Laura, la signora
Laura, la signora sconvolta
Gentilissimi,
innanzitutto vi ringrazio tutti per le vostre numerose risposte e la comprensione che avete saputo darmi: fate un lavoro davvero difficile!
In particolare ringrazio chi ha avuto il coraggio di prendere le distanze da un collega per dar voce ai pensieri di una perfetta sconosciuta.
Vorrei precisare che non mi aspetto da un terapeuta che mi riceva con tè e pasticcini: sono una persona diretta e amo che lo siano gli altri con me. Quello che mi ha destabilizzato è la possibilità di dire a voce 'non ho la forza di vivere' e sentirmi rispondere 'è una cosa stupida'.
Ne approfitto per raccogliere i vostri inviti ad esporre il mio problema.
Ho 45 anni e ho dedicato gran parte della mia vita al lavoro. Sono un medico gastroenterologo (lo preciso perché credo sia uno dei nodi fondamentali) e ho sempre lavorato con grande passione.
La vita privata è stata fallimentare se non drammatica: una convivenza di nove anni conclusa per incompatibilità di obiettivi e un matrimonio con la persona giusta, il vero uomo della mia vita, che però è mancato improvvisamente quattro anni fa, in un incidente stradale due anni dopo le nozze. Non ho figli.
Mi sono sempre ritenuta una donna forte, capace di risalire dal fondo. Anche quando scrivo che sento di poter cedere al desiderio di farla finita sento che sarebbe un finale poco adatto a me.
Ma sono così stanca adesso. E così sola. Sono orfana di madre da quando avevo quattro anni e sebbene mio padre si sia risposato con una donna che adoro e che ha davvero svolto eccelsamente il ruolo di madre, ho sempre avuto con lui un rapporto unico e speciale. Ma a gennaio, dopo otto mesi di sofferenza infinita, un tumore se l'è portato via.
Sono cosciente del fatto che è nella natura delle cose che un genitore se ne vada prima di un figlio, e sono anche consapevole che nonostante sia la mia materia, non avrei potuto fare nulla per lui, ma nonostante questo non riesco ad accettare che a portarselo via sia stato proprio un tumore al pancreas.
Non mi sento depressa: continuo a lavorare con professionalità, esco e frequento le amiche, non ho smesso di leggere e fare volontariato in un canile. Ma sono stanca. Quando vado a dormire l'ultima domanda che mi frulla in testa è 'perché tutto questo a me?'(forse per questo cercavo qui delle situazioni simili).
Scusate se sono stata prolissa ma ho provato a sintetizzare i punti più importanti.
Anche in questo caso, purtroppo non ho una domanda precisa.
Vi sono grata comunque per l'attenzione.
Laura