Ho fallito come madre

Inviata da Temperella · 21 ott 2020

Sono una donna di 40 sposata da 25 il mio primo figlio l ho avuto a 19 la seconda a 24 ho sempre cercato di essere madre e amica ho sempre avuto un ottimo rapporto con loro ... la piccola di 16 anni non si relaziona mai con i suoi coetanei tende sempre a relazionarsi con ragazzi/e più grandi di lei è una ragazza molto matura ma purtroppo pur se matura prende tante batoste a livello di amicizie ma soprattutto in amore . Adesso si sta frequentando con un ragazzo più grande di lei di 8 anni me lo ha fatto conoscere... io e lei siamo sempre state molto complici ma ultimamente la vedo cambiata soprattutto xke lui è sparito o meglio si sentono poco (x problemi personali) oggi una grandissima discussione lei le chiede di vedersi dopo 15 gg e ha ricevuto l ennesimo no ,.. ho cercato in mille modi di farle capire che non è la persona giusta che chi ti ama non tergiversa ma lei di tutta risposta mi dice che non dobbiamo intrometterci che è la sua vita e la sua relazione vuole viverla a modo suo .... è una ragazza che ha sofferto molto ha avuto molti problemi tra cui il bullismo ... e in •amore “ ( amore adolescenziale ovviamente) non è mai stata fortunata forse dato anche dal fatto che lei è poco presente in una relazione vorrebbe che fosse sempre lui a fare il primo passo anche solo di un messaggio ... dove sto sbagliando vorrei fosse più spensierata e felice a questa età ma mi ritrovo Sempre a doverla consolare nei suoi momenti di pianto e sconforto

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Miglior risposta 22 OTT 2020

Salve. È assolutamente sano e normale che Lei si metta in gioco come madre e questo dice di Lei in positivo e non certo in negativo, facendo di Lei una madre tutt'altro che fallimentare. La stessa presenza che Lei dice di avere sempre quando la figlia sta male è significativa. La cosa difficile qui è dirimere quella che è la vita di Sua figlia, con le Sue scelte e col periodo particolare che sta vivendo - anche per l'età - da quello che è il Suo ruolo di madre e la Sua capacità di ricoprirlo con successo. La felicità e il successo nella vita amorosa e affettiva di Sua figlia vanno oltre la Sua concreta responsabilità e non dicono del Suo fallire nel ruolo; il fatto che Lei li viva in questo modo può metterLa in scacco - cosa che sta accadendo e che, se da un lato è normale, dall'altro può causare sofferenze che a lungo termine possono creare pericolose situazioni. Cosa succederebbe se Sua figlia avesse relazioni affettive non a lieto fine? Cosa succederebbe laddove ci fossero dei fallimenti o delle difficoltà in questo senso? E cosa accadrebbe a fronte di discussioni e screzi che la vita quotidiana normalmente porta nella relazione madre-figlia? Valuti la possibilità di una consulenza: c'è una associazione potenzialmente foriera di difficoltà e una assunzione di responsabilità che evidentemente causa sofferenza. Rispetto alla bontà del ruolo si rassereni: i dubbi che si pone dicono già tanto. Cordialità, DP

Dott. Daniel Michael Portolani Psicologo a Brescia

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22 OTT 2020

È comprensibile che da madre lei voglia evitare la sofferenza ai suoi figli, ma ciò è impossibile. La sofferenza è un'emozione come le altre e che ci aiuta a capire alcune nostre modalità di percepire delle situazioni e di come le viviamo. Potrebbe consigliarle di seguire un percorso di crescita personale con un professionista che la aiuti a lavorare su questi aspetti.
Resto a disposizione per eventuali chiarimenti

Dott.ssa Nadia Pagliuca Psicologo a Torino

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21 OTT 2020

Cara mamma,
si sente fallita nel Suo ruolo, perché la figlia adolescente vive una delusione d’amore? E perché quando sta male si fa consolare da Lei? Vuole prendersi la responsabilità quando Sua figlia non sembra spensierata come “dovrebbe” essere? Immagino si aspetti una risposta alla Sua domanda “dove sto sbagliando” e non tutte queste domande. Ma gliele faccio per riflettere. Mi sembra una mamma che ama i suoi figli e come ogni mamma vorrebbe vederli sempre felici. Purtroppo questo non è sempre possibile. È normale osservare come stanno i figli, come vivono le loro relazioni. Ma dobbiamo farlo da lontano, esserci per loro quando ne hanno bisogno, senza intrometterci troppo, dobbiamo lasciarli fare la loro esperienza. Come ha detto un collega che stimo molto; come il sale nella minestra. Quel pizzico che basta. Lo so che a volte è difficile, vorremmo proteggerli da ogni delusione. Ma così non crescerebbero.
Un caro saluto,
Dott.ssa Katarina Faggionato

Dr.ssa Katarina Faggionato Psicologo a Vicenza

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21 OTT 2020

Cara Temperella, nel periodo adolescenziale, i ragazzi iniziano a voler sperimentare la propria autonomia, cercando una loro individuazione nell'ambiente circostante. É fondamentale che i genitori accompagnino i loro figli in questo passaggio delicato verso l'adultità. Certo, non é facile: si vuole proteggere i propri figli a tutti i costi, ma, allo stesso tempo, é necessario che imparino a "guardarsi le spalle" da soli, per far sí che possano cavarsela anche in autonomia. Questo non significa che bisogna lasciarli a sé stessi, ma essere presenti "da lontano", supportandoli, anche osservandoli, ma lasciandoli agire in autonomia. É un po' come se dovessero sbatterci la testa da soli per capire. Quindi Lei stia vicino a Sua figlia, ma Le lasci anche lo spazio che richiede. Se Lei, mamma, ha fiducia in lei, si sentirà accolta e sostenuta e Le chiederà aiuto, qualora ne avesse bisogno. Ogni scelta, ogni esperienza che vivrà Sua figlia, anche quelle negative, la aiuteranno a crescere e a diventare una Donna forte, con una mamma che sarà sempre pronta a renderLe la mano quando cadrà... Perché si, bisogna anche imparare a cadere, per sapersi rialzare.
Buona fortuna e serenità.
Dr.ssa Amanda D'Ambra.

Dr.ssa Amanda D'Ambra Psicologo a Torino

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