Colpevolizzata ed allontanata da casa in seguito ai tradimenti di mia madre.

Inviata da C. · 17 giu 2015 Terapia familiare

Salve a tutti, sono una ragazza di 22 e mi trovo in una situazione che sento essere più grande di me, insostenibile. Tutto è cominciato poco più di un anno fa quando mio padre ha scoperto il (i?) tradimento di mia madre (che lei non ha mai ammesso ma le prove sono schiaccianti). Il tradimento di mia madre è stato probabilmente causato dalla indifferenza di mio padre che per 30 anni non ha fatto altro che lavorare, rivelandosi un marito ed un padre quasi del tutto assente, se non per il sostegno economico (che lui continua a rinfacciare). Io avevo parzialmente scoperto il tradimento di mia madre circa un anno prima, ma non avevo mai avuto il coraggio di fare la spia con mio padre, in quanto lei sa essere molto aggressiva ed avevo paura a mettermi contro di lei. Nel frattempo mia madre aveva intuito delle mie scoperte, quindi ha cominciato ad avere comportamenti scontrosi e pesanti. Questo fino ad un grosso litigio in cui, per la rabbia e frustrazione nei confronti di mia madre, ho spifferato qualcosa a mio padre che si è insospettito e ha cominciato a pedinarla, mettere i registratori nella sua macchina, controllare la sua borsa, ecc finchè non ha scoperto i tradimenti.
Per circa 10 mesi non hanno fatto che litigare, giorno e notte continuamente, rendendo la casa un inferno invivibile. All'inizio non sentivo molto la pesantezza della situazione, finchè finita l'estate e lo "svago" sono ritornata sui libri (frequento l'università) e ho cominciato ad accusare sensazioni di rabbia/tristezza, una sorta di lieve depressione. Il tutto si è aggravato questo inverno, probabilmente per il ricorrere delle festività. Potrò sembrare egoista ma quando i miei l'estate scorsa avevano annunciato che si sarebbero separati, ho tirato un sospiro di sollievo. Ovviamente poi non hanno avuto il coraggio di farlo e siamo rimasti tutti sotto lo stesso tetto. Le complicazioni per me sono arrivate da Gennaio, quando hanno deciso di smettere di litigare e ricucire il rapporto e la fiducia reciproca. Per fare ciò, hanno pensato bene di utilizzarmi come capro espiatorio, attribuendomi continuamente colpe. E' come se non potendo più litigare fra di loro avessero cominciato a scaricare le cose che non andavano su di me. Soprattutto mia madre che so per certo ha continuato a rimanere in contatto con le tresche che aveva, e che quindi aveva bisogno di "spostare" l'attenzione di mio padre dalle sue colpe alle mie. In poco tempo ho quindi cominciato a diventare rabbiosa ed insofferente, consapevole dell'ingiustizia a cui ero sottoposta, e successivamente sono stata incolpata (da parte di mia madre) di aver fatto la spia con mio padre l'anno prima, e da mio padre di non aver detto subito le cose che avevo scoperto. Il fatto è che più diventavo aggressiva, più mia madre trovava in me motivi per incolparmi di quanto in casa si stesse male, ma in realtà ero io la prima a soffrire. Da gennaio ha quindi tentato di mandarmi via di casa ogni settimana. A febbraio esasperata me ne sono andata, dopo un grande litigio, a casa di mia nonna che mi ha accolta volentieri sapendo le vicende successe a casa mia, per poi essere trascinata a casa con la forza da mio padre che mi ha proibito di tornarci per la paura che i miei parenti comincino a sparlare (non capisce che ormai tutti sanno tutto, vivo in piccolo paese). Inoltre ha aggiunto di essere arrivato alla conclusione che il problema a casa ero io, visto che durante la mia assenza loro erano stati bene, e che se volevo stare a casa dovevo sforzarmi di essere serena e pimpante perchè erano stufi di atteggiamenti tristi da parte mia, ad esempio parlare poco e mangiare meno o mangiare da sola. Si è quindi proposto di comprarmi un appartamento in cui vivere da sola, pur di non farmi stare a casa mia o da mia nonna. Ma io ho sempre rifiutato perchè lo ritenevo uno spreco di soldi. Tutto ciò in concomitanza con gli esami, cosa che mi ha buttato in crisi ulteriormente per la diminuita capacità di concentrazione e per la leggera depressione che mi rendeva assonnata e incapace di reagire. Ad aprile è successa un'altra grande discussione, in cui mia mamma ha chiamato mio padre e l'ha messo contro di me l'ennesima volta, usando come pretesto il mio comportamento distaccato che tenevo in casa e che "la offendeva" (testuali parole). In questo tentativo di mandarmi via, presa dalla rabbia e un pò dalla disperazione ho apostrofato mia madre come "puttana", cosa che so di non dover dire ma che un pò penso sia vera. A questo punto mio padre ha avuto la scusa perfetta per mandarmi definitivamente via di casa, non prima di avermi picchiata. Qui è entrata in gioco mia sorella (30 anni) che vive con suo marito in un altro paese e che mi ha offerto di stare a casa sua fino a che non si