Un continuo lamento
Buongiorno. Vi scrivo per aver un consiglio su come comportarmi su una questione che mi assilla da circa 8 mesi,cioe da quando è venuto a mancare mio padre. Premetto che mia madre ha avuto sempre un carattere particolare, è negativa e lamentosa, un lamento per qualsiasi cosa, del tipo per un semplice mal di testa inizia il lamento. Su fattori riguardanti la vita familiare e sopratutto il rapporto con mio padre, associavo alcuni suoi comportamenti a degli atteggiamenti di mio padre (che io ricordo sempre che è stato abbastanza introverso e poco espansivo a dimostrazioni d 'affetto, usciva di casa che sembrava la persona più socievole del mondo ma tornando diventava silenzioso e pensava solo a sé, ma forse ora capisco che forse è stato un comportamento di autodifesa nei confronti di mia madre). Mio padre, che è stata sempre una persona che usciva tutti i giorni, fin dall inizio della brutta malattia(durata 6 mesi) è stato costretto a stare in casa. Al momento del lutto ho associato una sorta di depressione di mia madre non solo al fatto d aver perso il marito (con cui ha avuto sempre un rapporto difficile, fatto d tanto momenti non belli e poche gioie) anche a una sorta di solitudine, visto che tutti noi(4figli) abbiamo preso le nostre strade, e che dopo un convivenza 7giorni su7, 24 ore su 24, con il marito. Ma siamo arrivati al punto che a oggi, che son passati 8 mesi, la situazione sta peggiorando. Non scende più da casa, si lamenta da quando si sveglia fino a che va a dormire, in casa non fa niente e se fa qualcosa dice che si stanca subito, e cosa più pesante, ogni singolo giorno parla in modo negativo e ricordando frasi e episodi negativi delle sorelle di mio padre con cui ha chiuso definitivamente i rapporti al momento del lutto (è stato sempre un rapporto d odio e, a detta di mia madre, gelosia da parte delle cognate). Le ho consigliato di rivolgersi a una figura professionale perché noi figli non ce l ha facciamo più, perché troppo coinvolti e presi dal dolore della perdita e dai nostri impegni e famiglie, ma non ne vuole sapere .. Io sono l unica che la vede tutti i giorni, l accompagno quando ha delle visite e le faccio la spesa e faccende varie fuori casa ma mi ha fatto ben capire che vorrebbe pure che sia disponibile a fare anche le cose in casa, tipo servizi e cucinare , ma sono arrivata al punto che resto un ora e me ne vado perché mi viene l ansia di stare con lei, ho provato a farla uscire, con la scusa di una pizza magari uscendo si distraeva ma anche in quella occasione giù di lamenti per la pizza, cameriere e via dicendo e sempre a parlare delle cognate. Non so come prenderla, perché se l ascolto sembra di accondiscende e se alla fine gli dico con calma che non deve parlarne più dice che ha capito ma il giorno dopo la storia si ripete, se la prendo con le cattive, io sono quella che non la capisce, inaffettiva, cattiva e che il suo malessere non è una cosa voluta da lei (ma neanche reagisce per stare meglio). Ho pensato anche di mettere una sorta di badante(ha 65 anni, alcune patologie ma non è impedita ad uscire , cioè fisicamente può uscire ma nn lo fa e può benissimo svolgere attività in casa che non fa ma le vorrebbe da me ) ma è contraria a prendersi una donna dei servizi per una volta a settimana, figuriamoci ad avere una sorta di compagnia.. Non so che fare, purtroppo ne risento mentalmente e fisicamente.... I miei fratelli, chi perché lavora chi perché sta fuori, più d tanto non accusano il malessere, ma essendo io l ultima figlia e essendo più libera (ho una bambina d 8 anni, quindi abbastanza cresciuta, e lavorando part time) e secondo la concezione di vecchia mentalità di mia madre e contesto sociale in cui vivo(sud Italia e la figlia femmina è concepita come quella che deve farsi carico del prendersi cura dei genitori quando che hanno bisogno) mi sono accollata tutto...