Fuoricorso all'università, demotivata e stanca
Salve, sono una ragazza di quasi 30 anni e studio Giurisprudenza. é una scelta in cui ho sempre creduto, non tanto perché avessi una particolare passione per il diritto ma perché ho sempre ritenuto fosse una facoltà che mi potesse aprire diverse porte e fosse una scelta azzeccata per chi, come me, non avesse particolari inclinazioni o passioni, perciò, l'ho sempre vista come un mezzo per poter trovare un lavoro che mi permettesse di vivere dignitosamente. Ora, per me, il fatto di essere fuori corso è un grosso problema e motivo di forte disagio, ma, nonostante mi rechi disagio, non faccio niente per migliorare, anzi, faccio peggio: studio, passo mesi sui libri, ma poi non mi presento agli esami. E generalmente la decisione di non presentarmi la prendo il giorno prima o il giorno stesso dell'esame. Mi autoconvinco che sia una decisione presa razionalmente ma in realtà è dettata dall'ansia, dal fatto che questa non mi permette di essere lucida, di avere una buona proprietà di linguaggio e fare tutti i ragionamenti che mi vengono richiesti in sede d'esame. Risulto palesemente in ansia, ogni tanto balbetto e mi mangio le parole. Ho terrore di fare scena muta e quindi brutta figura. In realtà non sono neanche tanto sicura che il mio studio sia efficace. Sono diventata terribilmente lenta, il mio studio ha perso di qualità, spesso sono svogliata e non riesco a concentrarmi. Passo pomeriggi interi sui libri e a volte se leggo 10 pagine è anche troppo; mi distraggo continuamente, penso a tutte le cose di cui non sono contenta, al passato, al futuro che vorrei ma che vedo lontano e difficilmente realizzabile. Sono stanca, stanca della mia condizione di studente, stanca di rispondere alle domande di chi mi chiede della mia situazione universitaria, per quanto io cerchi di evitare. Penso agli altri, a chi alla mia età si sta piano piano costruendo un futuro e io sono ancora intrappolata all'università. Mi sento frustrata, demotivata e apatica, mi pare di non avere interesse per niente e in effetti è così. Mancano 2 esami alla laurea e non posso certo abbandonare, ma vedo tutto terribilmente in salita e non riesco a immaginarmi laureata. Specialmente negli ultimi anni sono lenta, ci metto mesi e mesi a preparare esami che richiederebbero meno tempo. Tutto ciò è terribilmente inappagante. Alla frustrazione per l'università si aggiunge quella per una vita sociale poco entusiasmante, anzi, quasi nulla, un po' per una situazione amicale poco felice, un po' perché io stessa, specialmente negli ultimi anni, ho teso a isolarmi.
Vorrei aggiungere un'ultima cosa, forse di scarsa importanza: mi rendo conto che in sede d'esame non riesco a dilungarmi molto nelle risposte, cerco sempre di essere sbrigativa, giusto il tanto di dire le cose giuste che mi facciano prendere un voto nella media. Non mi trovo a mio agio con i professori che fanno una domanda in generale e lasciano parlare liberamente il candidato, io preferisco essere interrotta e che mi si rivolgano anche più domande specifiche, il che è strano perché la maggior parte degli studenti con cui mi sono confrontata preferisce sempre poter esporre liberamente. Ora, questa forse è una sciocchezza, ma io la riconduco a una mia incapacità di stare al centro dell'attenzione per troppo tempo e a una conseguenza di un'ansia sociale che mi porto dietro da diverso tempo.
Tra qualche mese inizierò un lavoretto part time che mi permetterà di intraprendere un percorso di psicoterapia, ma vorrei, nel frattempo, qualche opinione su ciò che ho descritto, sperando non sia troppo confusionario.
Grazie