Salve a tutti! Ho 32 anni e mi è stato diagnosticato un DOC da pensieri intrusivi. Sono alla quinta seduta dalla psicanalista e nell'ultimo incontro mi ha proposto di prendere appuntamento con lo psichiatra per iniziare un trattamento con antidepressivi...so che la migliore terapia sarebbe quella cognitivo comportamentale...mi chiedevo infatti se c'è una differenza importante sui risultati ottenuti tramite una terapia psicologica e l'altra.Altra domanda che mi sono posta è se davvero fosse utile ricorrere agli psicofarmaci così presto...ogni 15 giorni vado in seduta e mi sembra un tempo troppo breve 5 sedute per arrendersi e prendere la "scorciatoia" del farmaco. Ho voglia di lottare senza l'ausilio dei farmaci o quanto meno provarci! Attendo un vostro riscontro! Grazie
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12 GEN 2023
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Talvolta vediamo gli psicofarmaci come “dannosi” o “scorciatoie”, però spesso sono utili e necessari in un determinato momento. Questo perché permettono alla persona di “essere in forma” e riuscire a lavorare meglio su se stessa.
I suoi dubbi riguardo gli effetti, la durata della terapia, la tipologia di farmaco ecc potranno scioglierli la sua terapeuta e lo psichiatra, non abbia timore di fare loro tutte le domande che le vengono in mente.
Abbia fiducia in questi professionisti, l’orientamento psicologico di un terapeuta non è necessariamente importante, è invece fondamentale il rapporto che si instaura tra terapeuta/paziente.
13 GEN 2023
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Gentile Beatrice, trovo interessante la scelta delle parole "scorciatoia", "arrendersi" e "lottare" che a mio avviso denotano una sua attitudine ad approcciare la vita sull'onda di un preciso "dover essere". Ciò che alimenta i pensieri intrusivi è l'attenzione che diamo loro proprio per combatterli. L'approccio della mindfulness ci sta, al contrario, insegnando che è utile, con questo tipo di problematiche, lasciar fluire i pensieri nella nostra mente senza reprimerli, né agirli. E' importante osservarli con curiosità e utilizzarli per conoscere parti di noi stessi che, pur appartenendoci, non sono la totalità del nostro essere. Ciò implica che per ridurre la forza dei pensieri intrusivi sia necessario accettare di essere realtà complesse, eterogenee e dinamiche, non IO ideali e monolitici. Da questo punto di vista ciò che diventa rilevante, non è tanto il tipo di terapia, quanto la relazione che si instaura tra lei e la sua terapeuta e quanto questa le consentirà di esprimere e alimentare la presenza a se stessa, ai suoi pensieri e alle sue emozioni.
Per quanto attiene all'utilizzo dei farmaci esistono i falsi miti che essi siano una sorta di l'ultima spiaggia oppure che ottundano la mente. Al contrario, essi sono indicati quando è possibile ipotizzare uno squilibrio neurochimico che aggravi la sintomatologia. Nel caso specifico una carenza di serotonina. L'importante è raggiungere il risultato del suo benessere psicologico e se in questo percorso i farmaci possono avere un ruolo, non lede la sua dignità, né si deve pensare di doversi arrendere a diventarne dipendenti e ad essere stigmatizzati socialmente. Essi possono essere utilizzati per il tempo necessario a ripristinare il corretto funzionamento dei circuiti cerebrali che presentano anomalie funzionali, mentre parallelamente, si allena la mente a funzionare in maniera più fluida attraverso la terapia psicologica.
13 GEN 2023
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Gentile Beatrice, rispetto alla diagnosi e alle sue perplessità e preoccupazioni su un eventuale trattamento farmacologico credo sia importante parlarne direttamente con il/la terapeuta così da chiarire le motivazioni ma soprattutto essere accolta e riconosciuta nei dubbi che lei pone. In merito al DOC e i pensieri intrusivi le chiederei quanto invalidanti sono per lei al momento perché una terapia farmacologica di sostegno potrebbe facilitare il percorso terapeutico. Sui diversi tipi di terapia posso confermarle che la letteratura scientifica conferma l'efficacia di strategie cognitivo-comportamentali. Personalmente ritengo che un approccio integrato possa essere funzionale al pari della terapia cognitivo-comportamentale. Si dia il permesso di valutare quale strada terapeutica si sente più rispondente alle sue caratteristiche temperamentali e alla sua storia di vita. Rimango a disposizione, un caro saluto Maria dr. Zaupa
12 GEN 2023
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Buonasera signora
Mi spiace molto della sua sofferenza
Ne parli con la psicoterapeuta pe il l problema dei farmaci.
Inoltre può sempre cambiare psicoterapeuta
Se non si trova bene.
Dott.ssa Patrizia Carboni
Psicologa Psicoterapeuta
Roma
12 GEN 2023
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Cara Beatrice, parli con la sua terapeuta di come si sente in merito ai farmaci, di come la fa sentire l'idea di prenderli e di questa sua volontà di continuare ancora un po' senza il loro uso. E' importante parlare anche di questo durante i vostri incontri, cosi che sia lei che la sua psicanalista possiate comprendere a fondo le vostre posizioni.
Per quanto riguarda i diversi approcci, le differenze non riguardano i risultati ottenuti, perchè si lavora con gli obiettivi costruiti con chi si rivolge a noi, quello che cambia sono le tecniche impiegate per arrivare a quei risultati.
Se sente che la terapeuta che la sta supportando non fa al caso suo, può sempre cambiare in qualunque momento.
Resto a disposizione, anche online.
Un caro saluto, dott.ssa Sara Manzoni.