Vorrei andare a lavorare all'estero ma i miei non me lo consentono.
Mi presento: sono una ragazza di 25 anni, figlia unica, mi sono laureata in tre anni con il massimo dei voti dopo di che ho fatto un master che i miei mi hanno pagato.
Nel mentre - e anche dopo - ho avuto alcune esperienze lavorative saltuarie nel mio campo di studi che mi hanno consentito di mettere qualche soldo da parte.
Quest'estate ho attraversato un periodo molto difficile - situazione complicata al lavoro, che ho lasciato dopo quattro mesi, più rottura con il mio ragazzo con il quale stavo insieme da oltre quattro anni.
Ho avuto una crisi depressiva ma già da un paio di mesi ne sto venendo fuori, anche grazie all'aiuto di un terapeuta e devo dire che i miei mi sono stati molto vicini.
Ho deciso di rimettermi in carreggiata iscrivendomi part-time alla specialistica (in modo da prendere il cosiddetto "pezzo di carta" che, comunque, per quello che faccio non è fondamentale) e nel mentre sto cercando nuovamente lavoro.
Premetto che i miei (specialmente mia madre) sono stati sempre molto apprensivi nei miei confronti, ogni volta devo dire loro dove vado quando esco di casa, con chi e a che ora penso di essere di ritorno e se non rispetto l'orario sono guai, come se non rispondo ai loro messaggi quando sono fuori.
Saltuariamente mi mettono ancora in punizione per questi motivi (cosa che trovo assurda, avendo 25 anni) e pongono un limite al mio numero di uscite settimanali.
Ultimamente la cosa è peggiorata visto che ho sofferto di depressione e non ci sta più il mio ragazzo che mi riaccompagna a casa la sera, infatti sono diventati ancora più apprensivi di prima: ad esempio non si mettono a dormire fin quando non sono rientrata, cosa che mi dispiace e che mi fa sentire un po' in colpa nei loro confronti.
Loro non escono quasi mai con altre persone (mio padre lo fa solo per lavoro), sebbene ne abbiano la possibilità; hanno quarant'anni più di me e, nonostante la differenza di età e gli inevitabili conflitti, abbiamo sempre avuto un buon rapporto: parliamo di tutto, ceniamo tutti e tre insieme, vediamo film, usciamo per passeggiare ecc. cose normali, per carità, ma che non in tutte le famiglie sono scontate.
C'è anche da dire, però, che ormai da tanto tempo, a esclusione di qualche eccezione per il mio ex-ragazzo, nessuno più entra in casa nostra, essendo mia madre fissata con l'igiene.
Ultimamente ho ripreso i contatti con una mia vecchia amica che da poco vive e lavora in una grande capitale europea.
Ha fatto un periodo di stage lì (un paio di mesi circa) dopo di che l'hanno assunta a tempo determinato.
Io per la specialistica sono obbligata ad effettuare un tirocinio presso un'azienda e, trattandosi comunque di un'impresa italiana, vorrei farlo lì.
Il tirocinio non sarebbe pagato (come gran parte dei tirocini curriculari in Italia, d'altronde) ma mi darebbe l'occasione non solo di poter lavorare e fare un'esperienza all'estero (cosa che ho sempre desiderato fare) ma anche di vivere un periodo in una città cosmopolita, con molte opportunità a livello lavorativo, specialmente nel mio settore.
Con i miei sto litigando molto in questi giorni perché non vogliono nemmeno che faccia domanda; dicono che costerebbe troppo mantenermi due mesi lontano da casa, che non è un'esperienza fondamentale per la mia vita e persino quando ho detto loro che mi pagherei il soggiorno da sola (cosa che posso fare, avendo messo dei soldi da parte) mi hanno detto che non me lo consentiranno comunque perché non sono in grado di badare a me stessa (e l'hanno sempre detto purtroppo, pur essendo io una persona a modo che si è sempre impegnata nello studio, sono educata, non fumo, non mi drogo, aiuto mia madre con la spesa e nelle pulizie di casa ecc.).
Non so che fare, questa settimana il terapeuta non l'ho potuto vedere per un disguido e la scorsa settimana siamo finiti a parlare di altre cose, per cui non ho fatto in tempo ad accenargli questo discorso.
Mi sento molto arrabbiata e demoralizzato perché non è la prima volta che accade un fatto del genere (è successo anche per l'Erasmus per il quale, infatti, non sono partita).
Addirittura mia madre in un momento di ira a causa delle miei insistenze se ne è uscita fuori con: "...sei un'irresponsabile ma magari tu riusciresti pure a sopravvivere alla fine, ma non è detta la stessa cosa per me"!
Altre frasi sono state: "farai un'esperienza del genere quando sarai più grande" (non so, forse a 50 anni?), tenendoci poi ad aggiungere "se mai la farai" oppure "Non vedo perché si debba per forza andare a vivere da soli prima di trovarsi un marito/compagno".
Non so che fare, dovrei continuare ad insistere oppure lascio perdere?
Non mi va di mandare la candidatura a loro insaputa e, in caso di esito positivo, prendere i miei soldi, comprare un biglietto di sola andata e partire.
Non sarebbe un atteggiamento corretto né tanto meno rispettoso nei loro confronti, dato che hanno sempre fatto molto per me.
Non riesco a trovare una soluzione e vorrei tanto avere un parere onesto al riguardo.
Grazie in anticipo a chi risponderà.