Secondo figlio post aborto

Inviata da Miriam · 11 mar 2021

Spett.le Staff buongiorno, scrivo perchè mi trovo, ormai da un anno e mezzo, in pieno blackout. Ho 33 anni ed il mio compagno 52. Nonostante la differenza di età, conviviamo da quasi 10anni e da 4 anni siamo genitori di un bellissimo bambino. E' stato fortemente desiderato ma mai avrei immaginato fosse così dolce, sensibile ed intelligente. Oserei dire che mi è venuto proprio bene... Purtoppo i primi anni me lo sono goduto poco in quando, da 6 anni, abbiamo aperto un'attività insieme ed essere libera professionista e allo stesso tempo mamma non è sttao per nulla semplice. Ho lavorato fino all'ultimo giorno , in ospedale avevo portato addirittuta l'agenda per fissare gli apputamenti. Una volta dimessa, insistevo per mentenere gli stessi ritmi di prima. Preciso di aver sempre avuto una mania del controllo ed è emerso anche nel percorso psicologico terminato 3 mesi fa, intrapreso dopo aver abortito nel settembre2019. Quando ci penso mi sembra assurdo sia passato un anno e mezzo perchè il tempo sembra quasi essersi fermato. Con il mio compagno avevamo, quel mese, iniziato a pensare al secondofiglio, ignari del fatto che fossi già incinta. Una notte, mi sono svegliata di soprassalto presa dal panico nel realizzare che avrei potuto esserlo davvero e da quel giorno, fino all'intervento , non sono stata più la stessa. E' come se fossi entrata con la macchina in galleria (perdonate l'esempio un pò azzardato). Ad un tratto il sole è sparito e vedevo solamente tutto buio. Piangevo perchè sentivo che avrei dovuto separarmi dal mio primo figlio. Si sarebbe domandato perchè ne ho desiderato un altro quando avevo già lui. Forse da figlia unica non comprendo appieno il legame di fratellanza. Ricordo che non mi guardavo mai allo specchio e non toccavo mai la pancia e questa sensazione non spariva. Sentivo che stavo regredendo, che i progressi fatti con il primo si stavano annullando in quanto, con un neonato, occorre ripartire da zero. Se ci ripenso a quel periodo, in effetti la fatica è stata tanta. Da sola in quanto il mio compagno era sempre al lavoro. L'allattamento misto, le colazioni lunghe quasi un'ora, i risvegli pomeridiani sempre con pianti. Eppure ha sempre dormito di notte, ma la sensazione era quella di non recuperare mai le energie (mentali). Ancora adesso fatico a programmare qualcosa. A breve dovrò sposarmi e ristrutturare casa, ma non ho ancora iniziato a pensare a nulla. Sono immersa nel lavoro e , quando sto con mio figlio dopo la scuola, non penso a nient altro se non alla sua merenda, al farlo giocare. Diciamo che , rispetto all'ultimo anno, alcune cose sono cambiate (in meglio). Ho una casa più grande, mi sono decisa a lavorare part-time e da casa. Ma sembra non bastare perchè ogni tanto, scoppio di rabbia, motivo per i quale ho intrapreso il percorso psicologico. Ancora non riesco a mettere in atto i suggerimenti ricevuti e la mia paura, se dovessi avere un altro bambino, è quella di scoppiare del tutto chissà con quali conseguenze. Come posso aver questo tipo di paura? Come può un motivo di questo tipo impedirmi di diventare ancora mamma? Sono una brutta persona? Quando vedo un neonato provo molta tenerezza e immagino spesso a come sarebbe essere in 4 . Cado ancora nell'errore dell'aspettativa che poi, immancabilmente, non corrisponde alla realtà. E non posso farci niente perchè il controllo sui bambini è impossibile averlo. Mi sento intrappolata nel tunnel e non riesco a mettere un punto a questa scelta. Decidere di fermarmi mi fa soffrire, non lo nego.Quando vedo famiglie numerose mi chiedo come facciano e in cuor mio un pochino le invidio perchè rappresentano ciò che avrei voluto per me, per noi. Il tempo passa e la decisione ancora non arriva ad essere definitiva. Se dovessi concentrarmi sul "adesso" direi di sì, facciamolo! Ma poi , quando ci provo , ecco che ritorna il panico che mi toglie il sonno. E' uno stato d'animo reale? Un avvertimento? Mai vorrei che capitasse ancora ciò che è successo un anno e mezzo fa. Perchè per altre mamme, che si lamentano spesso, avere il secondo è stata una decisione facile? Forse non amo abbastanza il mio ruolo di madre da doverlo ripetere?

