questa modalità di protezione che la sua mente ha messo in atto.
Non è per tutti uguale, ma sarebbe necessario approfondire la sua situazione specifica in psicoterapia e capire quali sono i suoi pensieri e le emozioni quando è in gruppo. Osservando a rallentatore con la guida di un esperto, di solito diventa più chiaro il meccanismo e più facile anche modificarlo/interromperlo.
Un terapeuta cognitivo comportamentale potrebbe aiutarla molto ad esporsi gradualmente a queste emozioni, riducendo piano piano la necessità del farmaco.