fossero sistemate le cose, affranta anch'essa per come la famiglia sia distrutta, ma soprattutto schifata dal comportamento dei miei genitori. Ora vivo a casa di mia sorella da un mese e mezzo e ho cominciato a stare meglio psicologicamente, pur avendo ancora attacchi di rabbia e perplessità/preoccupazioni per il mio futuro. I miei genitori si comportano ora come se fossero una coppia nuova, come se avendo mandato via il problema (io) fossero una coppia felice e perfetta, sembra quasi che forzino i comportamenti fra di loro per far vedere che va tutto bene e che il mostro in casa ero io. Sono arrivata alla conclusione che mia madre sia una grande manipolatrice, mio padre assente e disperato di recuperare il rapporto con lei (perché ancora innamorato) la ascolta sempre ed esegue tutto quello che lei dice. Mio padre è sicuramente un uomo benestante che può permettersi di mantenere tutti, lei al contrario sa di non avere un lavoro e un soldo e di doverselo tenere stretto, perciò lo ha convinto che il grosso problema in casa ero io. Non sono cose facili da spiegare soprattutto su internet ma spero di aver reso chiare le dinamiche complicate della mia famiglia. Da febbraio il mio rendimento all'università è sceso (ho sempre avuto ottimi voti) , sono stata anche bocciata a qualche esame per la prima volta e questo mi rende difficile stare serena e mi provoca sensi di colpa. I miei genitori li sento ogni tanto, per le necessità, ma non mi rivolgo più a loro per sostegno o per affetto. Ogni tanto torno a casa mia per prendermi cose che mi servono e loro fanno finta di niente, come se niente fosse successo, non si rendono conto della sofferenza provocata in me dall'allontanamento della mia casa senza colpe concrete. I miei parenti sono dalla mia parte, vedendo in loro una coppia incapace di gestire i propri problemi, che hanno scaricato sulla figlia. Ciò che mi chiedo è, come può una coppia dire di stare bene se ha avuto bisogno di alienare la figlia? Quanto può durare la cosa? Ho l'impressione che mio padre sia talmente disperato per recuperare il matrimonio che farebbe qualsiasi cosa, persino allontanarmi per sempre. La mia grande paura è che non si renderà mai conto dell’assurdità che ha fatto e che continuerà a considerarmi la pecora nera e ad allontanarmi per compiacere mia madre. Nonostante tutto sono i miei genitori e oltre ad essere dipendente economicamente, è ovvio che avrei bisogno di loro anche dal punto di vista emotivo. Soffro molto la solitudine perché le mie amiche non capiscono ciò che succede a casa mia, e non posso biasimarle per questo. Anche il mio ex ragazzo non mi è mai stato vicino, e la sua indifferenza mi ha spinto a rivalutarlo e a chiudere la relazione, cosa che alla fine si è rivelata quella giusta da fare. Frequento una psicanalista da anni, perché i problemi con mia madre sono cominciati quando ero al liceo, quando lei mi utilizzava per rimanere in contatto con un suo ex fidanzato (dal quale lei era probabilmente attratta) dopo che si erano incontrati dopo tanti anni ad un matrimonio. Questo uomo (50 anni) si è scoperto attratto da me (14 anni all’epoca) e mi scriveva in continuazione, tutti i giorni, rivelando una sorta di pedofilia. La cosa aggravata dal fatto che all’epoca avevo un lavoretto in una fiera dove fatalità lavorava anche lui, quindi aveva sempre pretesti per scrivermi e vedermi. Notando che attiravo l’attenzione di questo uomo, mia madre ha cominciato a costringermi a scrivergli e a vederlo, con la scusa del lavoro, perché vedeva in me un “ponte” fra lei e lui. Ho cominciato a dimostrare insofferenza nei confronti di questo uomo, in cui vedevo un interesse malato nei miei confronti. Mio padre in tutto ciò non c’è mai stato, mi ha sempre accusata di essere paranoica ed associale, di conseguenza la cosa è durata per tutto il liceo. La psicanalista mi segue fin da allora, ma dice di non aver mai avuto un caso del genere in tutta la sua carriera. La parentesi di questa esperienza con l’ex di mia madre la spiego per far capire quanto lei sia dipendente dalla ricerca di altre persone al di fuori del matrimonio, tanto da compromettere la salute e la serenità di sua figlia.
So di sembrare egoista, ma io vorrei che la giustizia facesse il suo corso, che mio papà riconoscesse le colpe di mia madre, che smettesse di trattarmi come la pecora nera della famiglia, di poter finalmente tornare a casa. So di essere un casino, di aver spiegato male, normalmente scrivo bene ma non è facile spiegare certe cose. Dicono sempre che alla fine tutti i nodi vengono al pettine, ma nel mio caso la giustizia sembra non arrivare mai. Voi cosa ne pensate di una coppia come i miei genitori? Quanto può essere duratura e serena, soprattutto ora che si ritrovano da soli in casa, senza avere più me come “cuscinetto”? Grazie in anticipo a chi avrà avuto voglia di leggere questo papiro.

