Ho paura di averlo perso per sempre e mi sento morire
Buongiorno,
sono una ragazza di 25 anni. Un mese e mezzo fa ho deciso di interrompere la relazione col mio ragazzo, mio coetaneo, con cui stavo da 2 anni e mezzo. La decisione di interrompere era venuta da un mio momento di panico e crisi esistenziale, dovuta a una serie di ansie/paure che sentivo mi stavano opprimendo. Nel momento in cui l'ho lasciato avevo solo il caos nella testa e avevo bisogno della distanza necessaria per inquadrare meglio i miei pensieri. Non sapevo esattamente cosa mi stesse opprimendo, sentivo solo il bisogno di "scaricare" un peso. Forse avrei potuto prendere una pausa anziché lasciarlo, ma sapevo che una pausa mi avrebbe dato il senso della "scadenza" senza poter pensare tranquillamente e a mente lucida. Sono in psicoterapia da un mese, ho cominciato pochi giorni dopo la fine della mia relazione. In questo mese ho sofferto in un modo che non avevo mai sperimentato prima. Ho pianto fino a prosciugarmi per la mancanza di lui, dannandomi allo stesso tempo per essermi lasciata divorare dalle mie ansie. Per dare un senso a tutto quello che era successo mi sono costretta a mettere da parte la sofferenza, a riflettere e ad accettare la mia crisi come un momento di consapevolezza. Ho cominciato a ragionare su cosa mi avesse portata ad avere tutte quelle ansie e a capire quali siano i meccanismi che si innestano dentro di me . Ho capito che ho un problema di aspettative troppo alte, sia su di me che sugli altri. Che le relazioni portano con sé un senso dell' "impegno" che a volte mi crea ansia (in realtà questa è un'ansia che sento per tutti gli impegni a lungo termine, anche lavorativi). Sono una persona che rimugina molto e spesso mi trovo ad analizzare troppo le cose senza viverle spontaneamente, caricandomi di preoccupazioni che mi creo da sola nella mia testa.
Quando io e il mio ex ci siamo lasciati è stato molto comprensivo, più di quello che avrei sperato. Mi disse che magari ci saremmo rincontrati in futuro, tra 6 mesi o un anno. Adesso, passato un mese e mezzo, mi sento sconfitta dalle mie ansie e temo di aver perso una persona per me molto importante. So che ho un percorso da affrontare e che ci metterò del tempo, questo anche grazie alla terapia, ma è un percorso che ho capito che avrei voluto affrontare insieme. Ieri ci siamo visti per parlare su mia richiesta (non ci sentiamo mai), gli ho espresso il mio desiderio di provare a ricostruire il nostro rapporto, facendogli capire che mi sto impegnando attivamente per lavorare su me stessa. Lui, però, mi ha detto che adesso è troppo presto, che è passato troppo poco tempo e che io devo pensare a me e a stare bene. Lui, dal canto suo, sta vivendo la sua vita e sta cercando di capire cosa vuole.
So che razionalmente quello che dice ha senso, forse non è ancora pronto a fidarsi di nuovo di me. Da un lato, "è troppo presto" mi fa pensare che la speranza ci sia, altrimenti forse mi avrebbe detto di no e basta. Lui stesso mi ha detto che non mi sta chiudendo la porta in faccia e di non farla troppo tragica. Dall'altro lato, però, sono consapevole che tornare insieme è pur sempre un'ipotesi che non è detto si avvererà. Anzi, ho paura che col passare del tempo lui possa capire che senza di me sta meglio.
Adesso io provo un dolore che non so descrivere, perché non ho nulla a cui aggrapparmi. Non voglio nutrirmi di vane speranze, ma è inevitabile che una parte di me stia pregando che lui un giorno possa tornare. E' l'unica persona che io abbia amato in tutta la mia vita. Se non vorrà più ricominciare lo accetterò, perché lo rispetto e voglio la sua felicità. Però non riesco a non soffrire e a non darmi la colpa di quello che è successo. Mi odio perché ho mille turbe psichiche e queste mi hanno portata a buttare via la cosa più bella che mi fosse mai capitata. Mi sembra di sprofondare in un abisso senza fine e non so cosa fare.