Genitori e ansia, come ne esco?
Buonasera, cercherò di essere quanto più obiettiva e precisa possibile. Sto vivendo un periodo veramente difficile e, senza esagerare, sento di star pian piano impazzendo e non so se sono io ad immaginarmi delle cose o stanno realmente accadendo.
Vivo in una famiglia disfunzionale. Mio padre proviene da una famiglia dove il padre è un manipolatore vittimista che ha sempre controllato tutto, compresa la morte della moglie. Mia mamma proviene da una famiglia con un padre violento, da come sono riuscita a capire e una madre con depressione e morta suicida. Anche qui non so bene se fosse una depressione non diagnosticata e non trattata e inoltre pare che mia nonna le negasse dell’affetto. Insomma, hanno entrambi un bel trascorso familiare alle spalle e mio padre credo abbia una qualche forma di ansia sociale perché ogni volta che bisogna incontrare amici o persone trova molte scuse e arrivando persino a stare male fisicamente prima dell’uscita. Inoltre da una breve ricerca rientrerebbe in molti dei segnali di un manipolatore.
Quindi i miei genitori hanno una vita sociale pressoché nulla e io ho avuto molti problemi a trovare degli amici stabili fino all’università. Anche così, le occasioni per vederli sono state molto poche. Ho avuto inoltre la mia prima relazione che si è rivelata violenta con un ragazzo che mi ha traumatizzata al punto da non intraprendere alcuna relazione per 6 anni, fino a due anni fa. Questa nuova relazione è iniziata molto bene e al momento procede bene, ma i miei genitori erano preoccupati potesse trasformarsi nella vecchia e all’inizio hanno fatto molta reticenza. Anche ora dopo 2 anni non vogliono che passiamo la notte fuori, mi hanno proibito dal fare viaggi insieme e non sopportano che io esca al mattino e torni la sera verso mezzanotte. Aggiungo che ho 24 anni e sono all’ultimo anno di magistrale e che il mio percorso sia scolastico che universitario è segnato da un’ansia che al momento si sta rivelando invalidante al punto da aver dovuto terminare prima l’ultima sessione di esami perché avevo continui attacchi di panico e ansia.
Premesso questo il mio problema inizia già dall’anno scorso dove sono stata chiamata con epiteti irripetibili al pensiero di dover trascorrere una notte fuori col mio ragazzo e che ha portato a una quasi chiusura totale di rapporti con i miei genitori. Non nascondo che mi sento costantemente male a casa e mi sento bloccata perché non guido e la cosa mi viene ricordata molto spesso come causa principale della mia non indipendenza. Allora tento di uscire almeno un giorno a settimana, ma mi si recrimina che stia fuori dalla mattina fino alla sera (il resto della settimana è passato a casa e mi si dice che sto troppo a casa). L’altro giorno è scoppiato il tutto. I miei genitori mi urlavano di andarmene e non tornarmene sapendo benissimo che non posso farlo perché non ho terminato l’università e non saprei dove andare. Mia madre mi ha detto delle cose che erano specificamente per ferirmi. Mi ha recriminato il mio stare male (ho avuto un passato da auto-lesionista e non so bene se abbia avuto anche una specie di depressione, ma sicuramente non ho bei pensieri nemmeno ad oggi) come capriccio di una bambina viziata. E io mi sento terribilmente in colpa e sto iniziando a pensare che sia vero. Lei si sente non rispettata come madre, io mi sento quasi folle a pensare di star ricevendo un trattamento non “normale” per una persona della mia età. Non so se sia la mia ansia a parlare (sicuramente sono arrivata alla conclusione che dovrò rivolgermi a uno specialista perché è diventato invalidante) ma continuo ad avere una serie di sensazioni che una volta discusse con loro vengono confutate e non capisco se sia un tentativo loro di manipolazione o mio di vittimismo.
Aggiungo anche che ho un amico con una situazione familiare a casa di violenza fisica e psicologica e i miei genitori lo sanno e mi dicono che è un mio tentativo di trasformare la mia situazione normalissima in quella. Che è un tentativo di voler andarmene di casa. Nel frattempo non riesco nemmeno a comunicare con loro perché mio padre è totalmente chiuso al dialogo e mia madre ha delle basi di psicologia e tenta di usarle contro di me. Ha iniziato a dire una serie di frasi parlando per me (per esempio “Non ti parlo perché non voglio rovinarmi la giornata” riferendosi al fatto che ultimamente e in realtà da quando ne ho memoria, quando inizia a urlare io mi chiudo senza volerlo nel mutismo perché sono consapevole che qualsiasi cosa dico verrà usata contro di me) e mi dice costantemente che sono arrogante, maleducata e il fatto che non parli è un gesto di codardia. Io nel frattempo ho tentato di spiegarle che il mio non parlare è perché mi blocco e quando ero piccola mi facevo anche la pipì sotto, ma lei non sembra recepirlo e lo considera un attacco nei suoi confronti.
Non so veramente come uscirne e nel frattempo che cerco uno specialista vorrei avere un consiglio su come comportarmi al momento con loro perché temo che il tutto si stia profilando come un ripetersi dell’anno scorso, ma peggio in quanto quest’anno ho intenzione di partire per qualche giorno col mio ragazzo. Discutere non sembra funzionare, io mi sento frustrata e si scatena un litigio, se parlo nemmeno va bene perché vengo attaccata e poi 10 minuti dopo si risolve tutto per poi essere ripreso in giornata o il giorno seguente come è accaduto oggi. Inoltre aggiungo anche che mia madre ha la tendenza a sbottare, sfogarsi a più riprese e dopo lo sfogo mi tratta come se non fosse accaduto nulla e anzi mi dice cose tipo “Ma non è che adesso non parliamo più?” e io mi sento solo in colpa e frustrata che non riesco a elaborare le cose.
Infine non so se può essere utile, ma sono la figlia maggiore e ho un fratello minore che, senza esagerare, ha una calma serafica in tutto e a volte percepisco che sia trattato “meglio” o forse è semplicemente profezia autoavverante. Mi è poi stato detto che io sono stata al centro di una lotta tra i miei genitori e la famiglia di mio padre quando avevo meno di 2/3 anni e che hanno quasi tentato di prendermi per darmi a mia zia che non può avere figli. Mia madre parlò con uno psicologo che le disse che io non la riconoscevo come mamma e che se ne sarebbe dovuta tornare dai suoi con me, ma mia nonna le negò questa possibilità, forse per onore, forse per altro.
Spero sia comprensibile perché ho la tendenza a fare confusione mentre scrivo e vi ringrazio per l’attenzione e per le eventuali risposte.