Qualcosa è cambiato durante la terapia

Inviata da Maria · 12 lug 2016 Autorealizzazione e orientamento personale

Carissimi,
ho 32 anni e sono in terapia da due. Inizialmente per problemi legati al lavoro. Premetto che ho grande stima e rispetto per la psicologa che mi ha seguita in un momento molto delicato per la mia vita e la mia carriera e sono consapevole di avere un grosso debito di riconoscenza nei suoi confronti.
Credo sia necessaria una breve premessa prima di porvi la mia domanda. Quando ho cominciato il mio cammino (mi piace chiamarlo cammino perché sono consapevole di essere una persona nuova) avevo sostanzialmente dei problemi sul lavoro con un capo "donna" con la quale replicavo tutti gli schemi del rapporto con mia madre. Le persone che non mi conoscono mi definiscono fredda e distaccata, quasi una macchina da guerra. In realtà non lo sono e credo che proprio per il fatto di non esserlo abbia scelto in autonomia di rivolgermi ad una specialista. In realtà mi piace nascondermi dietro la mia corazza, mi difendo dagli altri. Vi confesso che i risultati raggiunti sulla mia vita professionale sono notevoli. E dopo aver finito con quello che era il mio obiettivo primario ho deciso, coscientemente, di continuare a lavorare su me stessa. La psicologa che mi segue è sempre stata presente in ogni momento, in ogni piccola conquista, giorno dopo giorno, sempre. Abbiamo sempre avuto un buon rapporto (molto formale nei primi mesi e poi via via più "normale" e meno rigido, freddo e distaccato..che per me è una conquista). Vorrei avere da voi un consiglio. Negli ultimi 2/3 mesi ho avuto qualche problema a relazionarmi con la mia psicologa. C'è stato un momento in cui non mi sono sentita ascoltata, come se qualcosa si fosse improvvisamente rotto. Ho fatto presente questa mia "sensazione" (posso anche essere emotivamente analfabeta come mi ha definita più volte ma sono assolutamente sicura di quello che ho sentito e continuo a sentire) e non ha fatto altro che minimizzare. Ho anche fatto presente che questa tendenza a minimizzare una mia sensazione non ha fatto altro che allontanarmi ancora di più. Sono seguite un paio di sedute (ogni 15 gg) in cui mi è stato fatto presente che non dovevo dare particolare peso a quanto accaduto, che non dovevo parlare di lavoro, che emotivamente sono analfabeta, che non le permetto di fare il suo lavoro, che sono un caso difficile, che sono una vigliacca solo perché mi sto prendendo il tempo di riflettere prima di prendere una decisione drastica (e che avrebbe ripercussioni anche su altre persone...). Ne sono seguite altre due sedute in cui non sono riuscita, oltre ad avere contatto visivo (non riesco proprio a guardarla in faccia), a proferire parola. Sono entrata, mi sono seduta, ho risposto si/no ad alcune domande e poi il silenzio. Non riuscivo a parlare, sentivo anche il corpo quasi paralizzato, guardavo l'orologio per scappare. Il giorno dell'appuntamento è sempre caratterizzato da un malessere diffuso e da un mal di stomaco costante. Cos'è cambiato? Sicuramente avrò sbagliato qualcosa, ma non riesco a capire dove? Cosa mi sono persa per strada? Potete aiutarmi a chiarirmi le idee. Grazie in anticipo.

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Miglior risposta 13 LUG 2016

Cara Maria,

è difficile poter rispondere alla sua domanda; quello che accade nella stanza della terapia è colorato da dinamiche emotive e relazionali che solo la coppia creativa terapeuta/paziente può conoscere nel dettaglio.

Quello che mi colpisce nelle sue parole sono le frasi che le avrebbe detto la collega: "che emotivamente sono analfabeta, che non le permetto di fare il suo lavoro, che sono un caso difficile, che sono una vigliacca solo perché mi sto prendendo il tempo di riflettere prima di prendere una decisione drastica".

Non conosco il contesto esatto in cui sarebbero state pronunciate queste frasi, ma posso comprendere che non abbiano aiutato lei a riallacciare il contatto emotivo, prima ancora che visivo, con la sua terapeuta.

Purtroppo questa dinamica può essere chiarita solo in seduta e le consiglio caldamente di affrontarla senza indugio al prossimo incontro.
Dica chiaramente alla sua curante come si è sentita; racconti esattamente quello che ha scritto a noi e, qualora dovesse minimizzare, le faccia presente che questo non l'aiuta a riconquistare la sua fiducia.
Tenga presente che questo momento, se ben gestito, potrebbe rivelarsi assai utile per il suo cammino, come lei lo definisce.

