Conflitto familiare: ho mandato via di casa mia madre
Salve, sono Giulio, 27 anni, musicista e studente del Conservatorio, sono attualmente in cura da uno psicologo ma in questo momento non ho disponibilità economica, così mi rivolgo a voi. La mia storia è particolare e cercherò di essere il più esaustivo e riassuntivo possibile. A 18 anni ho lasciato la scuola per iniziare a lavorare come musicista e artista, il diploma me lo sono preso a una paritaria e ho vissuto una relazione gay in casa con i miei. La mia storia è una storia traumatica, un padre rabbioso e assente che passava le sue giornate dissociandosi alla televisione, mia madre viveva (e anche ora) chiusa in casa e ogni piccola cosa diveniva un dramma, manipolatrice e accentratrice, invadente nelle faccende intime, e dipendente, non si è presa cura dei figli scoraggiando la cura personale in favore dell'intelligenza: a scuola arrivavo che puzzavo di fumo e con i buchi negli indumenti perché mia madre li bruciava con le sigarette; in casa un continuo clima di tensione che ogni Domenica esplodeva, talvolta si arrivava pesantemente alle mani, a livelli da polizia. Succedono tante cose: vendiamo la nostra prima casa perché mio padre presta soldi per lavoro (ma eticamente, non come gli usurai) subito dopo una visita della finanza che rivolta la nostra casa per poterlo incriminare. Vado a vivere a Milano a 22 anni, lì perdo la testa e sono costretto a tornare a Napoli per seguire un percorso terapeutico. Scoprirò di essere borderline. Nel frattempo a casa altre mille vicende: mio padre compra degli immobili che risultano essere non in regola, litigi a casa che rendono l'aria irrespirabile. Solito clima dell'infanzia.
Prima del Covid, i miei decidono di vivere in campagna e io inizio a vivere da solo nella casa in città, mi dicono che è di mia proprietà, io intanto iniziavo a lavorare. Mio padre dopo 6 mesi perde nuovamente la testa e lascia mia madre, costringendomi a riaccoglierla in casa. Da quel momento la casa torna nello stato di incuria e sporcizia (i cani che fanno i bisogni sul balcone, la casa che puzza di feci e urine, mia madre incurante della pulizia, inoltre negava che ciò che stia dicendo sia vero), la depressione di mia madre avvolge la casa rendendola un luogo triste. Smetto di far venire a casa altri musicisti per creare connessioni e talvolta lavoro. Ho avuto numerosi acting out nei due anni seguenti e dalla terapia fuoriusciva la necessità di allontanare mia madre e avere un posto mio da poter curare e amare, amando me. Ed ecco che durante l'ultimo acting out ho detto a mia madre di andarsene in preda alla rabbia. Lei fa le valigie e se ne va in campagna. Ora i miei non vogliono parlarmi per questo atto di ribellione definendomi la peggiore delle persone. Io vorrei fargli capire che non avevo scelta e che non ho la disponibilità economica per affittare o comprare una casa e del bisogno di avere un posto mio dove potermi portare lezioni, produzioni e simili. Ora mi sento tremendamente in colpa nonostante so di aver fatto i miei interessi, purtroppo noncurante del fatto di far stare male altre persone.. Che devo fare? Continuare con la mia vita più ordinata, bella, pulita o sacrificarmi e pregare mia madre di tornare a casa e non restare in campagna?