Quesiti sul futuro a cui vorrei fare chiarezza
Buon pomeriggio avevo già scritto una volta su questo sito, sono la stessa ragazza in carozzina del terzo anno di liceo scientifico che aveva iniziato a sentire dentro di lei che qualcosa non stesse andando per il verso giusto e aveva bisogno di qualcuno con cui parlarne di competente. adesso ho iniziato un percorso di terapia e riscrivo perché ho avuto la mia seconda seduta con la psicologa del centro da cui sono seguita ma non mi sono sentita molto capita. non so se è perché sia ancora all’inizio o se sia un problema mio o suo. so solo che in questo momento non mi sento molto tranquilla. penso di essere in una fase depressiva (so che non posso autodiagnosticarmi malattie mentali come la depressione) ma la psicologa in questione mi ha detto che non si tratta di questo, semplicemente di una fase di tristezza. solo che a me sembra qualcosa di molto più grande rispetto a questo. io non mi sento semplicemente “triste”, sento di non riuscire a fare nulla: studiare, leggere, mantenere una discussione, qualsiasi cosa mi sembra gigantesca. lei mi ha consigliato di studiare con mia madre o in compagnia di qualcuno, perché mi sale l’ansia soprattutto quando sono sola e per questo decido poi di chiudere tutto e di non continuare a studiare, non facendo nulla quindi. però io non so quanto possa essermi utile; non mi sembra basti così poco per stare meglio e volevo un parere di altri specialisti nonostante non mi conosciate e non possiate dare un parere allo stesso modo.
inoltre volevo parlare di un altro punto che ancora non ho trattato con la mia psicologa ma che volevo condividere in questo momento: io ho scritto un libro e da qualche giorno a questa parte ho iniziato a mandarlo a delle CE. probabilmente lo dirò ai miei genitori solo quando e se avrò esito positivo e qualcuno decidesse di proseguire con la pubblicazione. Alcune case editrici mi hanno risposto dicendomi che avrebbero letto il mio manoscritto nelle prossime settimane ma che avevano bisogno di un recapito telefonico, a questo mi venne l’ansia che i miei genitori non lo sapessero più che altro perché se mi dovessero chiamare non so se riuscirei a parlare loro da sola, mentre se i miei genitori lo avessero saputo avrei potuto passare mia mamma al cellulare visto che ho questo problema con la comunicazione per via della mia disabilità (non mi sento a mio agio a parlare con persone che non conosco, che non sia via chat, poiché la mia voce non mi piace ed è capitato che alcune persone non capissero ciò che dicessi in passato facendomi venire il dubbio che non si capisca il più delle volte) di cui le CE non sono ancora consapevoli. a questo si aggiunge la paura che le case editrici una volta scoperta la mia condizione fisica decidessero di interrompere la pubblicazione nonostante siano interessati al libro; naturalmente non potrei nascondere ciò che sono, anche perché penso che se davvero qualcuno decidesse di ultimare la pubblicazione prima o poi dovrebbero venirlo a sapere, inoltre questa insicurezza la devo superare, magari parlandone anche con la psicologa. è anche vero il fatto che se ritenessero il mio libro idoneo ma decidessero di non continuare solo perché sono in sedia, non meriterebbero nulla e probabilmente io stessa deciderei di non pubblicare con loro, perché sinceramente chissene frega di collaborare con gente di così tanta pochezza. ma il fatto è che non so se i motivi per cui abbia deciso di voler pubblicare il libro siano positivi o meno. perché diciamo che non ho mai voluto condividerlo, infatti nessuno al di fuori di me sa di cosa tratti e cosa ci sia scritto nel particolare dato che all’interno c’è molto di me. praticamente è la mia storia e finora non ho mai avuto la minima intenzione di condividerla, per cui non so se tutto ciò è scaturito dal non avere un piano B. questo perché ultimamente sto pensando molto al futuro, se ricordate la scorsa mail avevo già scritto che a me piacerebbe molto lavorare come psicologa o psicoterapeuta, o comunque nel campo della psicologia perché mi piacerebbe aiutare gli altri sotto questo punto di vista: farli sentire capiti, ascoltati e soprattutto non soli. oppure mi piacerebbe scrivere. solo che come lavoro futuro io vedo più che altro il primo, perché scrivere per me è una passione; mi serve infatti ispirazione e non riuscirei a sfornare un libro dopo l’altro, dovrei avere in mente