Vorrei andare a lavorare all'estero ma i miei non me lo consentono.

Inviata da Cassie LavoroEstero · 16 dic 2019

Mi presento: sono una ragazza di 25 anni, figlia unica, mi sono laureata in tre anni con il massimo dei voti dopo di che ho fatto un master che i miei mi hanno pagato.
Nel mentre - e anche dopo - ho avuto alcune esperienze lavorative saltuarie nel mio campo di studi che mi hanno consentito di mettere qualche soldo da parte.

Quest'estate ho attraversato un periodo molto difficile - situazione complicata al lavoro, che ho lasciato dopo quattro mesi, più rottura con il mio ragazzo con il quale stavo insieme da oltre quattro anni.
Ho avuto una crisi depressiva ma già da un paio di mesi ne sto venendo fuori, anche grazie all'aiuto di un terapeuta e devo dire che i miei mi sono stati molto vicini.
Ho deciso di rimettermi in carreggiata iscrivendomi part-time alla specialistica (in modo da prendere il cosiddetto "pezzo di carta" che, comunque, per quello che faccio non è fondamentale) e nel mentre sto cercando nuovamente lavoro.

Premetto che i miei (specialmente mia madre) sono stati sempre molto apprensivi nei miei confronti, ogni volta devo dire loro dove vado quando esco di casa, con chi e a che ora penso di essere di ritorno e se non rispetto l'orario sono guai, come se non rispondo ai loro messaggi quando sono fuori.
Saltuariamente mi mettono ancora in punizione per questi motivi (cosa che trovo assurda, avendo 25 anni) e pongono un limite al mio numero di uscite settimanali.
Ultimamente la cosa è peggiorata visto che ho sofferto di depressione e non ci sta più il mio ragazzo che mi riaccompagna a casa la sera, infatti sono diventati ancora più apprensivi di prima: ad esempio non si mettono a dormire fin quando non sono rientrata, cosa che mi dispiace e che mi fa sentire un po' in colpa nei loro confronti.

Loro non escono quasi mai con altre persone (mio padre lo fa solo per lavoro), sebbene ne abbiano la possibilità; hanno quarant'anni più di me e, nonostante la differenza di età e gli inevitabili conflitti, abbiamo sempre avuto un buon rapporto: parliamo di tutto, ceniamo tutti e tre insieme, vediamo film, usciamo per passeggiare ecc. cose normali, per carità, ma che non in tutte le famiglie sono scontate.
C'è anche da dire, però, che ormai da tanto tempo, a esclusione di qualche eccezione per il mio ex-ragazzo, nessuno più entra in casa nostra, essendo mia madre fissata con l'igiene.

Ultimamente ho ripreso i contatti con una mia vecchia amica che da poco vive e lavora in una grande capitale europea.
Ha fatto un periodo di stage lì (un paio di mesi circa) dopo di che l'hanno assunta a tempo determinato.
Io per la specialistica sono obbligata ad effettuare un tirocinio presso un'azienda e, trattandosi comunque di un'impresa italiana, vorrei farlo lì.
Il tirocinio non sarebbe pagato (come gran parte dei tirocini curriculari in Italia, d'altronde) ma mi darebbe l'occasione non solo di poter lavorare e fare un'esperienza all'estero (cosa che ho sempre desiderato fare) ma anche di vivere un periodo in una città cosmopolita, con molte opportunità a livello lavorativo, specialmente nel mio settore.

Con i miei sto litigando molto in questi giorni perché non vogliono nemmeno che faccia domanda; dicono che costerebbe troppo mantenermi due mesi lontano da casa, che non è un'esperienza fondamentale per la mia vita e persino quando ho detto loro che mi pagherei il soggiorno da sola (cosa che posso fare, avendo messo dei soldi da parte) mi hanno detto che non me lo consentiranno comunque perché non sono in grado di badare a me stessa (e l'hanno sempre detto purtroppo, pur essendo io una persona a modo che si è sempre impegnata nello studio, sono educata, non fumo, non mi drogo, aiuto mia madre con la spesa e nelle pulizie di casa ecc.).

Non so che fare, questa settimana il terapeuta non l'ho potuto vedere per un disguido e la scorsa settimana siamo finiti a parlare di altre cose, per cui non ho fatto in tempo ad accenargli questo discorso.
Mi sento molto arrabbiata e demoralizzato perché non è la prima volta che accade un fatto del genere (è successo anche per l'Erasmus per il quale, infatti, non sono partita).
Addirittura mia madre in un momento di ira a causa delle miei insistenze se ne è uscita fuori con: "...sei un'irresponsabile ma magari tu riusciresti pure a sopravvivere alla fine, ma non è detta la stessa cosa per me"!
Altre frasi sono state: "farai un'esperienza del genere quando sarai più grande" (non so, forse a 50 anni?), tenendoci poi ad aggiungere "se mai la farai" oppure "Non vedo perché si debba per forza andare a vivere da soli prima di trovarsi un marito/compagno".

