Come superare l'ansia paralizzante che mi impedisce di laurearmi?

Inviata da just_a_girl · 1 feb 2021

Ho 22 anni. Sono introversa, timida, calma e riflessiva di indole, lenta nel fare le cose. Anche questo mi dà problemi, ogni volta devo combattere il profondo senso di inadeguatezza che mi schiaccia, la consapevolezza di non essere mai brava, veloce e intelligente come praticamente tutti quelli che mi circondano/di cui mi circondo. Non so da cosa dipenda la mia lentezza, forse dalla pigrizia, forse da una reale incapacità di ragionare velocemente (e quindi scarse capacità cognitive?), forse dalla poca motivazione, forse dai problemi di concentrazione che mi trascino dalle elementari (mi distraggo con niente, ma dubito di soffrire di un reale disturbo dell'attenzione), o forse dal perfezionismo, che mi porta a non essere MAI soddisfatta di quello che faccio perché mediocre. Mi sono sempre mossa poco da casa, ho forse due amici, ma anche prima dell'emergenza covid la mia vita sociale era inesistente. Vivo in un piccolo paese, non ho la patente e non posso chiedere il passaggio ai miei genitori. Ma la casa è sia la mia comfort zone, dove l'ansia non mi raggiunge e sto bene, sia una finta bolla sicura in cui so di non poter vivere per sempre.
Alla vita in eremitaggio fanno eccezione le giornate passate tra i banchi dell'università, che ho amato fino all'ultimo. Il mio trampolino dell'indipendenza, la mia cura. Ho imparato a prendere autobus (sembra una sciocchezza ma non l'avevo mai fatto e ne ero terrorizzata all'inizio), stare attenta coincidenze, andare a mensa anche da sola, ordinare libri, muovermi da sola nella biblioteca (che amo).
Ma ogni volta che devo avere dei contatti diretti con estranei (siano essi professori, operatori telefonici, commessi del supermercato e chiunque altro) mi stringe lo stomaco, mi trema la voce, mi dimentico le parole, ed è come se mi concentrassi più sulla pessima figura che faccio in quel momento che su quello che dovrei dire. Così anche agli esami, a volte, vado così in panico da non riuscire a portare avanti un discorso, perché la concentrazione sfugge e l'ansia mi domina.
Frequento l'università, lingue (scelta non solo per reale interesse, ma anche per fronteggiare le mie paure e imparare ad essere più disinvolta nei contatti con gli altri), e molti esami sono stati incubi, a prescindere dalla loro difficoltà.
In alcuni l'ansia cominciava ad affliggermi giorni prima, compromettendo anche lo studio. Notti insonni, perdita di capelli. Non aiutava il fatto che mi riducessi agli ultimi giorni per studiare, perché se un esame mi spaventava particolarmente rimandavo lo studio finché potevo, come se secondo qualche logica contorta questo potesse aiutarmi a fronteggiarlo preparata.
Altre volte, pur iniziando a studiare con dovuto anticipo, non riuscivo a liberarmi del panico, del terrore di essere bocciata (mai successo, finora) e di deludere tutti. Bocciatura = fallimento personale = conferma di quanto sia incapace. Sbagliatissima equivalenza, lo so, ma parte di me sembra solo trovare ragioni per affondarmi.
Durante un esame ho avuto un vero attacco di panico, che ho confessato alla prof, e lei in maniera molto comprensiva mi ha permesso di tornare a posto, chiamare qualcun altro e poi tornare a interrogare me (a quel punto, mi ero calmata, e sono riuscita ad ottenere un 28). Me ne vergogno, un po', perché sono stata debole e non avrei voluto.
E dopo aver superato tutti gli esami in corso con un'ottima media che potrebbe facilmente portarmi al 110, arriva il fatidico momento della tesi, che vedo come ostacolo insuperabile da quando ho iniziato l'università. Rimandata fino all'ultimo, preferendo gli esami, passo mesi davanti ad articoli su articoli faticando ad assimilare nozioni, faticando a scrivere nonostante l'argomento mi piaccia e l'abbia scelto io (per quanto obiettivamente difficile). Mesi dove butto giù poche penose righe al giorno, mentre i miei colleghi si laureano brillantemente. Passo momenti di profondo sconforto, sospendo ogni contatto, non tocco social per non stare peggio. Momenti in cui vorrei buttare all'aria tutto, in cui mi manca la voglia di alzarmi dal letto e fare qualsiasi cosa. Poi mi riprendo, mi decido a rialzarmi, cerco di non mollare e arrivo tra stenti all'inizio dell'ultimo capitolo della tesi – che fa oltretutto pena, nonostante il tempo che mi sono presa, e sento di non aver dato il mio massimo. Nel frattempo mi impegno a fare passeggiate, tenermi attiva a livello fisico.
Salto una seduta di laurea sia perché ho paura, sia perché non riesco a finire in tempo. Ne vorrei saltare un'altra, ma so che starei solo scappando. La paura di affrontare la discussione mi paralizza, e mi tornano alla mente altri momenti così "cerimoniali" che ho vissuto in maniera traumatica: esame di terza media e esame di maturità. Nel primo sono scoppiata in lacrime, per portarlo avanti a singhiozzi (una prof, giorni prima, dopo una domanda a cui non avevo saputo dare risposta, aveva confessato di essersi pentita di avermi messo un voto così alto, perché non lo meritavo). Nel secondo ho avuto un attacco di panico, mi sono bloccata diverse volte e ho rischiato di mandare all'aria tutto (una prof, di fronte al mio panico durante esame, ha reagito dicendomi direttamente e davanti a tutti che "ero una stupida a fare così").
E adesso ho il terrore di laurearmi perché in fondo sento di non meritarlo. Di non potercela fare. Di non essere all'altezza. Mi sento in trappola perché, - non tanto paradossalmente - se rimando ancora confermo tutto.

