Non ho un’identità, non sono autentico, cosa devo fare?

Inviata da Matteo · 23 nov 2018

Salve a tutti,
Mi chiamo Matteo, ho 18 anni, ed è ormai da parecchi mesi che sono preso da una lotta interiore che mi assorbe praticamente tutte le energie. È iniziato tutto attorno a Giugno, quando mi sono accorto di agire nel completo disinteresse verso tutte le persone che mi circondavano, di non volere bene a nessuno e di non provare emozioni. A dire il vero quello che mi turbava di più era il fatto che non esitavo a tradire la fiducia di quelle che chiamavo amiche per miei interessi personali peraltro stupidissimi. Ho riconosciuto anche una sorta di distacco in tutte le amicizie che avevo e in generale in ogni rapporto umano. Era come non interagire con persone reali, ma con delle immagini, e anch’io mi costruivo la mia. Infatti tutto quello che facevo era compiacermi. Fin da piccolo sono stato bombardato di complimenti da parte dei miei per una mia presunta “genialità” che in realtà nessuno sa veramente definire. Sta di fatto che mi sono accorto di averla molto interiorizzata, in una sorta di complesso di superiorità, che in realtà aveva scopo difensivo in quanto non ho mai avuto gli strumenti per capire gli altri e sono sempre stato molto solo, anche quando dall’esterno non sembravo esserlo. Anche se avevo la convinzione di volere bene ai miei cari, in realtà riconosco di non aver mai provato nulla se non un attaccamento autoconvinto, che pensavo fosse il massimo dell’amore. In più mi sono sempre sentito come fuori dalla realtà, come se non riuscissi a entrare in contatto con il mio corpo e ne vivessi al di fuori. Mi capitava praticamente sempre di guardarmi allo specchio e percepire quell’immagine come un’altra persona. Siccome non possedevo emozioni autentiche, il mio modo di rapportarmi con gli altri è spesso cambiato, è come se avessi cambiato completamente identità più volte, con dei momenti abbastanza intensi di compresenza tra le “personalità”. A parte alcune fasi incentrate quasi ossessivamente su interessi specifici (politica, religione), il conflitto che in assoluto mi ha fatto stare peggio è quello tra il mio lato maschile e quello femminile. È come se una parte di me avesse un modo di agire, un timbro vocale, posture e atteggiamenti maschili è una femminili. E si sono spesso alternate. Ammetto che il lato femminile è quello che sento più autentico, ma neanche troppo con il passare del tempo. Nulla di tutto ciò però lo sento veramente autentico, sembrano più atteggiamenti esteriori. Senza un’identità mi è dura sfuggire alla tentazione di compiacere gli altri, anche perché siccome ho un senso di me molto fragile è praticamente impossibile fare altrimenti. In ogni caso da giugno ho iniziato una psicoterapia che a dire il vero ho sempre vissuto (probabilmente in modo sbagliato) come un’autoterapia. Mi sono accorto che non vedevo la realtà degli altri, non mi interessavo genuinamente a nessuno, non volevo bene a nessuno. Ho iniziato a capire i motivi di questo “muro” eretto verso gli altri, e ho cercato di scioglierlo. Ho capito che il fattore principale che mi separava dagli altri era il complesso di superiorità, che ho cercato di superare in modo quasi ossessivo, isolandomi da tutti e prestando un’attenzione molto intensa a quello che facevano gli altri, “quelli con le emozioni”. Quando è arrivato settembre ero piuttosto migliorato, perlomeno ero capace di ragionare in una maniera abbastanza matura di relazioni umane, senza stancarmi inutilmente per compiacere gli altri. E avevo scoperto di essere in grado di provare delle emozioni, concentrandomi adeguatamente. Da settembre a ottobre ho intensificato il lavoro iniziando a provare un sempre più forte affetto per le amiche che prima avevo trattato male. Mi sono perfino messo con un ragazzo, che è la persona che ho vissuto con meno distacco di tutta la mia vita. Ho anche creduto che in profondità lo amassi. Però non è nulla di stabile perché ho la tendenza a cambiare idea su di lui quasi ogni giorno. In ogni caso tutte le emozioni che ho provato in quest’ultimo periodo si sono strutturate, e ho iniziato ad avere delle convinzioni profonde, a vedere la realtà, ad essere a contatto con le sensazioni del mio corpo, a provare un sacco di cose che prima non provavo: gratitudine, senso di colpa, affetto, stima, interesse, apprezzamento, a volte anche gioia, un pochino. Ho iniziato ad ascoltare gli altri ed interessarmi sinceramente dei loro problemi, sentendoli per la prima volta come reali, quindi degni di attenzione. Ma questo elenco è riduttivo. Ho iniziato a dispiacermi per gli altri, ho iniziato a capire quali vestiti, cibo, ambiti della realtà mi piacciono. Nella vita di tutti i giorni ho iniziato ad agire spontaneamente, tutto quello che facevo veniva dal cuore. Questo però al prezzo di un isolamento pressoché totale, un taglio netto al mio vecchio mondo, iniziando dalla famiglia e piano piano anche le amiche, salvando solo il mio ragazzo. Ma soprattutto al prezzo di un’attenzione a dir poco morbosa al mio comportamento che eliminava sistematicamente i tratti non pienamente autentici senza alcun riposo, anzi con molta concitazione. Non nego che i risultati siano stati a un certo punto sorprendenti, ma mi sono accorto che non posso vivere così per una vita intera, e che, anche se per la prima volta sono importanti, non riesco a esternare queste mie emozioni attraverso gesti affettuosi o attività piacevoli. Gradualmente nall’ultimo periodo mi sono accorto di questo e i progressi che credevo di aver fatto sono scomparsi. Sono di nuovo ricaduto in uno stato di assenza di emozioni, distacco dalla realtà, confusione interiore e mancanza di senso. Alla terapia sta andando aventi ma mi sembra che non mi sia appigli. A volte ho paura di impazzire, mi sono creduto affetto da una serie di patologie, come il disturbo narcisistico, quello dissociativo e quello schizoide della personalità. Alterno periodi di pensiero ossessivo a periodi di grande lucidità. Credo però di essere stanco di combattere interiormente. Vorrei con tutto il cuore farmi aiutare, che qualcuno indirizzasse il mio percorso. Vorrei avere degli amici, degli interessi, un’identità