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Miglior risposta 12 MAR 2021

Gentile Miriam,
riesco a leggere nelle sue parole la sensazione di ansia e preoccupazione che la attanaglia. Inizierei però col dirle una cosa che ritengo fondamentale: sia più clemente con se stessa. Avere paura per un cambiamento che, di fatto, non è reversibile, è legittima e non fa di lei una persona cattiva. Noto che sia lei stessa a usare aggettivi giudicanti nei suoi confronti. Perchè dovrebbe essere una cattiva persona se ha paura? Conceda alle sue emozioni il diritto di esistere.
Una volta fatto questo possiamo pensare a che cosa le genera. L'esperienza dell'aborto è sicuramente un'esperienza traumatica, che lascia degli strascichi importanti. Sarebbe importante indagare come questo evento influisca nella sua percezione del cambiamento, come lei sia riuscita effettivamente a metabolizzarlo.
Mi sento comunque di dirle che ognuno di noi vive il timore di un cambiamento, magari non tutti interpretiamo gli stessi eventi allo stesso modo e questo fa sì che lei senta alcune madri ritenere la ricerca di una seconda gravidanza una scelta semplice. Queste stesse donne, magari, potrebbero vivere in modo più preoccupato qualcosa che per lei è all'ordine del giorno.
Siamo tutti diversi, ognuno ha i propri vissuti. Partiamo da questi per capire quello che accade nella nostra vita e nella nostra emotività.
Sono a sua disposizione
Dott.ssa Morena Galassi

Dott.ssa Morena A. Galassi Psicologo a Torino

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13 APR 2021

Gentile Miriam,
la scelta della maternità é un momento molto delicato nella vita di una donna, indipendentemente dal fatto che si presenti per la prima volta. Nel caso di un secondo figlio é senz'altro una scelta caratterizzata anche da una maggiore consapevolezza dei diversi aspetti di luce ed ombra che la caratterizzano. Credo quindi che i dubbi e le domande siano assolutamente comprensibili soprattutto dopo un'esperienza così traumatica come quella dell'aborto. Penso però che questi momenti di crisi possano anche essere vissuti come un'opportunità di crescita personale che può preparare il terreno, qualsiasi sia poi la strada che sceglierà di percorrere. Io cercherei di valorizzare il punto in cui si trova, senza giudicarsi per le incertezze, le paure e le emozioni che lo caratterizzano. Credo pertanto che senz'altro potrebbe essere utile l'idea di riprendere un percorso personale per capire meglio da dove abbiano origine alcuni vissuti che al momento oscurano la percezione che ha di se stessa come madre ma che non hanno certo a che fare con il suo amore per questo ruolo.
La maternità può essere un'occasione importante per riflettere sul proprio modo di prendersi cura di sé stesse. Si possono scoprire importanti risorse, utili anche nella relazione con i propri figli.
Le faccio tantissimi auguri e resto a disposizione.
Dott.ssa Giulia Forcellini
Psicologa e psicoterapeuta

Dott.ssa Giulia Forcellini Psicologo a Verona

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12 MAR 2021

Buongiorno Miriam, le do un'altra lettura della sua vita. Io vedo una giovane donna affermata lavorativamente, in una relazione stabile e un'attenta mamma. Forse il suo giudice interiore è troppo severo. Scenda dalla macchina dei sensi di colpa e inizi a camminare, prendendo per mano suo figlio, e presto uscirà dalla galleria!
Dott.ssa Marina Roberti

Dottoressa Marina Roberti Psicologo a Roma

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11 MAR 2021

Gentile Miriam
Sento chiaramente la sua paura, per quanto avere un figlio sia una delle esperienze più belle del mondo, risulta essere allo stesso tempo un percorso duro e complesso che richiede tanta vicinanza e supporto
Leggendo le sue parole mi chiedo se la sua paura di avere un’altro figlio sia connessa all’esperienza dell’aborto e quindi che una situazione simile possa ripetersi oppure se legata alla paura che un nuovo figlio e membro della famiglia possa stravolgere gli equilibri. Queste sono scelte che forse non si possono prendere, si devono accogliere nel momento in cui si presentano sentendo ben chiari il contatto con se stessi e con le proprie emozioni.
Sembra ci sia qualcosa che la blocca che non le permette di vivere serenamente questa esperienza, dove sente questa paura se dovesse immaginarla nel corpo?
Sarò lieta di accogliere le sue risposte qualora volesse rispondermi
Resto a sua completa disposizione
Barbara Iurato

Dott.ssa Barbara Iurato Psicologo a Modica

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