Sensazioni e dubbi riguardo la Terapia

Inviata da Andrea Curcio · 10 apr 2024 Autorealizzazione e orientamento personale

Salve, ho iniziato circa 1 anno fa su consiglio della mia precedente psicoterapeuta (sistemico-relazionale), un percorso di CBT.
A sua detta avevo bisogno di mettere ordine ai pensieri e a fermarli(non riesco a prioritizzare) e anche di vedere un professionista dal vivo (prima la svolgevo tramite unobravo).

Da circa 1 anno ho intrapreso dunque questo nuovo percorso, suddiviso a fasi alterne, quando sono troppo preso dai pensieri che mi creano caos non riesco ad organizzarmi nemmeno per dedicare del tempo a me stesso e per questo non l'ho incontrato per parecchio tempo.
Alla ripresa del percorso ho iniziato a sentire una sorta di disagio provocato dal fatto che a più riprese mi ha comunicato messaggi del tipo "sono molto pieno, se ti dedico spazio è perchè mi interessa aiutarti, altrimenti non ho proprio spazio", "fammi sapere prima perchè mi devo organizzare, non riesco ad inserirti", "sono veramente incasinato in questo momento, per fortuna il lavoro non manca", "non mi mancano i pazienti, non lo faccio per quello, mi interessa aiutarti" e altre espressioni simili.

Il più delle volte queste espressioni nascono in risposta al mio esprimere la poca capacità di organizzare il mio tempo e spazio soprattutto quando sono molto stressato e quando il mio livello di "ansia" rispetto a consegne di lavoro etc è alto. (sono un libero professionista).
É proprio questo botta e risposta ad aver acceso in me i primi campanelli di allarme. Tante volte mi è venuta voglia di rispondere: "ma a che che diamine interessa di quanto lavora e se io sono speciale ad avere un posto tra i suoi buchi", tant'è che sono arrivato a comunicarglielo in terapia dicendo che io sono lì per risolvere i miei problemi e non voglio mettermi a risolvere i suoi del suo tempo. Con tutto il rispetto possibile ma a me "che me ne deve fregare di quanto lavora?".

Dopo quella conversazione, che a mia detta, ha sortito poco effetto ho iniziato a notare altri elementi che mi trasmettevano delle sensazioni non positive, come il fatto che mi dica di "fidarmi di lui", "perchè sono veramente bravo", "e ne ho risolti di casi", "molto più complessi del tuo","sono un ossessivo come te e mi piace il mio lavoro, per me diventa una sfida". Poi mi parla di esempi di altri pazienti e di loro problemi. Che a volte mi fanno sentire "meno problematico" altre volte dico: "ma a me che me ne deve fregare"?

Da qui ho detto che avrei potuto vederlo una volta ogni 15 giorni e lui mi ha detto "così non lo faccio perchè bisogna fare come dico io", "devi prenderti il tuo tempo almeno 1 volta a settimana". Anche qui sensazione non positiva, lui dice che non si può lavorare vedendosi così poco e che ci deve essere una cadenza settimanale.

Una volta ripreso questo percorso (ma anche prima) dopo alcune sedute inizia a dirmi "ok ho capito, tu sei ossessivo", "tu sei un pò narcisista", "un pò borderline". Insomma, usa tutti questi termini che reputo molto forti poichè non sono scemo ed ho la capacità di usare internet per informarmi e studiarne i significati. Ne discuto con lui, che li sento non miei e lui mi dice "si può essere anche covert", ed io "Ok, va bene, risolviamo questa cosa".

Questo perché ci tengo a precisare che io metto in discussione tutto, ho l'obiettivo di migliorarmi come persona e come individuo, di gestire meglio la mia emotività, affrontare in modo più sereno la vita e raggiungere quelle che sono le mie ambizioni professionali, cercando di non tralasciare affetti e relazioni, dove sono a sua detta "carente", ed io reputo che non per forza serva circondarsi di persone.
Naturalmente argomenti affrontati nelle quattro mura.