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Miglior risposta 26 NOV 2018

Caro Matteo, la tua domanda è una di quelle "da un milione di dollari" ,nel senso che non ci sono risposte semplici, neppure se a rispondere fosse Freud in persona. Mi sento, però, di sottolineare qualche elemento. Per prima cosa, credo che le tue capacità intellettive siano fuori del comune, nel senso che parli di te, e di psicologia, come un esperto. Ma a 18 anni non si può avere una grande esperienza della vita. Questo può causare una frattura ed una sofferenza. Similmente, alla tua età si vive con forti sentimenti, e con toni alti. Mi sento di dire che stai drammatizzando molte delle difficoltà che tutto sommato molti vivono. Per quanto riguarda ciò che tu hai vissuto come distacco e superiorità non posso aiutarti. Bisognerebbe conoscere meglio la tua personalità. Questo si può fare con appositi test, lunghi ed approfonditi, come l' MMPI. Il consiglio quindi, in accordo con la Collega, è di proseguire la psicoterapia con un/una professionista di alto livello.
Saluti
dr. Leopoldo Tacchini

Dott. Leopoldo Tacchini Psicologo a Figline Valdarno

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24 NOV 2018

Buongiorno Matteo,
Grazie per aver condiviso la sua storia e il suo lungo sfogo.
Comprendo la sua esasperazione per una situazione che va avanti da tanto tempo e anche la frustrazione per dei miglioramenti che non si sono rivelati così solidi e duraturi come lei avrebbe voluto.
Credo che la cosa più importante, in questo momento, sia non cedere alla tentazione di arrendersi e mollare la terapia, anche se probabilmente è deluso anche da essa. Mi ha colpito che lei abbia parlato di questo percorso come di un’autoterapia, il che mi fa pensare a una grande difficoltà di fidarsi e affidarsi a un’altra persona per essere aiutato e guidato.
Ecco, io forse partirei proprio da qui, perché ovviamente una terapia che si basa su queste premesse non può portarla molto lontano, e allora si tratta di capire cosa la frena dall’investire più speranze in questo percorso. Potrebbe parlarne con il suo terapeuta, ammesso che non lo abbia già fatto.
Deve anche tenere conto che la diagnosi, a un’età come la sua, rischia di essere più un’etichetta che imprigiona, piuttosto che qualcosa di utile per il processo terapeutico. Capisco la necessità di sapere “che cos’ha” (è anche questo un modo per definirsi), ma quando si è molto giovani la struttura di personalità non è ancora stabile, e sarebbe affrettato pertanto catalogarla in un modo o in un altro.
Vada avanti nel suo percorso, cerchi di fidarsi di chi ha scelto per accompagnarla, e sono sicura che, con tanta pazienza e motivazione, riuscirà a stare bene.
In bocca al lupo!
Dott.ssa Federica Casale, psicologa e psicoterapeuta- Torino

Dott.ssa Federica Casale Psicologo a Torino

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