Crisi di coppia...lui infatuato di un'altra

Inviata da EVELIN · 10 set 2013 Terapia di coppia

Salve, sono una donna di 37 anni, sposata da quasi 8 anni. Oggi vi contatto perché il mio matrimonio sta attraversando una crisi profonda. Circa 4-5 anni fa io e mio marito abbiamo scoperto di non poter avere figli e dopo aver parlato a lungo del problema, abbiamo maturato la decisione di non voler affrontare nè il percorso della fecondazione assistita nè quello dell'adozione. Io come donna ho sentito sgretolarsi l'ideale di matrimonio che avevo sempre sognato fin da bambina: una famiglia felice con 2-3 figli che riempissero le nostre giornate. Mio marito come uomo dice di non soffrire quanto me, ma si autocolpevolizza con i suoi sensi di colpa visto che la "causa" dell'infertilità è lui (io ho sempre detto che non è lui la causa, ma il problema è della coppia e non importa chi abbia il problema di infertilità!).
Questa condizione di coppia non-fertile ha portato me come moglie a vivere un periodo di crisi profonda, uno stato di svuotamento psicologico, una crisi anche sessuale che mi portava ad allontanare mio marito. La mia sofferenza è stata anche sociale: soffrire dinanzi alle donne col pancione, evitare di andar a far visita a donne che avevano appena partorito ecc.
Ho trascurato mio marito e non sono riuscita a cogliere in lui i segnali che mi lanciava. Lui mi è stato sempre vicino, mi ha cercato di tirar su dicendomi di concentrarmi su altro, su attività tipo il ballo, la palestra, la pittura...tutte attività che io svolgevo da sola perché lui intanto era fuori per lavoro. Ci vedevamo solo i fine settimana e io, impegnata com'ero a cercare di raccattare i cocci della mia delusione per la maternità mancata, non sono riuscita a capire che anche mio marito stava soffrendo.
Mio marito è una persona di poche parole, si tiene tutto dentro e, anche se c'erano delle cose del mio carattere che non gli piacevano, stava zitto e "sopportava".
Io intanto sono riuscita a migliorare la mia condizione psicologica, mentre lui intanto ha sofferto la solitudine di un uomo ferito nella sua mascolinità.
Ammetto (e oggi me ne pento amaramente!) di averlo trascurato non poco, perché troppo impegnata a recuperare me stessa.
Lo scorso novembre mio marito torna a casa e mi confessa che ha iniziato ad avvertire un interesse per una sua collega. Lui è una persona leale e sincera, non mi ha mai tradito e so che mai lo farà e lui stesso mi ha detto che, mi stava confessando tutto cio' per chiedermi aiuto. Lui mi dice che non è interessato a lei sessualmente, non le piace nemmeno fisicamente (ma del resto mio marito non è mai stato il tipo che si è innamorato delle ragazze per il loro aspetto fisico!), ma che si è trovato bene a parlare con lei, si è sentito "ascoltato" (cosa che io negli ultimi anni non ho fatto!) e accettato.
Da quel momento in poi ho aperto gli occhi, ho cercato di essere più presente cercando di farlo sentire al centro dei miei interessi, perché quello che mi interessava e che mi interessa è salvare il mio matrimonio. Lui dopo un circa un mese mi ha detto che era riuscito a scordarsi di lei e di non pensarla più...ovviamente ha continuato ad averla "tra i piedi" inevitabilmente visto che lavorano nella stessa azienda! Mi ha giurato che comunque non si è più fermato a parlare con lei se non di cose di lavoro, quindi nulla di personale o privato che potesse in qualche modo poter coinvolgerlo psicologicamente a lei.
Il nostro rapporto è continuato tra alti e bassi e durante questi ultimi 2-3 mesi, abbiamo ricominciato a litigare in maniera più assidua...finalmente lui ha iniziato ad uscire dal suo "mutismo" reagendo ad alcune parti del mio carattere che ha sempre detestato e che finora ha preferito lasciar passare. Ovviamente la mia reazione a questo suo nuovo comportamento non è stata positiva, dovevo abituarmi al mio "nuovo marito", a questo suo nuovo modo di porsi nei miei confronti...lui stesso si è sentito stupito di questo suo nuovo comportamento, quasi sconvolto.
Sconvolgente è stato tra l'altro riscoprire di riprovare un interesse per la collega...tanto che mi ha confessato di essere confuso e di sentirsi in imbarazzo quando si trova con lei a lavoro. Il problema-collega si è ripresentato proprio quando il nostro rapporto ha iniziato di nuovo a prendere una brutta piega.
Mi ha confessato di pensare qualche volta a lei al di fuori del lavoro, ma quando gli chiedo cosa pensa esattamente, mi dice che non pensa a lei come persona ma pensa a situazioni lavorative, a discussioni avute con lei sempre inerenti il lavoro. (in seno a questa sua confessione, mi ha detto che forse è innamorato di lei perché gli tremano le gambe quando sono insieme a lavoro e che si sente in imbarazzo...sintomi che lui pensa siano attribuibili ad una condizione di uomo innamorato).
Dice di sentirsi in colpa con me, di non riconoscersi più, di essere deluso di se stesso perché mi sta facendo soffrire dicendomi queste cose.
Nello stesso tempo so per certo che non mi ha tradito e che mi ama: me lo dimostra ogni giorno, mi desidera come il primo giorno (forse anche di più), i nostri rapporti sono frequenti e molto coinvolgenti. Quando gli dico che lo amo, lui mi dice che mi ama e che non vuole perdermi né che mi vuole lasciare. Soffre per questo suo senso di disagio quando si trova con lei.
Io adesso mi sono "svegliata" dal torpore, vivo con lui 7 giorni su 7, lo coccolo (quelle coccole che a lui piacciono e lui stesso confessa che le sono tanto mancate), sono pronta a ricoprire al 100% il mio ruolo di moglie-amante-compagna e non più di mamma (quello non lo sarò mai e me ne sto facendo una ragione)...mi dice che a volte si sente molto vicino a me ma altre volte sente che manca "il collegamento", quel qualcosa che in qualche modo lo fa sentire completamente felice. Lui fa il paragone con i primi anni in cui eravamo fidanzati: io ero più spensierata, meno problemi e delusioni dalla vita, più solare e positiva. Oggi non sono più la stessa e nemmeno lui è l'uomo di una volta, la vita e le situazioni ci hanno cambiato.
Cosa non meno importante, lui non si sente appagato dal lavoro che fa, vorrebbe cambiar lavoro e crearsene uno tutto suo o un'attività insieme a me. Io, dal mio canto, sono laureata ma senza un lavoro...non sono mai stata in grado di concludere nulla nella mia vita...
I presupposti per ricominciare ci sono ma lo spettro di questa donna mi fa impazzire.
Cosa mi consigliate?