Resto in ascolto
Un caro saluto

Roberto Callina - psicologo psicoterapeuta - Milano

Dr. Roberto Callina Psicologo a Milano

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25 LUG 2016

Cara Maria,
penso che forse le sta accadendo qualcosa che ad un certo punto della terapia succede, si chiama controtrasfert.
Il terapeuta sa che normalmente avviene che si sviluppi una sorta di contrapposizione da parte del paziente nei suoi confronti
Il terapeuta saprà come affrontare questo momento e di solito ha gli strumenti per sciogliere questa difficoltà. È un momento importante di crescita del lavoro
un caro saluto
Caterina Iudica

Dott.ssa Iudica Caterina Psicologo a Catania

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20 LUG 2016

Cara Maria,
ho letto con piacere il suo racconto, denota una profonda ammirazione e stima per colei che l'ha aiutata in un momento difficile del suo percorso di vita. È proprio questa stima che ha portato un profondo dispiacere nel vedersi cambiare drasricamente la relazione.
Penso sia difficile attraverso uno scritto capire che cosa è andato storto, ma credo fortemente che le parole che la sua psicologa le ha attribuito, l'abbiano "offesa" molto, forse riportandola indietro col tempo...(chi è che faceva così con lei?). Dall'altra parte la curante ha "reagito" ha degli "attacchi" con una difesa che probabilmente fa parte del suo carattere perchè magari sa di essere stata così e come si sa, non è bello sentirselo dire!
Penso che non debba viveresi male il momento in cui deve andare dalla psicologa, l'idea di base è proprio il contrario! Perciò le consiglio vivamente di parlarne con la sua psicologa, parlare di come la fa sentire, di come la fa stare in seduta e prima di anadre in seduta...sono temi importanti per ristabilire una buona relazione terapeutica.
Cordialmente
Valentina Bacco
Psicologa-Psicoterapeuta

Dott.ssa Valentina Bacco Psicologa-Psicoterapeuta Psicologo a Crescentino

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14 LUG 2016

Gentile signora Mara,
nella mail scrive di essersi inizialmente trovata bene con la psicologa che l’ha seguita in un momento delicato della sua vita e che nutre stima e rispetto per lei, scrive che insieme avete fatto molte conquiste…, ad un certo punto ci sono stati dei problemi, non si è sentita ascoltata e nel momento in cui lo ha riferito, ha sentito che il problema è stato minimizzato. Il mio consiglio è di parlare con la psicologa e riprendere dal punto in cui non si è sentita ascoltata. Alcune volte può capitare che sorgano delle difficoltà nella relazione ma l’importante è riuscire a fare un passo indietro e ricostruire da dove si è interrotto.
Credo che sia importante, anche, che parliate di quello che sente: del mal di stomaco e della voglia di scappare.
Rimango a disposizione nel caso sentisse la necessità di ulteriori chiarimenti.
Cordialmente
Dott.ssa Sabrina Bush – Psicologa Verona

Dott.ssa Sabrina Bush Psicologo a Verona

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14 LUG 2016

Gentile Maria,
non credo che abbia sbagliato in qualcosa, quanto piuttosto non si sente più ascoltata dalla sua terapeuta. Le ha manifestato questo disagio e ha percepito di sbattere contro un muro,anche perché da quello che scrive la relazione è andata peggiorando.
Pare evidente che si sia spezzato l'equilibrio della vostra relazione, e che in questo momento Lei abbia perso fiducia nella sua terapeuta..
Probabilmente sarebbe meglio per il momento fare una pausa, prendersi del tempo tutte e due, per capire cosa non ha più funzionato..forse è arrivato il momento per andare da sola?
A disposizione per qualunque domanda o chiarimento
Cordialmente
Dott.ssa Battilani Cristina

Dott.ssa Battilani Cristina Psicologo a Parma

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13 LUG 2016

Gentile Signora,
ho letto con vivo interesse la sua mail, che denota una preoccupazione profonda ed una capacità di comprensione dei propri stati interni altrettanto viva. Il problema che lei ha presentato è complesso, ed in questa sede non è facile dare una risposta "pronta all'uso". Mi sembra di capire che, con la sua dottoressa, ha ottenuto numerose conquiste, sul piano lavorativo e personale, ma che, in questo periodo, ci sia stata una "frattura" nel vostro rapporto professionale, che lei non riesce a comprendere. A quanto leggo inoltre, la sua dottoressa non sembra essere dello stesso avviso, forse perché non vede il problema, o perché, per suoi motivi, non riesce in questo momento ad affrontarlo. Il mio consiglio è di fare un altro tentativo con la sua dottoressa per risolvere il problema, esprimendo chiaramente, come mi sembra di capire lei sappia fare, come i colloqui con lei la fanno sentire ultimamente. In seguito, si prenda una pausa dalla terapia, per valutare se riprenderla con la stessa dottoressa, o se, eventualmente, cambiare professionista. Può capitare di iniziare un percorso con un terapeuta e poi proseguire con un altro, le abilità da lei acquisite non se ne andranno con un cambio di terapeuta.
La saluto, e resto a disposizione per eventuali chiarimenti.
Dottoressa Valentina Cicalese.

Studio LeggerMente Psicologo a Civitanova Marche

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