Dopo questa fase inizia un periodo in cui mi fa dei complimenti sul fatto che io sia forte, un mostro (in senso positivo) in quello che faccio, che so parlare bene, che se anche non facesse terapia con me si vedrebbe con me fuori dallo studio perchè sono una bella persona e si andrebbe a prendere un caffè con me. Tutti complimenti che io non vorrei sentirmi dire perché mi da fastidio e probabilmente alimentano l'ego. Poi mi confida che li fa perché sa che mi danno fastidio e devo accettare che ho delle qualità che gli altri, all'esterno apprezzano.
(ho vissuto una situazione in cui un collega/amico mi riempiva di complimenti e poi mi ha tradito parlando malissimo di me con tutti i colleghi ed amici). Anche qui sensazioni non positive e spiego subito il perchè.

Dopo l'intrecciarsi di queste situazioni chiedo se sia normale che mi sento smarrito e che non so che direzione sta prendendo questa terapia, non vedo un piano chiaro e definito (e vista la mia condizione mentale credo ce ne sia bisogno). Durante gli ultimi incontro è solo un fiume in piena che tratta tanti argomenti e lui mi ha detto di segnarne alcuni così li trattiamo, ma io ancora non riesco a vederci un piano chiaro e questa cosa mi destabilizza.

Ho già provato a parlargliene e lui mi ha detto: "il mio lavoro lo faccio come voglio io", questa cosa mi ha lasciato interdetto, attualmente so di aver bisogno di discutere di alcuni argomenti, ma la "ferita" che ha lasciato in me è stata del tipo "non appena starò meglio, cambierò terapeuta immediatamente". Ecco, non so se questa cosa si può rimarginare e se in generale tutte queste sensazioni che sto vivendo siano normali.

Questo precedente confronto nasce anche dal fatto che ho vissuto un grave lutto, il suicidio del fratello di mia madre (mio zio) ed ho voluto riprendere contatti con la precedente sistemico-relazionale che conosceva molto bene tutto il sistema famigliare intorno a me, per questo ho voluto sentirla per un consulto e dare ordine a quelle emozioni. Ecco, questa notizia ha fatto arrabbiare di molto, l'ho visto, il nuovo terapeuta che a sua detta si è sentito "tradito" perchè avrei dovuto parlarne con lui.

Mi sono confidato con la mia precedente terapeuta anche riguardo queste sensazioni e lei senza pronunciare nulla ha fatto intendere con le espressioni facciali che non è correttissimo quello che sta avvenendo ma che accetta che ci siano N modi di procedere in ambito clinico e che ognuno ha la sua filosofia, solo lei non l'accetta, come le etichette e il parlare spesso di se.

Ora, viste queste vicende, io non so se questo cognitivo-comportamentale sia proprio così e/o se devo scegliere un professionista più ambizioso.

A volte mi sento come "manipolato" in un qualcosa che non mi sta dando quello che voglio e come se stessi prendendo tante scelte che prende lui per me, seppur in effetti a volte mi diano sollievo, temporaneo.

Mi viene riconosciuta la mia libertà di pensiero, il fatto che la mia mente sia libera da catene e possa parlare di tutto senza vincoli, ma è strano sentirsi che di alcune cose "non posso" parlare per paura di offendere.

Vorrei un luogo dove posso parlare di tutto anche se il professionista dall'altra parte si sente messo in discussione, ma se si sente messo in discussione, mi dispiace perchè mi sento che sto facendo del male.

Quando invece vorrei dare libero sfogo totale ai miei pensieri e venire accettato a prescindere poichè sto pagando per quello spazio e per quel consulto.
Se non avessi avuto bisogno di aiuto non l'avrei chiesto e se non avessi avuto bisogno di un professionista non avrei pagato.
Forse non è alla mia altezza o comunque all'altezza del problema da risolvere, non lo so.

Mi chiedo se ha senso quello che scrivo.

E dopo che mi ha detto di essere un pò narcisista penso continuamente che quando penso una cosa del genere, io lo sia.

(è proprio qui che ho cambiato il titolo da "Sensazioni non positive riguardo la terapia" in "Sensazioni e dubbi riguardo la terapia")

Grazie

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