Crisi di coppia e innamoramenti

Inviata da Mads49 · 12 ott 2023 Terapia di coppia

Buon pomeriggio,
Sono una donna di 30 anni. Lavoro come educatrice in una scuola dell'infanzia, ambiente prettamente femminile.
Convivo da un anno con il mio ragazzo, con cui sto da 8, abbiamo un ottimo rapporto sia tra di noi, con gli amici e con le nostre famiglie, e ci vogliamo molto bene.
Succede che a me capita spesso di prendermi delle cotte per altri uomini, che ho conosciuto in università o incontro nelle mie formazioni (studio per diventare psicoterapeuta); requisito indispensabile è che questi ragazzi mi diano almeno un minimo di attenzione, anche solo che mi parlino, mi mandino un messaggio o mi sorridano. Inizio a farmi dei castelli e faccio di tutto per attirarne l'attenzione, cercando allo stesso tempo di rimanere defilata. È come se fosse una sfida per me, voglio vedere se questa persona ci proverebbe con me, per poi rifiutarla perché ho un fidanzato, che rispetto troppo per tradire. A quasi nessuno di questi ragazzi che sono comparsi, negli anni, nella mia vita ho detto di essere fidanzata, per non influenzare il loro comportamento.
Mi ero fissata con un mio compagno di università, ci pensavo sempre, ma lo sentivo molto distante e come me era fidanzato, quindi col tempo e molta fatica me ne sono fatta una ragione.
Ora però è diverso. Sul lavoro, c'è un collega, unico uomo, più giovane di me di qualche anno, molto carino, simpatico e intellettualmente intrigante. Quando siamo fuori coi bambini parliamo tanto, io cerco di evitarlo a volte perché non voglio distrarmi e voglio concentrarmi sui bambini, però lui viene quasi sempre a cercarmi per parlare, quindi parlo con lui ma rimango attenta a ciò che mi succede intorno ovviamente. Lo evito perché voglio convincermi che devo lasciar perdere, ma poi non ce la faccio mai, perché appunto si avvicina e mi cerca, a volte noto che mi guarda.
Anche lui è laureato e ha tanti interessi culturali, mi fa bene averlo sul lavoro e mi stimola a fare ancora meglio. Non ci sentiamo però al di fuori del lavoro, se non per brevi comunicazioni inerenti il lavoro, e lo cerco quasi sempre io. A me piacerebbe sentirlo anche al di fuori, per approfondire la conoscenza, per parlare con calma, ma tutto ciò non avviene. Quindi immagino che ci si parli solo al lavoro perché è un modo per legare coi colleghi.
Io mi sento ossessionata da lui, lo penso giorno e notte. Ultimamente faccio fatica a mangiare e dormire, un po' per delle situazioni stressanti che stanno capitando nella mia vita, un po' perché penso a lui... mi sveglio nel cuore della notte e mi faccio castelli su noi due.
Al mio terapeuta racconto che vorrei semplicemente diventarci amica, la realtà è che voglio qualcosa di più. Ma poi penso a che, se dovesse succedere qualcosa, direi di no.
Sto affrontando questa cosa in terapia e autonalisi e mi sono risposta che questa grande attrazione è data dal fatto che vedo il mio collega tutti i giorni e ho bisogno di grandi attenzioni (anche per mie questioni famigliari); in questo periodo, sento che io e il mio ragazzo siamo molto distanti, più coinquilini che coppia, non parliamo di niente, non abbiamo niente in comune, siamo presi dal lavoro e dagli impegni e non riusciamo a ritagliarci momenti per noi. Eppure l'ho amato tanto, e forse lo amo ancora, con lui sono totalmente me stessa e ci capiamo al volo.
Ma ora non riesco a sentire più questi sentimenti, mi sembra di essermi messa con lui perché ci aveva provato con me.
So che queste cotte sono un bisogno di attenzione, sono un qualcosa che non trovo nella mia relazione, e quindi ho parlato con il mio ragazzo di quello che ci sta succedendo come coppia, che per me sarebbe facile cercare altro e tradirlo, ma che sento delle mancanze e voglio risolvere. Parlo di cose anche importanti, per esempio provo a raccontargli cosa mi succede o le cose che provo, o quello che ho fatto durante il giorno, ma lui non mi ascolta veramente, perché è impegnato a fare altro oppure è troppo stanco... e lui non mi racconta niente.
Dice che si dispiace, che lui mi ama molto e non vuole che tra noi finisca, ma che in questo momento si sente infelice in generale e non riesce a concentrarsi su niente, neanche su di me.
Io gli ho detto che se non mi sento felice nella coppia allora è meglio stare da sola, anche se ciò significherebbe tornare dai miei genitori perché la casa è sua e io non ho abbastanza soldi per pagarmi un affitto.
Non so che fare, da un lato vorrei risolvere con il mio compagno e tornare felici come un tempo (perché lo siamo stati), dall'altro vorrei avere il coraggio di lasciarlo, anche se dovrei tornare dai miei e provocare dispiacere nelle nostre famiglie, e sentirmi libera. Non vorrei neanche una nuova relazione, perché significherebbe ricominciare tutto da capo, rimettermi a nudo un'altra volta, e forse dopo un po' di tempo mi sentirei annoiata. Quindi forse questo collega non è neanche un obiettivo, ma un diversivo
Che fare? Ho già all'attivo come dicevi un percorso psicoterapico

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