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Miglior risposta 17 GIU 2015

Gentile Cup,
sì, quella che lei descrive è una situazione decisamente complicata ed i vissuti che genera in lei sono assolutamente comprensibili e condivisibili. I suoi genitori hanno instaurato e consolidato negli anni una dinamica di coppia disfunzionale ma evidentemente capace di dare loro benefici secondari. Queste dinamiche disfunzionali si radicano sul modo di funzionare e di vivere le relazioni dei suoi genitori e possono essere viste ed affrontate solo attraverso un percorso di coppia (in un secondo momento potrebbe essere utile un lavoro famigliare finalizzato a coinvolgere lei e chiarire le dinamiche che la chiamano in causa). Un percorso di coppia seppur necessario è possibile se e solo se c'è motivazione da parte dei diretti interessati a capire e cambiare, laddove possibile, le cose. Quello che da parte sua può fare è, alla luce del suo malessere e delle ripercussioni che su di lei ha avuto la situazione proporlo. Potrebbe esserle indubbiamente di aiuto anche avere un sostegno che le consenta di affrontare il più serenamente possibile questa situazione senza cadere nel vortice delle dinamiche di coppia dei suoi genitori.

Cordiali saluti,
Dott.ssa Stefania Valagussa

Dott.ssa Stefania Valagussa Psicologo a Concorezzo

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15 NOV 2015

Gentile lettrice,
lei ha fatto una analisi accurata delle dinamiche disfunzionali esistenti nella sua famiglia che hanno coinvolto anche lei.
Appare evidente che lei non ha mai avuto un buon rapporto con sua madre e forse per questo ha evitato di avere un iniziale tranquillo confronto con lei quando ha scoperto il suo tradimento.
Avrebbe potuto suggerirle un possibile aiuto psicologico per la sua crisi coniugale e sapere cosa lei intendeva fare.
Se poi sua madre avesse negato tutto dicendole di non intromettersi nella sua vita privata forse lei, sia pure a malincuore, avrebbe fatto meglio a fermarsi.
Infatti, la sua reazione si è ritorta contro di lei essendovi un "incastro" tra i suoi genitori con vantaggi secondari reciproci che sta facendo fare a loro la scelta di rimanere insieme nonostante suo padre abbia scoperto il tradimento della moglie.
Credo anche che lei abbia sbagliato a rifiutare la possibilità di una sua autonomia visto che suo padre voleva comprarle un appartamento ove avrebbe potuto sistemarsi anzichè essere ospite di sua sorella.
Forse, invece di criticare e disprezzare suo padre per la sua "debolezza" lei potrebbe tentare di recuperare il rapporto almeno con lui con probabile vantaggio emotivo e pratico (e questo mi sembra preferibile alla situazione in atto).
Per il resto le consiglierei di concentrarsi soprattutto sui suoi studi e di portare avanti il rapporto terapeutico con la sua terapeuta con cui potrebbe confrontarsi su qualche spunto di riflessione che le ho dato io.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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23 GIU 2015

Gentile Cup,
mi sembra che lei sia molto consapevole di ciò che succede e che stia facendo un buon lavoro con la sua terapeuta. Credo che lei senta la necessità di "curare" la propria famiglia, ma questa non è una cosa possibile perché il ruolo della figlia non è quello di curare i genitori, e fa bene ad allontanarsi e a rifiutare il ruolo di cuscinetto, credo che la sua depressione potrebbe essere cosa buona, perché segno di un lutto da separazione dai suoi che va elaborato. Il rischio che deve evitare è cercare inconsciamente di curare i suoi genitori attraverso le relazioni affettive che incontrerà (ne è segno il rapporto con il suo ex ragazzo). Continui la sua terapia, non si scoraggi e costruisca piano piano la sua vita e la sua identità, separandosi in modo adeguato dai suoi genitori. la pista è giusta. Coraggio. Dott. D. Malerba

Dott. Daniele Malerba Psicologo a Trivignano

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22 GIU 2015

Grazie a tutti. Con la mia psicoterapeuta mi trovo benissimo da sempre, mi ha aiutata tanto. Volevo vedere se l'opinione di altri esperti sarebbe stata simile alla sua, e infatti lo è.

