I litigi l'hanno stancata e si è spenta. Cosa posso fare?

Inviata da P00 · 5 mag 2024 Terapia di coppia

Gentilissimi Dottori,
ho trent'anni e sono fidanzata con una mia coetanea da sette, con cui convivo dal 2021.
A settembre delle scorso anno mi ha detto che si sentiva spenta, che non riusciva a provare più niente per tutto ciò che la circondava, ma mi aveva assicurato che il sentimento per me non era diminuito. A me la cosa ha fatto soffrire perché mi ha spaventata, ma le ho comunque dato il suo tempo e ho cercato di sostenerla, tant'è vero che a fine ottobre mi aveva detto che stava meglio e le cose piano piano sono tornate come prima. A gennaio addirittura ci facevamo molte più coccole del solito e anche l'attività sessuale era aumentata.
A metà febbraio ho cominciato a sentirla molto distante. Le chiedevo che cosa avesse, temendo che si stesse ripetendo la situazione del settembre scorso e che non volesse dirmelo per farmi stare tranquilla, ma lei continuava a dirmi che andava tutto bene, fino a che il 2 marzo, dopo la mia ennesima insistenza, non ha finalmente confessato: non sente più nulla per me. Da come me lo ha spiegato in quel momento era di nuovo spenta come a settembre, con la differenza che tutto ciò era andato anche a intaccare il sentimento per me. A me è crollato il mondo addosso, anche perché a San Valentino avevamo trascorso una bellissima giornata e mi aveva detto che mi amava, a fine gennaio addirittura aveva parlato di matrimonio, di cui non parlavamo da parecchio... mi ha detto che quelle cose le pensava davvero, che ha fatto un paio di settimane di alti e bassi e poi, semplicemente, si è spento tutto.
Premetto che abbiamo litigato tanto in questi anni. Io tendevo a essere iper vigilante e lei invece ha sempre teso a non parlare delle sue cose (anche quando eravamo solo amiche, per dire), questo ha influito piano piano sulla fiducia che nutrivo nei suoi confronti e mi ha portata a diventare molto gelosa e controllante e anche molto aggressiva nei litigi, che venivano sempre e comunque da me perché lei, nonostante io le abbia detto più volte di farmi presente se non le andava bene qualcosa di me, si fa andare sempre bene quello che va bene a me (nonostante magari le chieda se è davvero sicura). Sono stata molto appiccicosa con lei, a tal punto da limitarle la libertà personale, a tal punto che mi ha confessato che anche quando è in ufficio una risata con i colleghi scatena dentro di lei terribili sensi di colpa verso di me.
Mi ha detto che si è sentita depersonalizzata, svalutata, non ascoltata e che a un certo punto i litigi l'hanno stancata così tanto che si è spenta (l'ultimo avuto, piuttosto pesante, è stato ai primi di febbraio).
Quella sera lei era già pronta ad andarsene, aveva già pensato alla divisone dei nostri animali domestici, ma io ero inconsolabile e a un certo punto mi ha detto che non riusciva a vedermi così e che, pur non promettendomi nulla, sarebbe rimasta per cercare di recuperare il sentimento. Io ho sempre temuto fosse una decisione presa per pietà e affetto, piuttosto che per genuina volontà di recuperare il rapporto, anche se in questi mesi non ha fatto altro che dirmi che lasciarsi non è ciò che vuole.
Ho riconosciuto di aver sbagliato molto con lei e ho cominciato di buon grado un percorso con una psicoterapeuta che vedo ogni settimana, ma le prime settimane ero divorata dall'ansia e ultimamente si è inserito un brutto calo di autostima, quindi abbiamo avuto altre discussioni, tuttavia ho cercato di ascoltarla, di trovare un punto di incontro, di non ferirla e in effetti lei stessa mi ha confermato che sente la differenza e che vede che sto prendendo seriamente la cosa, che adesso si sente molto più ascoltata e compresa.
Le prime settimane sono state strane. Diceva di non provare nulla, ma che l'idea di avere una famiglia con me in futuro le piaceva, che non dovevo neanche prendere in considerazione l'idea che ci saremmo lasciate. Poi mi ha detto che ha cominciato a stare meglio, prima, ad esempio, se mi baciava si dissociava (così dice lei), che con me ora ci sta bene, che passare del tempo con me le piace, ma non si va più in là di qualche abbraccio e di baci a stampo perché pur trovandomi bella dice che siccome sta ristabilendo ora una connessione mentale con me non prova ancora attrazione fisica e che in generale la sua libido è completamente assente.