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Miglior risposta 16 SET 2013

Sei una donna con una buona capacità di leggerti dentro, autocritica, capace di metterti in discussione. Sai anche, perchè lo hai provato su di te, che l'essere umano ha bisogno di tempo che ricostruirsi, per riattaccare i cocci, per trovare nuove direzioni, per ritrovarsi. Lascia questa possibilità anche a tuo marito. Anche lui ha bisogno di tempo. La gelosia è un sentimento umano, comprensibile, come pure la paura di perdere il tuo compagno. Datti il permesso di vivere entrambi questi sentimenti. Non ti uccideranno.
Dedicati al tuo uomo con calore. Persegui la tua autonomia cercandoti un lavoro e valorizzando le tue risorse.

Dott.ssa Luisa Ghianda Psicologo a Desio

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22 OTT 2015

Gentile lettrice,
per una coppia che desidera avere dei figli, scoprire una condizione di infertilità può essere un momento difficile di frustrazione che può anche minare la relazione stessa e meriterebbe una domanda di psicoterapia.
Non è però molto comprensibile la rinuncia ad adottare un bambino, cosa che comporta la stessa occasione di realizzare il desiderio di genitorialità.
In mancanza allora della situazione "famiglia" tutto si gioca all'interno della coppia per cui ognuno dei due partners dovrebbe prendersi cura dell'altro in una condizione di reciprocità.
Lei sembra aver reagito abbastanza bene ai momenti di sbandamento nella relazione di coppia ed ha solo qualche problema di insicurezza e di gelosia per cui potrebbe chiedere aiuto psicologico.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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12 SET 2013