un messaggio da voler condividere per farlo, e non è così semplice. per cui non lo vedo come mio possibile lavoro; scrivo per rivivere momenti passati e farne ammenda in futuro, non sarei la classica scrittrice: non mi ci vedrei. considerato questo però per fare la psicologa ci sono anni di studio dietro e non so se è quello che voglio dalla mia vita. ad oggi perché non mi sento in primis neanche capace di farlo, infatti come dicevo anche prima sto avendo molte difficoltà in questo, ma anche perché non so se voglio passare una vita sui libri. a causa di questi pensieri però mi viene l’ansia; proprio perché io non avrei un piano B che soddisfi le mie richieste e chi mi tenga in contatto con gli altri esseri umani. questo perché a differenza degli altri se decidessi di non continuare gli studi mica potrei andarmene a fare la commessa o l’estetista/parucchiera... sia perché non sarebbero lavori che in realtà mi piacerebbe fare ma soprattutto perché non potrei farlo visto le mie condizioni fisiche. cioè che faccio se una cliente mi chiedesse di prendere dei vestiti che vuole provare? non riuscirei a farlo perché non ho questa forza fisica, appunto per via della mia malattia, stessa cosa varrebbe per il resto dei lavori sopraelencati. poi se volessi davvero mantenere il riquadro “aiutare gli altri” che è ciò che davvero mi piacerebbe fare, esistono i corsi OSS o OSA che si occupano però anche del benessere fisico oltre l’aspetto sociale. infatti aiutano a fare certe cose gli anziani o i disabili; come faccio io ad aiutare questi ultimi se lo sono io stessa? e non so se potrei concentrarmi solo sul punto di vista psicologico e emotivo se decidessi di fare questo tipo di lavoro- ad esempio solo come supporto emotivo alle famiglie con delle problematiche eccetera, anche perché penso serva una preparazione completa che comunque io non potrei avere. per questo sarei costretta a fare l’università. di cui a proposito pensavo come facoltà anche scienze della comunicazione per lavorare un giorno nel campo dell’editoria, ma so che bisognerebbe conoscere o comunque una conoscenza base delle lingue per questo, cosa che se ricordate la mia precedente email avevo già detto non avessi, così come vi avevo già detto della mia considerazione della facoltà di lettere che m’interessava maggiormente per la questione scrittura ma non essendoci una buona base di latino e poco interesse verso le materie che si andrebbero affrontare già a priori non la vedo giusta per me.
comunque questo per dire che fare lavori in cui non è necessario chissà quale titolo di studio non sarebbe alla mia portata e questa cosa mi destabilizza un sacco. perché tipo- non vorrei dover per forza continuare gli studi. se volessi fermarmi? se capissi che non fa per me? quante gente c’è senza laurea? magari non fanno quello che vogliono ma hanno delle possibilità di fare qualcosa che in qualche modo ci rientri. oltre il fatto che io non vorrei neanche accontentarmi, praticamente parlando non ci sarebbe poi così tanto per me. ma proprio praticamente parlando eh. cioè non in base a supposizioni o cose basate su teorie, per questo io non vedo futuro per me. perché dovrei per forza impegnarmi per essere qualcuno; ma se non volessi? se non ne avessi la forza? o semplicemente la voglia? le qualità? sarei costretta a stare a casa, in solitudine, perdendo tutto (perché si sa che le amicizie del liceo, dell’adolescenza in generale è difficile durino in eterno oltre al fatto che le mie di amicizia già da ora non sono stabili quindi figuriamoci se durano fin da adulti. si può dire che vadano avanti più che altro per i compiti e perché c’è di mezzo la scuola che per altro, per vero interesse) e non facendo nulla di nuovo (cosa che di conseguenza non mi porterà a conoscere nessuno, a stare in contatto con le persone. tra l’altro io ho sempre istaurato rapporti più che altro attraverso la scuola. dato che per il resto non faccio sport, non faccio nient’altro, quindi le mie amicizie sono sempre state parte anche del mondo scolastico). quindi le mie giornate inizieranno, finiranno, senza nessuno scopo. un po’ come da un anno e mezzo a questa parte in cui non faccio assolutamente nulla. ma mica si può continuare a vivere così, non è quello che vorrei per me. solo che sostanzialmente solo questo potrebbe essere se ci penso e non ho idea da dove iniziare per cambiare le cose. forse semplicemente non si può.