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30 AGO 2021
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Buonasera Luna92, personalmente non ho bisogno di sapere quale sia il suo quadro clinico. Semplicemente perché non devo dare un giudizio sull'opportunità o meno del consiglio o invito del suo terapeuta. Parlo in generale. Perché cercare un aiuto di un altro tipo di specialista deve per forza essere visto come una sconfitta e, invece, non come un reale interesse a trovare una soluzione ulteriore alla sua sofferenza? Perché lo specialista è uno psichiatra? Allora si parte da un pregiudizio verso la categoria? Io, da psicologo/psicoterapeuta, talvolta, chiedo aiuto clinico a colleghi psichiatri (soprattutto se hanno un modello simile al mio, ma non è dirimente) in quanto, molto semplicemente, può capitare di non poter fare una seduta di psicoterapia efficace in quanto il o la paziente sta troppo male, quindi non riesce ad essere attenta, ha un umore troppo down (o up), salta le sedute, etc. Personalmente mi avvalgo della collaborazione di uno psichiatra (ovviamente dopo aver valutato, con il paziente, i suoi timori o paure) con l'obiettivo di, cmq, uno scalaggio farmacologico in modo che la persona riesca a gestirsi sempre meglio emotivamente raggiungendo di nuovo la propria autonomia. Se sussiste una collaborazione di questo tipo tra psicologo e psichiatra, la psicoterapia non può che giovarsene (tra l'altro, questo è dimostrato da svariate ricerche). Ovviamente, non è che, questo vale per tutte le terapie, ma solo per alcune. E non è per niente detto che, quelle che utilizzano la collaborazione di uno psichiatra, è perché siano più "difficili". È solo uno strumento in più che abbiamo per comprendere e gestire la sofferenza.
Rispetto al suo caso, Luna, quindi, la invito a parlarne col collega, di questi suoi dubbi. Tuttavia, dal suo post, quello che mi arriva in termini di percezione personale (ma posso sbagliare, ovviamente), è che la fiducia col suo terapeuta sia già un po' incrinata, a prescindere dal discorso sullo psichiatra. In tal senso, dunque, la invito a parlare prima di questo con il suo terapeuta, ovvero dei suoi dubbi su obiettivi clinici non ancora raggiunti, dei suoi dubbi sul come gestisce la terapia e tutto il resto. Non si preoccupi che il collega si senta offeso/giudicato/non apprezzato etc...noi, siamo formati per gestire queste che, superficialmente, sembrerebbero delle critiche ma che, in realtà, sono informazioni preziosissime per la vostra relazione clinica ed il prosieguo, su un altro livello, pforse ancora più efficace, della psicoterapia.
Buona fortuna,
dott. Massimo Bedetti
Psicologo/Psicoterapeuta
Costruttivista/Postrazionalista Roma