Sintomi lievi, possibilità farmacologiche e tempistiche
Buonasera a tutti,
ho 25 anni e poco più di due mesi fa in seguito ad un trauma relazionale sono andato in terapia cognitivo comportamentale (cosa che avevo deciso già prima della rottura in questione). Poco dopo un insuccesso accademico, dato da un mix di errori di metodo e di incapacità a studiare mi hanno portato alla posticipazione della laurea, per cui mi sento decisamente in ritardo. In seguito allo svolgimento immediato dei test mi sono stati evidenziati sintomi di depressione e ansia (parliamo di circa 40 giorni fa).
Rispetto a quei giorni, le sensazioni fisiche che provo sono decisamente migliorate (prima sentivo quasi che mi "stessi sciogliendo" dal dolore) eppure provo ancora sintomi che mi allontanano da un senso di normalità: una sorta di mancanza di libero arbitrio, mi sento fuori dalla realtà, mi stanco facilmente, decisamente non coinvolto nelle cose che faccio (non comprendo se i miei hobby siano "invecchiati", cosa certa, oppure se la mia sia anedonia), mi interrogo spesso su "cosa dovrei fare", se io possa cercare una nuova relazione, se io possa cercare un lavoro (e tale lavoro può essere di tipo "cognitivo" oppure sarei costretto a farne uno manuale, visti questi sintomi depressivi?), inoltre è come se mi fosse crollato il mondo addosso, mi capita di dubitare delle mie prospettive future, penso in modo macchinoso, basato sui miei sintomi passati e presenti, perdendo un po' il contatto con la realtà e con il navigare la vita attraverso il semplice "desiderare". Ultimamente il mio terapeuta mi ha detto che "il mio unico problema è che mi soffermo troppo su ogni singolo pensiero", ma dopo i test non mi dice molto in termini diagnostici (anche perché questi sono per me motivo di ossessione, ed ovviamente ho un grande bisogno di stare nel presente).
Le nuove scadenze (visto il rinvio) per esame e tesi mi fanno pensare alla possibilità di contattare uno psichiatra, così come il fatto che io sia entrato in una dinamica di pensiero strana, artefatta, composta di quesiti diagnostici e di tutte le informazioni che ho acquisito dai 22 anni ad oggi (in seguito a test e terapie effettuate, che hanno in qualche modo deteriorato il mio rapporto con la "vita normale"). In due mesi ho costruito una narrativa di me dalla quale mi ero distaccato circa due anni fa, e adesso che posseggo più informazioni sembra essere ancora più astrusa e innaturale.
Proprio in virtu' dei tempi stretti per lo studio che tornerà ad impegnarmi molto, tra un mese, mi chiedevo se fosse possibile avere qualche informazioni sulla possibilità di agire farmacologicamente su ciò che sto provando e sulla possibilità di interrompere nel breve termine questo meccanismo: voglio sentirmi come gli altri, coinvolto nelle mie vicende e mosso da sentimenti positivi che mi portino alla massima espressione di me (esattamente come mi sentivo prima della rottura).
Mi rendo conto che questo non è il luogo e che una visita psichiatrica mi darebbe più certezze, ma avere degli indizi su ciò che potrebbe aspettarmi sarebbe una grande spinta a prenotarla (anche in relazione alle possibilità di prescrizione e relative tempistiche di attivazione del farmaco, in modo che io possa calcolare bene le tempistiche adatte a non essere mentalmente annichilito da un possibile SSRI nel momento in cui, tra un mese, dovrò tornare a pieno regime).