Dubbi sull'autolesionismo.

Inviata da Fallita. · 19 nov 2017 Autostima

Sarò molto breve. Ho già scritto in questo sito ad aprile/maggio, in uno dei periodi in cui pensavo costantemente al suicidio. Che poi ho cercato veramente di ammazzarmi, ma ho fallito. E niente, sono ancora qui, fortunatamente o sfortunatamente. Ad ogni modo, ora ho un dubbio riguardo il mio autolesionismo. Detta in breve, io non capisco perché il fatto che io mi tagli debba essere visto come un problema. Anche prima di iniziare a tagliarmi, non ho mai pensato che l'autolesionismo fosse qualcosa di "malato" o "sintomo di un problema"... nel senso, sin da quando ero piccola mi son sempre piaciuti i segni (ok, non mi tagliavo, ma ad esempio premevo la pelle contro gli spigoli affinché rimanesse il "calco"). E adesso mi piacciono ancora, dunque mi taglio. Lo faccio ANCHE per punirmi poiché sono un fallimento totale come studentessa, figlia, amica e persona, ma ANCHE perché semplicemente mi piacciono i tagli. Qualche sera fa, quando ho visto le gocce di sangue, mi è venuto da ridere. Per dire. Certo, sono un filino preoccupata perché sento che non è più abbastanza (i tagli di prima non sono abbastanza, ora ne devo fare di più e anche più profondi, possibilmente), ma so che quando riavrò il controllo della mia vita, potrò smettere di tagliarmi senza problemi (credo). Ma ora mi chiedo, perché l'autolesionismo viene visto come sintomo di malessere? Io non penso di avere qualche malessere. Sto bene, più o meno. Se penso di essere un fallimento completo, è perché cerco di essere realista, e se ritengo doveroso e giusto autopunirmi, è perché la gente come me merita queste cose. Ma che c'è di male? Onestamente, non è un'esagerazione pensare che chi si taglia, necessariamente stia soffrendo? E se non lo è, perché allora io ritengo di non avere alcun malessere interiore?

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Miglior risposta 20 NOV 2017

Non ti scriverò "buongiorno Fallita" perchè se lo facessi non farei altro che confermare il nocciole dell problema in questione. Partire dal presupposto che si è dei falliti, significa solamente accettare il fatto che tutto deve rimanere così come è, ovvero, accettare come normale il fatto che ci si possa tagliare ed autopunirsi nella ferma convinzione del proprio presunto fallimento.
Ma alla fine, fallimento di cosa?
Affermi apertamente che i tagli, per te, non devono essere visti come un problema perchè anche prima di iniziare a tagliarti, non hai mai pensato che l'autolesionismo fosse qualcosa di "malato" o "sintomo di un problema" perché semplicemente ti piacciono i tagli.
Io credo invece che il fatto di esporre qui ciò che per te non rappresenta un problema, sia invece avvertito dentro di te come un forte campanello di allarme, soffocato però dalla convinzione che tutto ciò che ti sta accadendo sia normale e necessario sia perchè legato al piacere di farlo, sia perchè rappresenta una sorta di autopunizione per il proprio fallimento.
Ma come fa una punizione ad essere piacevole? Come fai ad affermare che è piacevole punirti per il tuo senso totale di fallimento?
Io ripartirei da qua, dal fatto che, avendo scritto questa lettera, hai comunque dato voce al tuo bisogno di essere ascoltata.
Credo quindi che se tu raccontassi la tua storia ad uno specialista di fiducia, potresti superare questa convinzione assolutamente nefasta di sentirti un fallimento. Questo senso di fallimento non fa altro che congelarti, impedirti di agire, di capire le tue potenzialità, di esprimere con fiducia le tue richieste ed i tuoi bisogni. Dentro ognuno di noi ci sono importanti talenti che devono essere nutriti per realizzarsi ed essere felici. Uno specialista potrebbe accompagnarti lungo un percorso di autoconsapevolezza e abbandonare, finalmente, questo fotre senso di impotenza.
Spero di esserti stato di aiuto.
E ti auguro comunque un bon proseguimento.

Dott. Andrea Guerrini Psicologo a Empoli

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21 NOV 2017

Gentilissima, il ferirsi può avere alla base due motivazioni principali, allontanare un' ansia o paradossalmente il piacere. All' estremo però il piacere di trasforma spesso in incubo, in dolore, invalidando la vita della persona. Chiedersi quali sono i ' vantaggi' secondari di questa pratica è il primo passo per affrontarla.
Resto a disposizione per un colloquio.
Alessandra Monticone, Asti

Monticone Alessandra Psicologo a Asti

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20 NOV 2017

Se una persona mi parla di aver provato a suicidarsi non penso sia felice e stia bene.
Inoltre, non tutto ciò che ci piace, è indice di qualcosa di sano (pensiamo all'alcol per gli alcolisti o ancora il giocare d'azzardo per i giocatori), in questo caso i tuoi tagli. Questo ancora di più se dici che ti senti un fallimento totale e che ti senti un filino preoccupata perché senti che non è più abbastanza il tuo modo di autolesionarti.
A che punto vuoi arrivare prima che sia troppo tardi per riprendere in mano la tua vita?
Perché invece di autopunirti, non trovi un modo sano per ritrovare quello che tu chiami controllo della tua vita?
La psicoterapia potrebbe aiutarti a lavorare sul tuo senso di fallimento, nonché sugli aspetti che mettono a repentaglio la tua vita.
In bocca al lupo,
Dr.ssa Heyra Del Ponte - Pescara

Heyra Del Ponte Psicologa Psicoterapeuta Psicologo a Pescara

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