I sogni sono desideri...

Esperienza bizzarra, allucinatoria, cognitivamente carente, l'attività onirica è estremamente affascinante.

10 MAG 2018 · Ultima modifica: 4 GIU 2018 · Tempo di lettura: min.
I sogni sono desideri...

Molti i dubbi circa la funzione dell'attività onirica: automatismo biologico, conseguenza secondaria di qualche funzione espletata dal sonno, occasione per respingere materiale nocivo immagazzinato durante il giorno, processo conoscitivo, evento utile per il futuro. Queste ed altre ancora le ipotesi, senza che nessuna goda di pieno consenso. Certamente sognare è ancora un meccanismo piuttosto misterioso.

Studi di neuroimaging, a partire dagli anni '50, (EEG, PPET, fMRI) hanno messo in luce che il cervello e la mente non sono completamente spenti durante la fase di sonno. L'attività cerebrale nella fase di sonno REM assomiglia a quella dell'attività cerebrale dello stato di veglia. Le fasi più profonde del sonno non-REM mostrano che l'attività metabolica è mantenuta in regioni cerebrali attive anche durante i periodi di veglia in condizione di riposo, ovvero quando non si è intenti a processare stimoli esterni.

Wamsley (2013) mette in luce che, sia durante gli stati di riposo, sia di sonno, sia nelle fantasticherie da svegli, il cervello continua ad elaborare informazioni. La cognizione durante il sonno può essere sorprendentemente logica e coerente: auto-riflessioni, dinamiche progettuali, attenzione focalizzata, immagini vivide sono esperienze affatto inusuali.

Interessante è lo studio di Jovanović, che mette in evidenza come le fasi oniriche durino in media 112,2 minuti a notte. I rapidi movimenti oculari, che spesso, ma non sempre, caratterizzano l'attività onirica possono arrivare a sincronizzarsi con le scene del sogno; tuttavia se il sogno non ha un particolare significato emotivo per il sognatore, il roteare degli occhi perde la sua connessione con il contenuto onirico.

L'interpretazione psicoanalitica dei sogni, nella sua versione classica, quale appagamento compensatorio in forma allucinatoria di desideri erotici proibiti infantili, non calza più con i recenti studi sulla fisiologia del sonno. Oggi, autori di spicco del pensiero psicoanalitico moderno guardano al sogno come evento capace di dar vita a qualcosa di assolutamente nuovo, occasione per affrontare con maggior successo un evento enigmatico, una situazione inattesa, un problema senza formalizzazione. In tal senso l'attività onirica appare un insieme di pensieri, che riguardano avvenimenti della vita da svegli, una sorta di completamento e ristrutturazione di una organizzazione psicologica. Il sogno consentirebbe la comunicazione del mondo interno, facilitando nel sognatore l'espressione del desiderio e dell'angoscia di conoscere se stesso.

Altri studiosi sottolineano che, sia nello stato di veglia, sia in quello di sonno, ha luogo un'esperienza che combina in nuovi scenari brandelli di memoria recente e remota. Tali esperienze possono rappresentare il consolidamento della memoria a breve termine in forme di deposito a lungo termine, processo che potrebbe servire ad estrarre conoscenze generali sul mondo, nonché rispondere in modo adeguato a situazioni future. Durante il riposo, il cervello sembra servirsi di ricordi del passato per creare simulazioni di esperienze future, così da rafforzare la preparazione agli eventi futuri (Schacter, 2007).

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Secondo il pensiero di Wamsley, l'interpretazione dei sogni è una operazione assai ardua. Nonostante i numerosi dizionari sul simbolismo onirico, non vi è mai stato alcun riscontro empirico di una particolare decodifica di tali simboli.

Quanto teorizzato ad oggi in ambito scientifico non fornisce una spiegazione esaustiva del fenomeno del sogno, ma certamente ne evidenzia la funzione evolutiva: processo mentale che sembra svolgere un compito adattivo per la memoria, per l'apprendimento e per le capacità cognitive di problem solving; evento che pare permettere una rielaborazione dei contenuti consci ed inconsci con funzione di riequilibrio psico-emotivo; manifestazione che sembra alimentare la capacità di auto-apprendimento; funzione chiave per la sopravvivenza; meccanismo atto allo sviluppo dell'organizzazione psicologica di personalità.

Una ragione per cui l'attività onirica è stata a lungo trattata separatamente dalla esperienza cosciente della veglia è che la si è sempre considerata una esperienza bizzarra, allucinatoria, cognitivamente carente, ma forse per questo estremamente affascinante e meritevole di future indagini.

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Scritto da

Dott.ssa Luisa Ghianda

Laureata in Lingue e in Psicologia, ha approfondito prima la psicologia del lavoro poi la psicologia clinica. È counsellor professionista, Direttore di Psicodramma e conduttore di gruppo con Metodi Attivi, ipnologa. Si occupa di sviluppo personale, organizzativo, educativo, convinta che in ogni essere umano ci sia una grande possibilità di trasformazione.

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