A giugno avrà una festa di lavoro a cui io le ho detto di andare, che non c'è problema, perché penso farebbe bene a entrambe, è giusto che lei abbia le sue libertà e io devo abituarmi a stare un po' sola, ma i primi giorni in cui doveva decidere se andare effettivamente era in difficoltà perché non voleva lasciarmi sola nonostante le dicessi che non c'era problema. Fortunatamente alla fine andrà, ma anche qui l'ho vista molto condizionata da me nonostante le assicurassi che non c'erano problemi.
Ieri sera abbiamo parlato un po' e mi ha detto che ancora non sa se mi ama oppure no, che mi bacia perché le piace, che pensa di provare un'attrazione verso di me, ma che quando mi ha detto che le piacerebbe avere una famiglia con me o che non vuole perdermi come compagna c'era comunque del malessere e della paura. All'inizio pensava fosse dovuto alla situazione, ma ora, dopo due mesi, teme che ci sia dell'altro. Mi ha detto che non si fida dei suoi stessi pensieri, che ha paura che se mai tornerà a dirmi che mi ama sarà per fare un piacere a me e che quindi lei non farà altro che annullarsi per qualcun altro, come le hanno sempre insegnato in famiglia, e che sarà infelice per tutta la sua vita. Io continuo a dirle che forse mi considera solo un'amica, anche perché rimane il fatto che mi vuole molto bene e vorrebbe fare dei viaggi con me, ma lei dice che è più di questo... i baci potrebbero suggerire che sia effettivamente così, ma manca tutta la parte sessuale e soprattutto questo "ti amo" che non riesce proprio a tornare. Intanto cerco di spronarla a fare qualcosa, a trovare un hobby, a dirle che se vuole uscire da sola o con qualcun altro non c'è problema, ma trovo un muro davanti.
Nonostante la mia insistenza, lei non vuole assolutamente andare in terapia, né sola né in coppia, perché ha paura delle risposte... e io temo che questa sia già una risposta. Per me che la amo e vorrei costruire un futuro con lei questa situazione è logorante, anche perché solitamente queste cose le scopro perché gliele chiedo, lei a me non dice nulla, ma io ogni tanto ho bisogno di sapere, ho bisogno di monitorare... so che dovrei lasciarle i suoi spazi, ma è difficile, e in più spesso non riesco a nascondere la sofferenza e temo che questo possa metterle ancora più pressione nel prendere una decisione, condizionarla nella decisione o allontanarla ulteriormente.
Sapere che dopo due mesi ancora nulla è cambiato nonostante io stia cercando di rendermi a tutti gli effetti molto migliore rispetto a prima, che lei dubita perfino dei suoi stessi pensieri, mi ha fatto di nuovo crollare il mondo addosso. Mi è tornata l'ansia, non mangio, non vivo, più passa il tempo e più penso che lei mi lascerà e faccio sempre più fatica ad alzarmi dal letto... a volte guardo la finestra e penso che se saltassi tutto questo finirebbe. A volte nemmeno riesco a concepire tutta questa situazione dove non avrei mai pensato di trovarmi.
In questi giorni vorrei consultarmi con la mia psicoterapeuta e la mia dottoressa per cominciare a ricorrere agli antidepressivi nella speranza che questi mi aiutino a essere meno emotiva e quindi a dare la più totale libertà di scelta alla mia compagna. Dopotutto anche io non voglio che, se mai la scelta sarà quella di restare, questa sia soltanto perché mi vede piangere... alla fine renderebbe infelici entrambe.
Sto davvero male perché ha sempre professato grande amore per me e nel giro di un mese è cambiato tutto completamente. Lei continua a dirsi certa che non è mai calato, semplicemente all'improvviso non ha più sentito il calore e la pressione allo stomaco quando mi baciava e abbracciava. Si può passare da 100 a 0 nel provare amore? O può essere che si sia spenta come meccanismo di difesa dopo i vari litigi e che ora abbia paura di "buttarsi" per paura di tornare a litigare e soffrire?
So che devo cercare di vivere di giorno in giorno, godermi il momento, ma a volte proprio non ci riesco, sto troppo male all'idea che lei non mi ami più, che io sia risultata così deludente per questa persona che per me è la più importante del mondo. Ieri mi ha detto che merita di morire da sola e questa cosa mi ha spezzato il cuore.
Non sono pronta a lasciarla andare, ma se arriverà il momento lo farò, però, nel frattempo, c'è altro che posso fare per aiutarla? Con o senza di me, vorrei tanto che fosse felice.
Molte grazie per l'attenzione e la disponibilità.

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