Da esperta di coppia consiglio vivamente una consulenza di coppia, o quantomeno un supporto per lei. Innanzitutto l'elaborazione del lutto di non poter aver avuto figli, anche se mi sfugge francamente il perchè, visto che era lei a volerli più che suo marito, non abbia deciso di ricorrere agli oramai numerosi sistemi per avere ugualmente bambini. Anche questa è una cosa su cui sarebbe bene riflettesse. Al momento deve sentirsi fortunata ad avere comunque una persona che a suo modo l'ha supportata, ma lei per i suoi motivi l'ha purtroppo tenuto distante, iniziando ad innescare una serie di dinamiche che comunque per sua fortuna non hanno portato alla rottura della storia. In ogni caso se avete decido di accantonare definitivamente l'idea di avere figli è necessario che alimentiate il più possibile la vostra relazione di coppia. Se volete rimanere coppia e non essere famiglia è bene tenere viva la passione, fare cose insieme, condividere interessi, riscoprire il dialogo ecc. E per far ciò una consulenza relazionale potrebbe essere assai utile.

Dott.ssa Chiara Pica Psicologo a Grosseto

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12 SET 2013

Cara Maria,
mi compimento per la sua capacità di analisi e introspettiva che mi fanno pensare al fatto che lei abbia buone risorse per riuscire ad elaborare l'impossibilità di avere figli e la crisi di coppia che lei e suo marito state attraversando. Tali risorse potrebbero essere attivate attraverso un percorso, non esclusivamente di coppia ma anche individuale. Credo che entrambi abbiate bisogno di uno spazio di elaborazione di quanto vi sia accaduto. Solo in seguito potrebbe essere valutato un percorso a due.
Cordialmente
Silvia Puricelli - Psicologa Milano

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10 SET 2013

Gentile Maria,
affrontare la notizia dell'impossibilità di avere figli per una coppia che li desidera non è facile e rappresenta anzi una dura prova per la tenuta stessa della coppia. Spesso è necessario un supporto, per uno o entrambi o ancor meglio per la coppia nella sua interezza, per elaborare la perdita di una parte di vita che si era sognata insieme. Le difficoltà che vivete al momento attuale sembrano originate, dalla sua ricostruzione e quindi nel suo modo di sentire la vostra relazione, da quel momento e forse proprio da quel momento sarebbe opportuno ripartire, per potervi dire tutto quello che da quel momento è stato taciuto e comprendere cosa vi accade ora dopo aver elaborato cosa vi è accaduto allora. Un percorso di coppia credo sarebbe la soluzione migliore. Un cordiale saluto, dott.ssa Lucia Mantovani, Milano

Dott.ssa Lucia Mantovani Psicologo a Milano

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10 SET 2013

Gentile utente,
credo che forse sia necessaria una consulenza di coppia.
Pare che questa collega sia il modo attraverso cui suo marito riattiva, spaventandola, il suo interesse per lui. Non è un caso che, come dice lei, "la questione collega" si ripresenta puntualmente quando le cose tra di voi non vanno bene. Il fatto che non riusciate ad avere bambini è indubbiamente molto frustrante, soprattutto quando il desiderio di averne è molto alto come nel suo caso.
Sta a voi cercare di immaginare il futuro in un modo diverso.
Certo il fatto che suo marito usi, come spettro, la collega per segnalare i problemi di coppia, non è un buon sintomo.

Restiamo in ascolto

Dr Mori Francesco Psicologo a Siena

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10 SET 2013

Gentile Maria,
ci sono aspetti che meriterebbero di essere affrontati in un contesto di consulenza psicologica di coppia.

Cordiali saluti,
Dott. Giuseppe Del Signore - Psicologo Viterbo

Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo a Viterbo

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10 SET 2013

Buongiorno gentile Maria,
ho letto attentamene la sua richiesta dove emerge un buon livello di consapevolezza sia suo che di suo marito e le suggerisco di intraprendere insieme a suo marito una psicoterapia di coppia dove elaborare il passato e ritrovare la complicità necessaria affinchè la vostra unione diventi ancora più salda.
Cordialmente

Dr.ssa Anna Mostacci Psicologa Psicoterapeuta Psicologo a Roma

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