Partner depresso e genitori sabotatori

Inviata da treninoblu · 6 feb 2024 Terapia di coppia

Salve a tutti,
Io e la mia ragazza conviviamo ormai da 6 mesi e da quando abbiamo iniziato a vivere insieme (prima era una relazione a distanza) mi sono reso conto, osservandola nel quotidiano e non più solo nei weekend, che qualcosa in lei non andasse. Preciso, non è che prima fossi ignaro di tutto, sapevo che la Bulimia facesse ancora parte della sua vita ma non immaginavo che soffrisse di depressione e che ruolo avessero i genitori in tutto ciò.

Fin dalle prime settimane di convivenza mi resi conto che quelli che reputavo fossero suoi difetti erano in realtà qualcosa di più grande, in particolare, derivanti dal rapporto tossico con la madre. Quella che sembrava una ragazza un po' troppo fissata con l'estetica (non vanitosa ma ossessionata dall'etto nemmeno dal chilo di troppo, dal capello fuori posto, dal trucco non perfetto, dall'abito ecc) si rivelò una ragazza manipolata da una madre, ormai invecchiata e un po' sovrappeso, che non vedendosi più la bella ragazza di una volta plasmò, fin dall'adolescenza, la figlia ad essere ciò che lei non era più.

Chiariamoci, non è una cattiva persona o donna, tutto ha origine da un padre egocentrico, narcisita e che ha abbandonato la famiglia senza lasciare la casa, il classico stacanovista che lavora lavora lavora e torna a casa solo per dormire. Seconda precisazione, non hanno problemi economici, anzi. Sentitasi lasciata sola e abbandonata, fin dal post-parto, si è "dovuta" trascurare per dedicare tempo a questa, unica, figlia e al lavoro.

La prima cosa che decido di fare è incoraggiarla ad intraprendere un rapporto con una psicologa senza far mai riferimento alla madre, era così chiara e palese questo loro rapporto che sarebbe emerso nel giro di poche sedute (cosa che avvenne). Fu fin da subito molto difficile, "Sei tu quello matto che ha bisogno di una psicologa" io i primi tempi rimenevo allibito da ciò, non capivo come mai una ragazza così giovane e intelligente (due lauree, concorsi pubblico stravinti) ragionasse come una persona nata negli anni '30.

Fu presto chiaro, dopo una serie di episodi molto gravi mi confessò che avevo ragione ad averla spronata a prendersi cura di sé e che ne avrebbe parlata anche con i genitori. Non l'avesse mai fatto. Ci volle un mese prima che iniziò ad andare, lì capì l'associazione "Psicologi= Matti".

La madre le fece una violenza psicologica incredibile con costanti frasi tipo "Se hai bisogno di aiuto, va bene, ti rinchiudiamo in una struttura", "Non ti azzardare a dire in giro che sei in cura, penseranno che sei matta ", "Guai se dici che vai dalla psicologa, non voglio che la gente pensi questo di noi", "Non ti azzardare a dire a lavoro che vai dalla psicologa, potrebbero conoscere tuo padre", "Le tue amiche non devono sapere che vai dalla psicologa" ecc.

Per fortuna accadde un'altro episodio molto spiacevole che le diede la forza di riprendere in mano la sua vita. Purtroppo, questa sua condizione impattava tutto della sua persona, assenze ingiustificate a lavoro, trascurava le amiche che le chiedevano spiegazioni e le dicevano che "Era inaffidabile" e, ovviamente, ne risentiva anche la nostra relazione.

Nel momento in cui con questa psicologa venne fuori il rapporto tossico con la madre, data l'assenza di questo padre che, per la cronaca, non si è praticamente mai visto a casa nostra (cosa che invece la madre faceva, anche solo con me per un caffè) iniziò ad aggrapparsi a me. Non chiedere un aiuto, iniziò a sviluppare una dipendenza emotiva assolutamente malsana.

Da che la madre le è stata "toccata" in quanto unica colonna e certezza della sua vita, tutto ha iniziato ad andare a rotoli, la depressione l'ha mangiata viva davanti ai miei occhi perché, purtroppo, i genitori hanno iniziato a sabotarla.

Comtinue prese per i fondelli definendola "La morta", continue banalizzazioni della sua condizione "Mia figlia sta bene, deve solo perdere 3 o 4 chili" oppure, dato un mio problema lavorativo a loro assolutamente noto, non sono potuto andare con loro una settimana a sciare, le hanno iniziato a dire "Guarda, le altre ragazze hanno il ragazzo qui, tu sei sola". In questi ultimi mesi sono sempre più frequenti vere e proprie scenate isteriche, pianti incontrollabili, grida ma, cosa che più mi ha allarmato, pensieri suicidi e discorsi su come la morte sia "donatrice di serenità", testuali parole.

Ho più volte cercato di informare i genitori di ciò ma, dal padre, ho ricevuto solo messaggi non risposti, chiamate a vuoto e mai nemmeno un salto a casa (abitiamo due piani sotto di loro) mentre dalla madre continue promesse di "Si, bisogno far qualcosa" questo qualcosa, non è mai arrivato, silenzio stampa, va tutto bene.

La mia ragazza inizia a sabotarsi, nega le sue crisi, banalizza i pensieri suicidi e, dopo averle parlato, ho capito che la sua psicologa è parzialmente o totalmente allo scuro di tutti questi episodi che ho raccontato qui sopra. Purtroppo, ne avrei tanti altri da poter scrivere un libro.

Io non so più cosa fare, guardo la persona che amo spegnersi sempre di più. Nel corso di questi mesi ho provato ad incoraggiarla ad andare in palestra, cammimare, le ho fatto riscoprire passioni perse come la pittura (che ha abbandonato dopo poco) e incoraggiata a cucinare (ama cucinare, è una cuoca incredibile con una capacità creativa che, non perché son di parte, sono straordinarie e rare).

Ho chiesto lei di poter parlare con la psicologa e informarla, non ho la sindrome del supereroe, non ho mai pensato di poter far tutto da solo ma anzi, che fosse necessario un aiuto da un professionista ma questa persona si è rifiutata (giustamente o no, lascio giudicare a voi, sono purtroppo ignorante in materia) di parlare con me e ha proposto un incontro a tre. Purtroppo, come da lei confermatomi chiacchierando, non mi permetterebbe di informare la spicologa di questi episodi e che "Sono esagerazioni".

Chiedo aiuto a voi, sto arrivando al limite e sono solo in tutto ciò.

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