Ho 27 anni e non riesco ad avere un rapporto civile con la mia famiglia

Inviata da Wings · 21 mar 2024 Terapia familiare

Buongiorno, sono una ragazza di 27 anni e non so nemmeno da dove cominciare. Potrei dire che ormai da più di un anno e mezzo vivo fuori casa con il mio compagno con cui sto insieme da circa 6 anni e va tutto molto bene, almeno con lui, lo sento molto vicino e comprensivo.

Sono figlia di genitori separati/divorziati (da quasi 26 anni) e ultimamente sto riscontrando problemi sia con mia madre che con mio padre, con qualche momenti di difficoltà anche con mia sorella e non riesco a capire come gestire la cosa.

Premetto, che ho sempre avuto un rapporto di amore e odio con mia madre, unica figura genitoriale presente, mentre con mio padre dopo tanti anni ho accettato la sua incapacità di esserci a livello affettivo, forse anche dovuto da come è stato cresciuto da sua madre mixato al fatto che dopo mia madre, lui non ha avuto nessun’altro, quindi ha passato 26 anni in solitudine, diventando “incapace” (se mai lo è stato) di gestire qualsiasi tipo di rapporto che andasse oltre a quello lavorativo mentre mia madre è stata una di quelle madri che usa i figli come armi, portando avanti lotte intestine, a suo dire per noi. Io e mia sorella non siamo mai state più di tanto legate, lei sempre brava e io sempre pecora nera, ma un lutto che lei ha dovuto affrontare ci ha unito moltissimo ai miei 16 anni per poi vederla andare via di casa chiudendo ogni ponte per un bel po’.



Ad oggi mi ero convinta di aver accettato, perché altro non si può fare, il rapporto con mio padre, standogli vicino nel mondo in cui riuscivo ad esserci, dandogli una mano con le medicine (perché altrimenti lui poteva saltare e non comprarsele per mesi), aiutandoli nei giorni liberi dal MIO lavoro per aiutarlo con il suo nel caso mancasse un impiegato, e questo mi ha permesso di capirlo, di notare anche somiglianze di carattere o di idee che avevo con lui e forse ritornandomi a illudere che in mio padre si fosse smosso qualcosa.

Nel frattempo il rapporto con mia madre un po’ si è incrinato, ma già prima che andassi a vivere via di casa, forse l’avere un mio spazio è quello che lo sta aiutando a non sgretolarsi del tutto.

Con mia madre ero arrivata a una situazione insostenibile invece, ha sempre gestito il mio mantenimento, ma 23 anni ho chiesto che parte di esso mi venisse dato per la gestione delle mie spese (lavoravo nel frattempo nei weekend). Con quei soldi mi arrangiavo in tutto, spese universitarie, spesa personale per il mio sostentamento, vestiti e ferie, eravamo coinquiline in pratica, lei prendeva la rimanente, per la mia parte delle bollette, gli entravano netti 300€ miei oltre al suo stipendio, mentre a me ne rimanevano pochi e poi si lamentava sempre che non aveva mai abbastanza soldi, puntando sulla mia pietà e facendosi aiutare nelle spese ad esempio veterinarie, perché in fondo diceva, quei cani li avevo voluti anche io e mia sorella (ma mia sorella è stata più furba ed era andata a vivere con mio padre perché si era stancata di farsi prendere tutti i soldi da lei, abbandonando però anche me).

In quegli anni mi stavo un po’ svegliando, che forse davvero mia madre non era tutta questa vittima, ma anzi nella mia vita aveva un po’ fatto la parte della manipolatrice, giocando su quelli che era i punti deboli: sensi di colpa ed empatia.



So che non devo rimanere ancorata a quello che è successo e che devo ACCETTARE il mio passato, un padre inesistente se non a livello economico, una madre manipolatrice ma che mi ha fatto conoscere cosa vuol dire essere amati da un genitore, una sorella che ha scelto la sua sopravvivenza dimenticandosi di me.

Diciamo che e quello che sto provando a fare nell’ultimo anno e mezzo, all’inizio sembrava che ci stessi riuscendo, avevo un rapporto civile con tutti loro, facevo da “diplomatica” alla famiglia, quella da cui tutti vanno quando qualcuno non ragiona o litiga, ma mi sono accorta che dopo la morte di mio nonno materno, una figura davvero cardinale per me, ora la costruzione che avevo, le certezze che da questa situazione ne stessi uscendo si sono sgretolate. Mio nonno non c’era più con la testa ormai da un bel po’ di anni ma la consapevolezza che ci fosse mi bastava.



Ora non li sopporto più, nessuno di loro, non sopporto più il falso vittimismo di mia madre, la non presenza emotiva di mio padre, e mia sorella a tratti mi sento dalla stessa parte nel magico mondo dei genitori non divorziati e a tratti mi sento dire che invidia la mia forza, la capacità di arrabbiarmi con i nostri e questo… questo mi fa arrabbiare ancora di più.

Odio il fatto che io debba essere quella forte, perché forte non mi ci sento, è stato un ruolo che mi è stato dato negli anni, giorno dopo giorno, perché non piangevo per tutta la storia con mio padre, perché ero sempre arrabbiata con mia madre e mia sorella e perché ero sempre quella comprensiva, che metteva da parte il suo dolore per aiutarli.

Non ho potuto essere fragile neanche il giorno del funerale di mio nonno, perché mia sorella era quella disperata che piangeva, anche se mentre moriva lei era in vacanza, mentre io devastata l’avevo visto spegnersi davanti ai miei occhi; e mentre mi chiedevo come si potesse tornare a vivere dopo qualcosa di così importante ti fosse stato strappato dovevo essere io quella contenuta, quella che aveva la forza di leggere al suo funerale.

E li qualcosa è scattato e ora non so come fare, sento che sto vivendo un cambiamento, sento che non voglio più far travolgermi da loro, dai loro problemi economici, dalle loro lotte intestine, ma questo cambiamento mi sta portando ormai a deteriorare il rapporto con loro, sempre più litigi a cui io non cedo più, in cui non riesco a dire “si va bene, hai ragion” e credo che arriverò a non avere più un rapporto con loro nemmeno civile se continuo così.

La mia domanda è quindi sono io il problema§? questo cambiamento come lo posso gestire? Come posso tornare ad avere un rapporto almeno civile?

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