Litigio, silenzio e pausa di riflessione

Inviata da Giada P · 17 dic 2020

Salve, mi scuso in anticipo per la lunghezza del post ma ho bisogno di sfogarmi. Sono fidanzata da 3 anni con un ragazzo con cui sono sempre andata d'accordo, pensavo fosse l'uomo della mia vita. L'ho conosciuto quando studiava e viveva nella mia città. Lo scorso anno, dopo 2 anni di storia, per motivi familiari, ha dovuto lasciare la casa che aveva nella mia città e tornare dai genitori a 70 km da qui, quindi abbiamo iniziato a vederci di meno, anche perchè lui era molto impegnato con lo studio e non lo volevo deconcentrare. Io sono già laureata e lavoro e mesi fa avevo deciso di staccarmi dalla mia famiglia (vivo in casa con i miei da sempre) per andare a vivere da sola (senza il mio ragazzo). Ne parlai con lui e mi sembrò dispiaciuto, sentendosi indietro con gli studi (cosa che non gli ho mai fatto pesare anzi, lo incoraggiavo). Mi disse che gli sarebbe piaciuto che cercassimo casa insieme per costruire un futuro nostro. Da lì, purtroppo, è sorto in me il desiderio di una convivenza (abbiamo entrambi 33 anni). Pertanto decisi di aspettare che lui finisse gli studi e trovasse un lavoro e poi andar a convivere insieme. Passano i mesi, lui si laurea, io gli dico che sono disposta a lasciare il mio lavoro per seguirlo ovunque lui fosse riuscito a trovare il suo. Intanto attraverso un brutto periodo a causa della morte di mio nonno, figura di riferimento per me (non ho un bel rapporto con mio padre). Soffro molto, lui mi è vicino e sembra capirmi. Dopo una settimana dalla morte del nonno, il mio ragazzo trova lavoro vicino la mia città, io contentissima, gli offro così la mia casa (dove vivo con i miei) per un appoggio iniziale in attesa di una sistemazione differente. Contemporaneamente ho problemi seri sul lavoro che mi rendono molto preoccupata e lui ha una discussione con sua madre, che si mostra contraria alla nostra convivenza, lui mi diceva che era gelosa di me ma che le cose si sarebbero sistemate. Insomma, nel giro di 10 giorni si complica tutto: mi sento nervosa, quando era a casa mia mi è capitato di rispondergli male e di riprenderlo per l'ordine. Inoltre lui mi sembrava distante emotivamente. Inizia a non sembrarmi convinto della convivenza, per cui gli dico che avremmo aspettato ancora e che sarebbe potuto andare a vivere da solo magari trovando casa più vicino al suo lavoro, visto che mi ripeteva costantemente di sentirsi un peso a casa mia nonostante lui conosca i miei da anni e abbia dormito da me tantissime volte. Lo aiuto a cercare casa. Poi un pomeriggio, durante una delle nostre chiamate, litighiamo perché lui mi dice di aver trovato una casa vicino il suo lavoro e che ogni fine settimana sarebbe tornato dai suoi genitori, quindi non ci saremmo visti se non ritagliandoci piccoli spazi durante la settimana. Non so perché ma questa cosa mi ha dato molto fastidio, mi sono sentita messa all’ultimo posto, come se stare con me non fosse per lui così importante. Ho alzato un po’ il tono della voce dicendo che mi sembrava che volesse costruirsi il suo futuro con sua mamma e non con me. Mi vergogno di quello che ho detto, ma ero davvero incavolata e dispiaciuta. Da quel giorno lui è sparito per oltre due settimane, ho provato a chiamarlo (senza troppa insistenza), gli ho inviato messaggi chiedendo dialogo e confronto. Nulla, salvo poi mandarmi un messaggio dopo giorni, pieno di offese nei miei confronti e cose non vere, praticamente mi descrive come un mostro e questa cosa mi ferisce. Mi dice di sentirsi amareggiato e che il mio comportamento gli faceva schifo. Che è stata la cosa più brutta che potessi fargli. Ho provato a chiamarlo ma non voleva sentirmi, gli ho scritto una lettera spiegando e scusandomi per il mio nervosismo degli ultimi giorni, spiegandogli che ho detto anche cose che non pensavo per la rabbia, ma lui ha continuato ad insultarmi e a negarmi un confronto, dicendo che voleva stare solo e riflettere. Ogni tanto in passato quando si arrabbiava rimaneva nel suo silenzio ma durava poco, al massimo un giorno. Decido di dargli tutto il tempo e di non cercarlo. Oramai è passato un mese e lui non si è fatto più sentire. Io mi sento molto confusa e invasa dai sensi di colpa: mi spiace per essere stata nervosa e per aver litigato con lui l’ultimo giorno. Sono molto autocritica ma questi sensi di colpa mi stanno uccidendo dentro: non ho più voglia di lavorare, di uscire, di far nulla. Mi sento la sola responsabile per aver rovinato quella che pensavo fosse la storia più importante della mia vita con un ragazzo che adoravo. Al tempo stesso mi sembra incredibile che lui sia riuscito ad offendermi così pesantemente con cose non vere, praticamente è come se di me non gli fosse mai andato bene nulla, quando fino a pochi giorni prima mi diceva di essere la persona più importante della sua vita. Gli ho sempre portato il massimo rispetto (prima dell'ultimo litigio, lo so), l’ho sempre incoraggiato e per un momento “no” della mia vita si è allontanato e probabilmente l’ho perso. A volte vorrei chiamarlo, poi mi blocco per timore che possa ferirmi maggiormente o che continui ad ignorarmi. Altre volte penso che se lui ci avesse tenuto un minimo a me avrebbe almeno potuto parlami. Insomma da quel litigio sono sempre stata io a cercarlo, da parte sua ho visto solo un muro enorme e tante offese. Una mia amica dice che non mi amo, che non dovrei pensare ancora a chi non ha avuto nemmeno il coraggio di parlarmi. Ma io mi sento legata a lui, forse per dipendenza, sono confusa. Vi chiedo se intraprendere un percorso di psicoterapia può aiutarmi a star meglio e a ritrovare un po’ di pace dentro di me. Non posso andare avanti sentendomi ogni giorno così in colpa. Grazie

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Miglior risposta 18 DIC 2020

Buongiorno, mi dispiace molto per la sua situazione, dalle sue parole si percepisce la confusione e la colpa per tutto ciò che è in successo in breve tempo. Stava per intraprendere una nuova vita con il suo compagno e si è ritrovata di colpo senza un'ancora, come se il terreno sotto i piedi, ad un tratto le è venuto a mancare e la terapia potrebbe essere un buon materasso su cui atterrare, le potrebbe dare conforto e aiuto e rivalutazione di sé stessa.
Sembra che dalla frase che gli ha detto sul costruirsi un futuro con la madre abbia colto nel segno, perché se mi posso permettere sembra che nel momento in cui avesse dovuto costruire qualcosa con lei, ha cambiato rotta verso la madre come se volesse consolidare una sorta di matrimonio con la madre.
Lavi via questo senso di colpa e cominci a dedicarsi a sé stessa e vedrà che ritroverà la pace.
Resto a disposizione,
dott.ssa Antonella Bascià

Dott.ssa Antonella Bascià Psicologo a Milano

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