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19 GIU 2015

Salve "giovane adulta"!
Mi sento di aprire così il mio intervento, in quanto a 22 anni non si è più adolescenti, non si è più bambini e non si è ancora maturi a sufficienza per definirsi "adulti". E' Un'età di mezzo con le sue criticità. Non si è ancora conquistato un'identità professionale e si è spesso ancora dipendenti dalla famiglia di origine. Nel 2015 è così, forse 40 anni fa le donne a quest'età erano già più frequentemente mogli e madri…..
Cara Cup, questa premessa perché credo che sia molto importante che lei inizi a pensare alla possibilità di separarsi dalla sua famiglia di origine. I problemi ci sono e probabilmente , potrebbero esserci per sempre, ma dovrebbe cominciare a non essere più un suo problema.
Sicuramente, nella sua terapia personale potrebbe approfondire le dinamiche familiari che potrebbero averla condizionata, ma non credo che sia suo compito e soprattutto responsabilità, condurre i suoi genitori in una terapia di coppia. Loro si che sono "adulti e vaccinati" se loro hanno un problema, rimane un loro problema in cui è necessario non intromettersi e non farsi "strumentalizzare".
Separarsi non significa interrompere i contatti, non amarli, non aiutarli etc…. si tratta di una "separazione-individuazione" processo che lei dovrebbe affrontare con l'aiuto della psicoterapia.
Dovrebbe provare a pensare a se stessa, alle proprie ambizioni e ai propri progetti, dovrebbe pensare a crescere, non ad occuparsi dei problemi della coppia coniugale dei suoi genitori, per non rimanere intrappolata, anche se questo fa soffrire……
Provi a riflettere insieme alla sua analista sul perché sente questo bisogno di immedesimarsi così tanto in loro…..su come questo la fa sentire e su quanto questa situazione sta condizionando oltre al passato, anche il suo presente e il suo futuro.
Cordialmente
Dott.ssa Ilaria Raia
Psicologa Psicoterapeuta dell'adolescenza e del giovane adulto ad indirizzo Psicodinamico Cecina (LI)

Dott.ssa Ilaria Raia Psicologo a Cecina

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18 GIU 2015

Gentile CUP, mi domando cosa la porta a raccontarsi e chiedere indicazioni sulla sua famiglia al di fuori del rapporto con la sua psicoanalista. Per quanto riguarda sua madre, dalla descrizione fatta appare manipolativa e anaffettiva. Tratti che esprimono una scarsa capacità di mettersi in relazione coi sentimenti altrui se non per un vantaggio personale.
Ha vissuto sicuramente come figlia traumi che ancora la condizionano e forse qualche timore di assomigliare al papà o alla mamma, se non ora in futuro, può divenire castrante per il suo sviluppo .
Continui con la sua terapia.
Cordiali saluti.

Dott.re Lorenzetto Claudio Psicologo a Ferrara

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17 GIU 2015

Cara Cup,
penso sia una buona cosa che tu sia già seguita da una psicologa e mi chiedo cosa ti abbia fatto scegliere di chiedere suggerimento online e non a lei.
Ti trovi ancora bene? Se hai perplessità che la riguardano, le hai condivise?

In questo momento così complesso è importante, per te, pensare a stare bene e trarre soddisfazione dalle cose che, nella tua vita, stanno funzionando meglio: ad esempio la relazione con tua sorella e l'appoggio dei tuoi parenti.

I tuoi genitori potrebbero aver bisogno di aiuto, ma se non lo cercano, non sarà possibile imporglielo. A volte le relazioni che si reggono nuocendo ad altri non riescono a tenere e ad un tratto la coppia si rende conto che qualcosa non va come dovrebbe.

Per questo aspetto, quindi, non ti resta che aspettare.

Un saluto
Dott.ssa Francesca Fontanella

Dott.ssa Francesca Fontanella Psicologo a Rovereto

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17 GIU 2015

Eh si, un bel casotto!
Credo che siano anche i tuoi genitori ad aver bisogno di un aiuto da uno psicologo. C'è molta sofferenza in loro per accecarli così e spingerli a questi comportamenti.
Un rapporo così potrebbe anche durare per sempre perché c'è in ognuno di loro una forma di dipendenza reciproca, l'uno ha patologicamente bisogno dell'altro, un bisogno però non sano.
Una terapia potrebbe aiutarli a capire i loro problemi e forse a separarsi o a continuare a stare insieme, ma questa volta in un modo sano.
Un grande in bocca al lupo a te!

Dott.ssa Annamaria Vitale - Benesserevitale Psicologo a Salerno

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