Non so che fare, dovrei continuare ad insistere oppure lascio perdere?
Non mi va di mandare la candidatura a loro insaputa e, in caso di esito positivo, prendere i miei soldi, comprare un biglietto di sola andata e partire.
Non sarebbe un atteggiamento corretto né tanto meno rispettoso nei loro confronti, dato che hanno sempre fatto molto per me.
Non riesco a trovare una soluzione e vorrei tanto avere un parere onesto al riguardo.

Grazie in anticipo a chi risponderà.

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Miglior risposta 17 DIC 2019

Buongiorno Cassie, i tuoi genitori hanno difficoltà a lasciarti andare, e cercano di condizionarti con i sensi di colpa e di inadeguatezza. È vero che hanno fatto molto per te ma questo non implicava un’ipoteca sulla tua vita per cui io penso che tu abbia un’età che ti consente di prendere delle decisioni autonome assumendotene la responsabilità. Il biglietto di andata e ritorno.

Dott.ssa Michela Roselli Psicologo a Aprilia

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17 DIC 2019

Cara Cassie,
Sono d'accordo con la collega che dovrebbe affrontare l'argomento con il suo terapeuta. Dalle conversazioni con i suoi genitori leggo tra le righe una preoccupazione più personale, ovvero una paura che lei possa lasciarli da soli piuttosto che darle la possibilità di fare un'esperienza. Arrivati a quest'età e a questo punto della sua vita, lei dovrà correre dei rischi pur di seguire ciò che sente e ciò che vuole. L'approvazione dei genitori con il crescere degli anni non è più determinante, perché si diventa adulti di se stessi. Non è solo una questione di età ma anche di crescita e di possibilità. La invito a parlarne il prima possibile con il suo terapeuta.
Saluti.

Dott.ssa Di Fiore Psicologo a Roma

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17 DIC 2019

Buongiorno Cassie
Naturalmente ottima la sua disponibilità a lavorare con un terapeuta con il quale trovera sicuramente una strada da percorrere per uscire di casa e farlo senza dover per forza fuggire.
La sua mamma evidentemente vive un suo momento di particolare difficoltà. Ciò che lei racconta rispetto la pulizia, la scarsa socialità, le ansie esagerate lasciano intravedere un leggero distrurbo che la sua mamma compensa con il controllo esasperatp e l"igene costante della casa.
Sarebbe bello sua madre cogliesse l'occasione di questo momento di conflitto con lei per un contatto con un terapeuta.
A tal proposito potrebbe parlare con il suo e fare un incontro a due con lei o a tre con i suoi genitori.
Sostenuta da lui potreste parlare in modo piu chiaro per tutti di cio che sta vivendo ognuno.
Resto a sua disposizione per altri chiarimenti
Laura gaido

Dott.ssa Laura Gaido Psicologo a Grugliasco

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17 DIC 2019

Buongiorno Cassie,
mi spiace per questa situazione di impasse emotivo. Diventare se stessi ed essere padroni della propria vita non è mai facile e fa parte del processo di crescita di ognuno di noi. Tale processo può essere più o meno facilitato a seconda del grado di consapevolezza di noi stessi e delle nostre risorse interne.
In quello che scrivi emerge il dilemma tra Dipendenza e Indipendenza. Al di là della posizione che sceglierai tutto quello che c'è nel mezzo di queste due polarità, sei TU: i tuoi desideri, le tue paure, i condizionamenti dovuti al contesto familiare, le tue ambizioni e le tue ansie. Sono sicura che il tuo terapeuta ti accompagnerà nel percorrere questa terra di mezzo e la scelta sarà solo una conseguenze.

Un caro saluto
Dott.ssa Maria A. Chiorazzi

Dott.ssa Maria A. Chiorazzi Psicologo a Milano

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17 DIC 2019

Buongiorno Cassie
Da quello che lei racconta mi sembra di capire che lei si muove all'interno di una conversazione libertà dipendenza.
I suoi genitori la trattano ancora come un'adolescente mentre lei ormai è un'adulto.
Dovrebbe trovare una posizione chiara rispetto al tema dipendenza e indipendenza altrimenti non riuscirà mai a prendere una posizione chiara nelle sue scelte di vita.
Le consiglio di parlarne con il suo terapeuta.
A disposizione per eventuali chiarimenti
Cordiali saluti
Dr. ssa Condina

Anonimo-176886 Psicologo a Olginate

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17 DIC 2019

Buongiorno Cassie.
Sicuranente questo è un argomento da affrontare con il suo terapeuta in quanto egli conosce aspetti importanti che permetterebbero un adeguato approccio alla situazione.
L'unica cosa che ni sentirei di dire è di tentare una comunucazione assertiva sul problema puntando sul "io desidero, io sento". Comunicare in modo assertivo non garantisce una risposta positiva dall'altro quindi dobbiamo mettere anche pensare cosa deciderebbe in caso di risposta negativa deu suoi genitori, soppesabdo pro e contro di ogni possibile scelta, anche questo è un lavoro che consiglio di affrontare con il suo terapeuta.
Saluti Dottoressa Ciacci Maria Noemi

Dott.ssa Maria Noemi Ciacci Psicologo a Grosseto

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