Relazione con donna sposata
Salve a tutti,
da quasi un anno e mezzo intrattengo una relazione con una donna sposata, con un figlio che adesso ha quasi sei anni. E' stata lei ad avvicinarsi a me per prima, a scuola (l'anno scorso eravamo colleghi, entrambi insegnanti). Io mi trovavo in un periodo di crisi, io e la mia ex fidanzata stavamo per lasciarci dopo una storia durata quasi sei anni. Inizialmente ero stupito dall'approccio che questa donna aveva avuto nei miei confronti, poiché sapevo appunto che era sposata, e non avevo mai avuto esperienze del genere prima. Quando l'ho interrogata sulle sue intenzioni, mi ha detto di non essere affatto innamorata del marito, e di non avere nessuna remora da quel punto di visto. Mi ha anche detto di avere un bambino, e che il loro matrimonio si reggeva essenzialmente "soltanto" su quello. Io ho avuto diverse remore all'inizio, ma alla fine lei mi ha preso molto, e non solo perché è una bella donna (ci tengo a precisare che ha 7 anni più di me). Abbiamo iniziato a frequentarci poco prima che scoppiasse la pandemia in Italia, e i nostri veri sentimenti sono venuti fuori in modo estremamente naturale e spedito. Entrambi eravamo molto presi l'uno dell'altra, e direi ormai innamorati. Io spesso mostravo insofferenza per questa condizione di clandestinità, ma lei era spesso sorda ai miei reclami: così era e dovevo farmene una ragione. Tuttavia, a marzo, lei ha detto al marito di non amarlo più e di stare frequentando un'altra persona. Dapprima lui ha reagito con rabbia e frustrazione, dicendo di voler troncare subito: situazione che si è poi mitigata con il tempo, con lui che è arrivato a dire che l'amore in fondo non è così importante, che loro hanno una famiglia e un figlio e tutte le carte in regola per essere felici. Insomma, lui era disposto ad accettare anche questo tradimento (il secondo), purché lei restasse con lui. Provo a farla breve: sono seguiti dei mesi in cui io l'ho sollecitata a rivolgersi ad un avvocato per la separazione, perché per me era l'unica strada per continuare a stare insieme, ovviamente. Alla fine lei l'ha fatto, la lettera è arrivata in settembre, e la separazione soltanto a marzo di quest'anno. In tutti questi mesi, a dire di lei hanno smesso di avere rapporti sessuali, di baciarsi e abbracciarsi, perché lei si è sempre rifiutata, nonostante lui ci abbia sempre provato. Tuttavia, la situazione in casa non si è modificata drasticamente, continuano a mangiare insieme, a portare il figlio a spasso nel weekend, ad andare insieme dai vicini di casa. Sono anche andati in vacanza quest'estate (cosa che mi ha fatto soffrire molto), e diverse volte, anche dopo la lettera dell'avvocato, nella casa in montagna di lui, sempre col bambino ovviamente. La motivazione di lei era che lo faceva per il bambino, per regalargli gli ultimi momenti con i genitori insieme. A me queste cose ovviamente facevano soffrire, e negli ultimi mesi ho recriminiato molto e ho minacciato di lasciarla più volte, perché non ce la facevo più a vivere una vita in attesa. In attesa, a mio avviso, di una cosa che non sarebbe mai arrivata. Poi, però, è arrivata la separazione consensuale a marzo, e di lì speravo che sarebbe cambiato qualcosa. Invece la routine continua ad essere invariata, quasi nessuno è stato informato della separazione, lui vive ancora lì. Ha un limite di tempo di due mesi per andarsene, ma la mia sensazione è che non se ne andrà mai spontaneamente, e lei dice di non sentirsela di cacciarlo via. L'opinione che ho maturato, ormai praticamente una certezza per me, è che lei non riuscirà mai a dare un taglio netto alla relazione con suo marito, e soprattutto a non vergognarsi del fatto di avere un'altra persona, cioè me, e che quindi, bene che vada, dovrò trascorrere nascosto per i prossimi anni. Ho provato più volte a lasciarla perché esausto e sfiduciato, ma alla fine sono tornato da lei perché sentivo di volerle dare ancora fiducia. Lei continua a dire che vuole vivere con me e fare una famiglia insieme, ma il mio sentore è che non riuscirà mai a staccarsi completamente da suo marito, a superare il giudizio della sua famiglia e della società, e a trattarmi come una persona che ha diritto a vivere una relazione piena, senza nascondimenti.
Ho scritto molte cose, ma comprendo di aver comunque fornito pochi elementi per comprendere appieno le nostre storie e le nostre personalità. Questo intervento mi è servito come sfogo, e spero di ricevere qualche utile riflessione da parte vostra.
Ringraziandovi, porgo
Cordiali saluti