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Miglior risposta 1 FEB 2021

Carissima, penso sia molto importante per Lei elaborare i vissuti negativi legati alle esperienze trascorse all'interno del contesto sociale. Queste condizionano la Sua vita e non Le consentono di sbloccarsi per raggiungere i Suoi obiettivi. Inoltre, sarebbe anche molto utile lavorare sull'immagine che ha di sé, per modificare quelle componenti di essa che Le causano tanta sofferenza e darsi modo di potersi realizzare individualmente e relazionalmente senza il timore dell'altro, che La spinge a trovare nella casa d'origine un rifugio. Ma come Lei stessa ha riportato, anche se con parole diverse, é illusorio e non funzionale a sé stessa. Valuti di intraprendere un percorso psicologico per orientarsi efficacemente alla Sua realizzazione, superando il malessere, che riporta in modo adeguato.
Le auguro tanta buona fortuna e serenità.
Dr.ssa Amanda D'Ambra.

Dr.ssa Amanda D'Ambra Psicologo a Torino

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15 NOV 2022

Buon pomeriggio,
ho letto con attenzione la sua domanda che, oltre a porre diversi quesiti, appare essere quasi uno sfogo per una situazione che comprensibilmente, sta diventano per lei sempre più pesante.
Per prima cosa vorrei portarla a riflettere su fatto che, avere consapevolezza di un eventuale disagio, è già testimonianza di un'ottima coscienza di se e dei propri limiti.
Secondo la mia visione , dovrebbe imparare a focalizzarsi sulle opportunità, risorse e potenzialità piuttosto che sulle sue mancanze e su i suoi insuccessi (che sono comuni a tutti!) permettendo a se stessa di incrementare le energie, di costruire una positiva immagine della sua persona e di individuare i margini di miglioramento e cambiamento.
Sono sicura che con l'aiuto di un professionista, non avrà difficoltà a raggiungere l'obiettivo.
In bocca al lupo!

Federica Gatto Psicologo a Milano

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